Avellino – La tragedia che si è consumata nel tardo pomeriggio di giovedì in un cantiere a Sturno dove ha perso la vita Michele Novello, un operaio 43enne di Frigento, fa tornare alla ribalta della cronaca la problematica della sicurezza sui posti di lavoro. Dall’inizio del 2005 ad oggi, in Irpinia salgono a tre le morti bianche che si sono verificate nei cantieri edili. Era il 16 maggio quando Franco Leone un operaio 44enne di Ariano trovò la morte in un cantiere a Montaguto. L’operaio era alla guida di un rullo, intento al rifacimento del manto stradale in Via Calabrese, quando all’improvviso il mezzo si è ribaltato finendo in un dirupo. Il 44enne tentò di lanciarsi dal mezzo ormai diventato incontrollabile ma non ci riuscì e rimase schiacciato trovando così la morte. A distanza di tre mesi circa, era il 9 agosto, a Salza Irpinia la secondo morte bianca: a perdere la vita Gino Clora 42enne di Volturara Irpina: era intento a ripulire la vasca, a forma di imbuto, presente nella Cava di Macchia di Merole, nella quale dovevano essere scaricate pietre e inerti calcarei quando improvvisamente l’uomo è stato completamento sepolto dagli inerti trovando la morte. Ieri l’ennesima tragedia. La terza morte bianca che ha posto fine all’esistenza di Michele Noviello. Dura la denuncia del Sindacato. Mario Melchionna della Cisl, dichiara: “Non si può e rimane inaccettabile, per la dignità stessa della persona e del lavoro, morire in un cantiere. La morte di Michele Noviello, richiama da un lato le coscienze e dall’altro una maggiore incisività e senza sconti per nessuno del nostro e dell’altrui impegno perché il lavoro non diventi strumento a servizio di un mero meccanismo economico”. Melchionna ribadisce l’importanza della prevenzione e del controllo della sicurezza nei cantieri ponendo l’accento in particolare sulle responsabilità dei coordinatori della sicurezza e sui responsabili di cantieri. “Purtroppo – denuncia il Sindacato – la politica di controllo rimane insufficiente in quanto a monte continua a vigere un sistema di aggiudicazione degli appalti basato sul massimo ribasso offerto. Inevitabilmente, e la nostra esperienza lo insegna, sono proprio una giusta retribuzione e la sicurezza, i primi diritti del lavoratore ad essere negati”. (di Emiliana Bolino)