Milano/Cervinara – La nostra abitudine ad essere invasi, umiliati, traditi. L’abitudine genera rassegnazione. La rassegnazione genera apatia. L’apatia genera inerzia. L’inerzia genera indifferenza, ed oltre a impedire il giudizio morale, l’indifferenza soffoca l’istinto di autodifesa, cioè l’istinto che induce a battersi. Comincia con questa frase di Oriana Fallaci il ‘grido di dolore’ che alcuni giovani di Cervinara, emigrati nel capoluogo Lombardo, lanciano attraverso una lettera alla stampa irpina preoccupati del destino del loro paese d’origine. “Se le elezioni, come è purtroppo successo in larga misura negli ultimi anni, sono degradate a una specie di gioco di società, se in apparenza, ma soprattutto anche in sostanza, esse sono malamente ridotte a un mezzo per fare carriera, i cittadini farebbero forse meglio a non partecipare a questo gioco piuttosto disgustoso. Ma le elezioni sono tutt’altra cosa, o meglio dovrebbero essere tutt’altra cosa: le elezioni permettono ai cittadini di decidere del futuro orientamento del Paese…Cervinara – si legge nella missiva – è in declino rapido, è un paese al crepuscolo: non ci basiamo solo sulle nostre impressioni del presente, ma sugli indicatori che, giorno dopo giorno, ci segnalano il futuro del paese. E questi indicatori mettono tristezza…Noi giovani di Cervinara emigrati a Milano in cerca di fortuna siamo profondamente amareggiati da questi piccoli politici Cervinaresi che cercano di sedersi sulla poltrona di primo cittadino senza un pizzico di impegno sociale. Sarebbe ora di cominciare a mettere in campo il massimo impegno per risolvere i problemi del paese abbandonando personalismi che finiscono per disgregare ogni cosa. Noi Cervinaresi/ Milanesi Non vogliamo rassegnarci, sentiamo il diritto e il dovere di fare la nostra parte, mentre si avvicinano le elezioni. Vogliamo la rinascita di Cervinara…Su di noi grava il compito di fermare il declino e di invertire la rotta. Insieme alla forza per la ripresa dobbiamo ritrovare la gioia della solidarietà e l’impegno della verità. Ma dobbiamo anche ritrovare dentro di noi, e coltivarla come un valore, l’umiltà. L’umiltà di non crederci infallibili, l’umiltà di non nascondere i nostri difetti e le nostre mancanze, l’umiltà di dire con chiarezza quello che sappiamo e possiamo fare. Ci sono ancora grandi risorse per reagire, speriamo che il tempo dell’illusionismo sia finito”.
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