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Metro leggera: dal rup alla gestione, manca tutto. E i bus restano in deposito

L’infrastruttura non è stata completata, di futura gestione neanche a parlarne e ora manca anche il responsabile unico del procedimento. Il futuro della metropolitana leggero è sempre più cupo. Mentre entra prepotentemente in campagna elettorale, diventando argomento di propaganda anche per le comunali del 2018 (come ad ogni tornata), i lavori di completamento della metro leggera rischiano di fermarsi.

Questa volta non è un problema di fondi a tenere sulle spine l’eterna incompiuta, ma è una questione di carattere organizzativo a piazza del Popolo. Il funzionario finora incaricato come responsabile unico del procedimento è andato in pensione, ma il suo successore indicato dal segretario generale ha gentilmente rifiutato. In realtà lo avrebbe fatto a nomina avvenuta e senza essere stato prima consultato. Le motivazioni dietro al suo rifiuto, che comportano anche la perdita di un incentivo economico legato alla funzione di r.u.p., sarebbero da ricercare nella necessità di dare priorità alle altre opere cittadine in cui è coinvolto. Da qui la volontà di rifiutare un ulteriore incarico (e perdere un incentivo economico).

Il vero ostacolo, però, sul percorso della metropolitana leggera e sulla sua entrata in funzione è legato alla gestione della stessa. Il nuovo sistema di trasporti a basso impatto ambientale avrà un costo di gestione pari a quasi il doppio di quello attuale, che vede gli autobus  girare in città. Un problema, questo, che non è mai stato affrontato con convinzione tra Comune e Cti-Ati. Insomma non si è mai andato oltre ai pourparler  che si sono avuti in questi anni.

Tutti confronti, però, in cui l’Air, proprietaria di Cti-Ati, ha sempre sottolineato i costi maggiori per la gestione della metro leggera. Che tradotto vuol dire: se non aumenta il contributo regionale erogato per il trasporto pubblico in città,  l’Air non prenderà in gestione la metro leggera. Nel frattempo, gli undici bus acquistati anni fa e costati 6,5 milioni di euro, restano fermi in deposito e con assicurazione pagata ogni anno (circa 14 mila e 500 euro per tenerli parcheggiati).

Un vero e proprio intoppo, insomma, quello sul futuro della metropolitana leggera. Ben più grande dei lavori ancora da terminare o della nomina di un r.u.p. (risolvibile in pochi giorni). Il problema sulla sua gestione, infatti, dovrà portare, prima o poi, il Comune e la Cti-Ati a sedersi attorno a un tavolo, pianificare il funzionamento della metro, tra orari e numero di corse, definire cosa fare degli attuali autobus, per poi andare a discutere con la Regione sul contributo economico da erogare al trasporto pubblico di Avellino.

Argomento, insomma, abbastanza delicato se si pensa che, dalle prime stime, il costo al chilometro della metro leggera dovrebbe doppiare il contributo attualmente erogato dalla Regione. Un argomento, quindi, che diventa difficile da poter ridurre a uno slogan da campagna elettorale, perchè servirà ben altro per poter fare entrare in funzione una metro costata 24 milioni di euro e che, giocoforza, dovrà cominciare a girare per le strade di Avellino, se non si vorrà costringere il Comune a restituire i finanziamenti ottenuti sia dalla Regione che dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.

 

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