Dallo studio di Canale 58, intervistata dal direttore Gianni Raviele, l’europarlamentare Erminia Mazzoni interviene sulle misure del decreto di revisione delle spesa e sul riordino delle province.. “È inutile litigare. Adesso tocca all’ufficio di raccordo regione enti locali fare la proposta. Che Benevento e Avellino si dividano sulla legittima questione del capoluogo è una iattura. Se le cose non dovessero cambiare, all’esito del riordino, sia l’una che l’altra potrebbero ricorrere. Il decreto che prevede i tagli e il successivo provvedimento sui criteri contengono evidenti approssimazioni, che aprono la porta a futuri e onerosi conflitti. Ora l’unica cosa è fare fronte comune contro l’art. 17.” ha dichiarato l’On. Mazzoni sulla questione apertasi per la determinazione del comune capoluogo nel caso di accorpamento tra la Provincia di Benevento e quella di Avellino. “Fortunatamente il governo, anche se dopo aver “decretato”, si interroga sulle conseguenze e sembra intenzionato a proporre una proroga di 90 giorni, per dar tempo di procedere ai sensibili cambiamenti che l’accorpamento di oltre il 50% delle province produrrà. Non so se sia di retroguardia la protesta tesa a far capire al governo che i tagli non sono risparmi nè tanto meno economie. Non so se sia campanilistico sostenere che sopprimere province come Benevento in Campania, Crotone e Vibo in Calabria o la Bat in Puglia sia sbagliato. So di certo che il decreto di revisione della spesa prevede misure, delle quali neanche il Ministro Giarda riconosce la paternità, ma soprattutto prevede non tagli ma vere e proprie lacerazioni. Da nessuna parte però si trova una analisi finanziaria e di bilancio che dia certezza dei numeri che si annunciano.”, ha aggiunto l’On. Mazzoni, sostenendo che una manovra non si fa senza mettere i numeri sul tavolo. “La soppressione delle piccole province non è la soluzione per ridurre gli sprechi e per produrre efficienza. Sono altri i centri di spesa da aggredire. Il Governo Monti colpisce gli effetti. Se non si opera sulle cause, si continueranno a fare operazioni di facciata. È la legge elettorale il punto di partenza, perché l’inefficienza del sistema è stata prodotta dalla classe dirigente. Non accetto l’arroccamento sulle prerogative parlamentari che impedirebbero al governo di intervenire nella materia elettorale. Questo è un Parlamento totalmente delegittimato e indebolito. La mia convinzione è, al contrario, che è difficile sperare che esso possa approvare una modifica efficace della legge in queste precarie condizioni di sopravvivenza.”
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