Mondial Group, l’ennesimo red carpet dei politici.

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La vicenda della Mondial Group a Montemiletto dimostra plasticamente che la congiuntura economica negativa è ben lontana dall’essere un ricordo, sconfessando quanti – a partire dal Governo nazionale – sostengono che la crisi è ormai alle spalle.

L’ultima settimana di lotta degli operai della Mondial ha scosso una coscienza locale indolente e congelata dall’assenza di una politica economica responsabile.

Nel corso delle ultime 48 ore hanno protestato davanti alla fabbrica giorno e notte, bloccato la Variante, organizzato cortei, manifestato in Prefettura.

Immutato lo scenario finale: dal 19 agosto, da quando l’azienda ha avviato le procedure di mobilità, i quasi 80 dipendenti della Mondial stanno vivendo un vero e proprio dramma che ad oggi non ha ancora trovato soluzione.

L’azienda è reduce da un piano di ristrutturazione di due anni, con la concentrazione della produzione su di un unico piano, al fine di riorganizzare ed efficientare l’attività dello stabilimento.

Due anni nel corso dei quali, questo è vero, i livello produttivi si erano significativamente ridotti.

In questo periodo, però, la posizione dei lavoratori era stata garantita attraverso la cassa integrazione straordinaria cui è seguita quella ordinaria che è terminata però a metà agosto.

Da allora, fine della corsa.

Per i dipendenti della Mondial Group è stato come essere notificati di un ordine di carcerazione. Perché perdi un diritto. Quello di lavorare.

Una vicenda purtroppo analoga a tante altre in giro per l’Italia, da Termini Imerese a Porto Torres e fino in Irpinia.

I lavoratori hanno già da tempo cominciato a fare i conti con una realtà contraria. Ed è proprio per questa ragione che farebbero volentieri a meno di vedere la faccia dei politici, di tutti quelli che hanno fatto e faranno passerella, stretto mani e dispensato abbracci.

Non è una questione di colori, di partiti e di incarichi, c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Oscar e gli altri operai della Mondial sono abituati a parlare con le persone, a valutarle per quello che fanno e non per ciò che dicono.

Non vorremmo che si riproponesse lo schema secondo cui all’inizio si è tutti particolarmente affezionati alla vertenza per poi sparire. Non vorremmo che la patata bollente tornasse poi indietro dopo essere stata maneggiata da tante persone inconcludenti.

Ben venga il decisionismo di alcune parti del sindacato, ben venga l’attività di qualche parlamentare che seriamente tradurrà gli impegni presi in reali azioni utili alla causa e risposte concrete, in queste giornate di ridondanti promesse.

Non ce l’abbiamo con nessuno ma non vorremmo poi scrivere della “… politica che non ha voluto fare niente”. Perchè alla rabbia che oggi pervade lo spirito dei dipendenti della Mondial subentrerà la rassegnazione, uno scenario che si autoalimenta tra le passerelle e l’inerzia di chi governa con superficialità il nostro territorio, tra chi parla con queste persone non provando a dare loro una alternativa.

Occorre rispetto e silenzio.

 

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