“Domenico Manzo è stato ucciso. Un omicidio pianificato, la sera dell’8 gennaio del 2021 non uscì di casa solo per fumare una sigaretta, ma perché aveva un appuntamento con qualcuno che conosceva, di cui si fidava. E’ finito nella trappola, impossibile che gli sia stato teso un agguato all’improvviso”.
Ed ancora. “Quella sera c’è sicuramente qualcuno che ha visto Mimì Manzo, ha visto qualcosa di interessante e che potrebbe sapere, dunque, qualcosa sulla sua scomparsa. Si faccia avanti, può parlare con me, io garantisco l’anonimato. Poi sarò io a riferire all’autorità giudiziaria”.
Sergio D’Amore, investigatore privato di Avellino, lancia l’ennesimo appello: l’auspicio è che si possa risolvere il giallo del 69enne di Prata Principato Ultra che, da quella notte di gennaio di oltre un anno fa, non ha fatto più ritorno a casa, gettando nello sconforto figli e familiari.
D’Amore è stato colui il quale ha scoperto che Manzo aveva aperto, qualche tempo prima della sua scomparsa, una cartolibreria a Montefalcione, facendo da prestanome.
Un fatto ritenuto da tutti molto importante e che potrebbe portare alla verità. Manzo, infatti, potrebbe essere stato ucciso per una questione di debiti. Un omicidio pianificato, con il suo corpo portato chissà dove, probabilmente fuori provincia.
Sergio D’Amore, per conto dei due figli di Domenico Manzo ha approfondito quello che è un vero e proprio giallo. Poco meno di un mese fa, tramite l’avvocato Federica Renna, ha consegnato un corposo dossier al Pubblico Ministero che segue le indagini.