Montaguto – Frana: dopo Bertolaso, arriva Nichi Vendola

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Dopo cinque anni di silenzio, riflettori puntati sulla frana di Montaguto. Finalmente. Perché nonostante si stia parlando della frana attiva più importante d’Europa, ciò che finora è stato fatto è davvero poco rispetto alla reale portata del problema. Ma qualcosa ora si muove. E non parliamo certo della frana – non solo almeno – ma di tutti coloro che finalmente hanno rivolto lo sguardo alla Valle del Cervaro, prima avvolta da fango e silenzio, ora in prima pagina ‘grazie’ o ‘a causa’ dei disagi di Trenitalia denunciati da migliaia di viaggiatori. Ma i trasporti rappresentano solo una conseguenza del chiaro quadro fornito alla nazione: Montaguto ha rilanciato infatti l’idea di un’Italia di serie B. Ma una inversione di tendenza potrebbe esserci grazie anche alla mobilitazione partita non solo dalla Campania ma dalla Puglia.
Ieri a Montaguto era atteso anche Nichi Vendola. Ma il governatore ha preferito non interferire con l’arrivo di Bertolaso e visiterà la frana domani mattina alle 10.30, accompagnato da Fabiano Amati, assessore ai Lavori pubblici.
Intanto, lunedì è atteso ancora una volta Guido Bertolaso; un arrivo che, salvo imprevisti, dovrebbe coincidere con l’inizio della cantierizzazione. Il capo della Protezione Civile infatti non vuole perder tempo e dopo il sopralluogo ha lanciato quella che appare una vera e propria sfida: rimuovere in 40 giorni una lingua di fango e detriti che si estende per oltre 3 chilometri e 600 metri.
“Monteremo le torri con i fari, lavoreremo giorno e notte su tre turni. Entro la fine di maggio probabilmente riusciremo a liberare la ferrovia. Poi ci concentreremo sulla strada studiando con ogni probabilità un’alternativa”.
La frana secondo Bertolaso è “difficile” in considerazione del suo continuo movimento.
“Dobbiamo liberarci dalla cascata di acqua che viene giù dal laghetto e bisogna evitare di agire con le modalità della tela di Penelope: portare via duemila metri cubi di fango il giorno e ritrovarsene tremila la notte. Dobbiamo potenziare il lavoro, l’apporto qualificato dei militari sarà importante, non ci mancano i supertecnici”. L’unica incognita delle ultime ore resta quella dell’ammontare dei fondi necessari per mettere in sicurezza l’area e ripristinare la normalità. Ma Bertolaso ha già assicurato che “non si tratta di un problema di soldi”.

Il prospetto della frana – Il vallone Fiego ormai non esiste più, cancellato dalle mappe catastali da milioni di metri cubi di terra franosa. La parte più alta del vallone, a 850 metri, è in contrada Sorgenti-Pannizza, dove si è formato il laghetto dal quale ha inizio l’apparato della frana.
Raggiungere l’estremità superiore dello smottamento è da coraggiosi: le strade che ne consentivano l’accesso sono andate completamente distrutte. A pochi metri dalla strada statale la ferrovia, bloccata dall’11 marzo, più in là il Cervaro, un torrente che spesso esonda e peggio ancora se la frana lo raggiunge potrebbe svilupparsi un effetto tappo che darebbe vita ad un nuovo lago. Mario De Biase, commissario all’emergenza frane in Campania, ha spiegato più volte che il lago è alimentato da sette-otto sorgenti, è profondo sette metri, ha un diametro di 85 metri e contiene più di 20mila metri cubi di acqua. Le sorgenti sono state attive in modo quasi preoccupante: l’acqua del lago, insieme alle acque piovane penetra in profondità fino allo strato di argilla che fa da cuscinetto e protezione.
Lo smottamento della montagna che si è incanalato nel vallone Fiego è dovuto all’effetto saponetta dell’argilla. C’è un’altra causa poi che determina il rigonfiamento del movimento franoso: il lago si trova in una fossa a 850 metri e si è incuneato nella montagna le cui pareti di calcare e argilla si sgretolano a causa della pioggia finendo con l’alimentare il sistema franoso.
Le sponde della frana non si vedono. Il percorso dello smottamento fa due curve, la sua sagoma è stata individuata, segue esattamente le sponde del canalone Fiego, e dopo tre chilometri e mezzo si placa nella valle.

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