Maxi piantagione di droga a Montemiletto: arriva la condanna per i due imputati

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Maxi piantagione di canapa nelle campagne di Montemiletto, arriva la condanna nel processo con il rito abbreviato per i due “coltivatori” che dai Monti Lattari avevano deciso di avviare la loro “attivita’” criminosa in Irpinia. Non facendo i conti pero’ con i controlli messi in campo dai Carabinieri del Comando Provinciale di Avellino. Il Gup del Tribunale di Avellino Paolo Cassano ha inflitto una condanna a tre anni di reclusione nei confronti dei due imputati, G. M, di Vico Equense, e M. R. A, di Gragnano, entrambi 20enni, già noti e ritenuti vicini agli ambienti del clan Di Martino di Gragnano , il primo legato da parentela  proprio allo storico capoclan della zona, Leonardo Di Martino (non gli viene contestata però l’aggravante mafiosa dell’articolo 7 in questo procedimento) , difesi dal penalista Antonio De Martino. La Procura aveva invocato una condanna a quattro anni e mezzo di reclusione. Ora si attendono le motivazioni della sentenza. I due sono sottoposti agli arresti domiciliari, dopo che i magistrati della Dodicesima Sezione del Tribunale della Libertà di Napoli,  hanno concesso la  misura meno afflittiva degli arresti domiciliari. Entrambi erano stati raggiunti da una misura cautelare firmata dal Gip del Tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone su richiesta della Procura. Entrambi erano stati bloccati al termine di un blitz dell’Arma nell’autunno scorso .  Quello eseguito dai militari del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Mirabella Eclano e quelli della Stazione di Montemiletto, con il prezioso e risolutivo ausilio di personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Puglia”, del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano e del Nucleo Cinofili di Sarno avevano eseguito una mirata operazione antidroga, che ha portato alla scoperta di un’imponente coltivazione di piante di canapa indiana nell’agro di Montemiletto e, al contempo, all’arresto dei due pregiudicati che stavano già adoperandosi per la raccolta e l’essicazione delle infiorescenze.Individuato il sito sospetto oltre trenta militari hanno fatto irruzione all’interno di un casolare ubicato in località periferica, dove i due arrestati avevano creato una fiorente piantagione di canapa indiana, meticolosamente irrigata attraverso un articolato sistema “a goccia”. Il processo produttivo prevedeva poi una seconda fase, in cui le infiorescenze, dopo essere state raccolte, venivano trasportate in alcuni locali dello stesso stabile, appositamente attrezzati, per favorire una veloce essiccazione. Le indagini della Procura di Avellino e dei Carabinieri avevano portato allo sviluppo investigativo.