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Montefusco – Il giovane Said incontra la Commissione: espulsione o ritorno a casa?

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In giornata Said Sahir si troverà di fronte alla Commissione territoriale per discutere della propria posizione.

 

La vita del 26enne marocchino cambia più di un mese fa quando il giovane, residente a Montefusco, decide di denunciare la propria condizione di irregolare venendo immediatamente trasferito presso il Cie di Bari. Stanco della sua situazione di extracomunitario senza diritti, Said ha trovato il coraggio di autodenunciare la sua condizione di clandestinità. La sua volontà, espressa anche attraverso vari colloqui telefonici con la famiglia e con gli amici, è sempre stata quella di rientrare a far parte della comunità in cui è perfettamente integrato.

 

Abbiamo intervistato l’avvocato che ha preso in carico il caso di Said, Maria Stefania Brandi:
“Said è giunto nel CIE di Bari – ha dichiarato la Brandi – in seguito al suo stesso avviso alla Questura sullo stato di irregolarità, e pertanto per gli agenti procedenti disporre l’ espulsione e il trattenimento presso il CIE, è stato atto dovuto, avendo con il suo gesto espresso indirettamente la volontà di essere rimpatriato.
Forse il gesto voleva essere una disperata richiesta di attenzione: giunto infatti al centro di espulsione mi ha chiesto di aiutarlo a rimanere in Italia, avendo realizzato quanto fosse impaurito da un effettivo rimpatrio e dalla paura di vivere lontano dalla propria famiglia con cui ha sempre vissuto e dai luoghi in cui si è formato e si è perfettamente integrato”.

L’ art. 8 della Convenzione Europea dei diritti dell’ uomo esige che l’ allontanamento di uno straniero dallo Stato, ove incida sulla sua sfera familiare, sia preceduto e subordinato a una operazione di bilanciamento tra due contrapposte esigenze pubbliche e private. Questi casi possono anche essere valutati dalla Commissione Territoriale per la protezione internazionale, Ente che si occupa prevalentemente della tutela dei casi gravi e drammatici relativi ai richiedenti protezione in quanto rifugiati, o che non possono tornare nel proprio paese per timore di andare incontro ai vari tipi di persecuzione o grave danno in caso di rientro”.

 

Nel caso di Said – ha continuato – come già avvenuto in tanti casi similari, la speranza è che la Commissione Territoriale riconosca nel suo percorso di vita e nei suoi timori la sussistenza di gravi motivi di carattere umanitario, essendo giunto in Italia minorenne e tutelando in questo l’ unità familiare in ragione anche della durata della permanenza e della assenza di precedenti penali o anche semplicemente di polizia, dell’ assenza nel proprio paese di altri legami familiari e affettivi nonchè nella scarsa possibilità di reintegrarsi lavorativamente e socialmente proprio per la formazione oramai occidentale, ravvedendo perciò nel caso specifico l’ esigenza di protezione umanitaria.

 

Spero che Said – ha concluso l’avvocato Brandi – sia bravo ad arrivare al cuore di queste persone e trasmetta tutto il suo desiderio di rimanere in Italia. Non avendo una sua famiglia con moglie e figli non è un caso di facile soluzione ma sono fiduciosa”.

 

La comunità montefuscana ed i giovani del Forum Giovanile, di cui Said è parte attiva da anni, hanno dimostrato la propria vicinanza al giovane marocchino con una raccolta firme che ha coinvolto centinaia di residenti del piccolo borgo irpino mentre il suo nucleo familiare ha convintamente espresso il proprio desiderio di riaccoglierlo.

 

Ci sono tutti i presupposti affinchè questa storia di integrazione oltre che di disagio possa avere un lieto fine soprattutto per lui, per Said, che ha guardato negli occhi un crocevia della propria esistenza, in bilico tra due mondi, con la speranza di potersi sentire finalmente come i suoi coetanei, con gli stessi diritti e con la possibilità di ricercare la propria strada e la propria felicità.

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