Mense nelle scuole, appalto da 2 milioni di euro e pasti al massimo ribasso

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Marco Imbimbo – Il bando è stato pubblicato e a Piazza del Popolo si preparano ad affrontare uno degli appalti più importanti e delicati, quello della refezione scolastica ovvero il servizio mensa nelle scuole dell’infanzia, primarie e asilo nido. Purtroppo, però, anche in questo caso si farà uso di uno strumento previsto dalla legge, il massimo ribasso, ma che forse si sarebbe potuto evitare.

Un appalto che si rinnova ogni tre anni e andrà in scadenza a luglio con l’attuale gestore. L’importo previsto come base d’asta è 1912704,52 euro più iva. Quasi due milioni di euro, insomma, per le stagioni scolastiche 2018-19, 2019-20, 2020-21. Il tutto suddiviso tra scuole dell’infanzia e primarie, per un importo di circa 1 milione e 850 mila euro più iva, e asilo nido per circa 65 mila euro. In totale sono 565.000 i pasti da distribuire nel triennio nelle scuole elementari, materne e medie, mentre sono 19.425 quelli previsti per l’asilo nido.

La valutazione delle offerte pervenute avverrà secondo due criteri, uno qualitativo e l’altro quantitativo, ovvero la tipologia di pasti che si intende somministrare e il prezzo richiesto, partendo da una base di 3,27 euro più iva a pasto. Il criterio di selezione sarà quello della “offerta economicamente più vantaggiosa” attribuendo un massimo di 70 punti alla valutazione qualitativa e massimo 30 a quella quantitativa.

Quest’ultima, però, rischia di diventare quella determinante nonostante un peso specifico più basso e, di conseguenza, si rischia di somministrare i pasti al massimo ribasso agli alunni delle scuole. Dei 70 punti previsti per la valutazione qualitativa della ditta, 35 riguardano la sua organizzazione, compreso il piano di aggiornamento del personale. Essendo un bando rivolto ad imprese importanti, data l’entità dell’appalto, e che già operano da almeno 3 anni in servizi simili, tutte le ditte partecipanti saranno in possesso dei requisiti per ottenere i 35 punti, se no tutti almeno buona parte.

Diverso sarà per la qualità degli alimenti proposti. Si prevedono premialità per chi utilizzerà prodotti biologici, Igp, Dop, o provenienti dalla provincia di Avellino, ma non si tratta di una conditio sine qua non, almeno non del tutto. Per i prodotti biologici verrà assegnato un punteggio massimo di 15 punti in base alla percentuale di alimenti presente nel menù, partendo da un minimo del 40%. Percentuale minima che scende al 20% per alimenti Igp e Dop e può garantire 10 punti se si raggiunge il 100%. Per i prodotti provenienti dall’Irpinia, invece, non c’è nessun minimo da rispettare, ma solo un massimo di 10 punti da poter ottenere (2 per ogni prodotto irpino a menù).

Determinante, invece, rischia di diventare la questione economica e quindi con pasti assegnati al massimo ribasso. In questo caso, infatti, verranno attribuiti i 30 punti massimo previsti alla ditta che avrà presentato la percentuale di ribasso maggiore, mentre a tutte le altre offerte pervenute si vedranno attribuire un punteggio calcolato in base a quella percentuale massima pervenuta. Per intenderci, se per assurdo la percentuale più alta di ribasso pervenuta fosse del 50%, chi ne presenta una del 20% si ritroverà con 12 punti. Laddove invece la percentuale massima fosse, sempre per esempio, del 25%, il punteggio attribuito (sempre per un ribasso del 20%) sarebbe di 24 punti.

Insomma, mentre la valutazione qualitativa del prodotto seguirà una tabella di assegnazione punti rigida e prestabilita, quella per l’offerta più vantaggiosa verrà calcolata  a seconda dei ribassi presentati e, quello maggiore (soprattutto se importante), potrà giocare un ruolo decisivo e, magari avere la meglio anche di offerte migliori da un punto di vista della qualità dei pasti da somministrare agli alunni.

Chiaramente è prevista una verifica per le offerte cosiddette anomale, cioè con ribassi eccessivi, ma rischia di diventare una posizione soggettiva della commissione che giudicherà le offerte, laddove invece sarebbe stato preferibile, trattandosi di mensa scolastica, fissare un tetto massimo di ribasso con punteggi predefiniti, e incrementare i punti per prodotti biologici, Igp e Dop, dando loro più voce in capitolo.

 

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