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Maurizio Petracca, la politica è credibile se ragiona con la gente.

maurizio petracca

maurizio petracca

Siamo alle battute conclusive della campagna elettorale. L’Udc incontrerà la città di Avellino nel corso di una manifestazione elettorale in programma per giovedì, 28 maggio, con inizio alle ore 19 presso il Viva Hotel.

Maurizio Petracca, candidato capolista per l’Unione di Centro della circoscrizione irpina, prosegue il suo viaggio elettorale toccando le principali aree della provincia di Avellino in un tour che lui stesso definisce di contatto, di prossimità. E’ una modalità che per il segretario provinciale è la più efficace se si vuol provare a fare del confronto e del dialogo la linea guida di una campagna elettorale.

Allora, Petracca, che sensazioni ha dalla sua campagna elettorale?

«Estremamente positive. In contraddizione con quanto si dice, la gente, se sollecitata sulle questioni e sulle proposte, risponde con partecipazione ed entusiasmo. Non che avessi bisogno di conferme, ma l’Irpinia si è rivelata in questi giorni una terra capace di grande passione politica. Le persone sono abituate all’ascolto e al confronto. Insomma, la disaffezione verso la politica qui da noi non tocca punte patologiche come accade altrove. E’ la conferma della presenza di una classe dirigente attenta, che ha fatto la storia del nostro Paese e della nostra provincia, una classe dirigente che appartiene all’Udc che oggi esprime il meglio della politica, l’affidabilità e la credibilità della politica, la capacità di pensiero e di ragionamento».

Eppure la campagna elettorale è stata condizionata dalla vostra scelta di sostenere De Luca di fatto abbandonando il campo politico di Caldoro. Che risponde a chi vi accusa di trasformismo?

«E’ un’accusa ridicola. Noi non siamo mai stati di centrodestra e oggi non siamo di centrosinistra. Cinque anni fa abbiamo dato vita ad un’intesa programmatica con Caldoro. Abbiamo fatto un punto di verifica e Caldoro non è riuscito a darci le garanzie necessarie per proseguire e confermare un’intesa che non poteva essere di mera continuità rispetto al passato, ma di rilancio. La coalizione che oggi sostiene Caldoro è un insieme di contraddizioni e di personalismi. Noi non potevamo rimanere. Non si può stringere e confermare un ‘intesa con chi briga la notte per farti fuori politicamente. Non era accettabile e non c’era più la praticabilità politica, l’agibilità per stare ancora insieme».

Diverso il discorso con De Luca?

«Con De Luca ci siamo ritrovati subito. C’è stata subito sintonia su pochi ma qualificanti punti programmatici. E’ un uomo concreto e pragmatico. Lui stesso ad Avellino, in occasione dell’apertura della sua campagna elettorale, ha ribadito i punti dell’intesa. E li ha elencati per quelli che sono. Senza ambiguità e senza interpretazioni di sorta, ma per quello che sono: punti programmatici a tutela delle aree interne, dell’Irpinia in particolare, ma anche questioni nodali da cui dipende il buon funzionamento dell’istituzione regionale».

Nei vostri incontri più volte avete battuto su questo punto: la necessità di riformare l’ente Regione. Può spiegare meglio questo punto?

«La Regione ha perso nel tempo il suo ruolo specifico, quello di ente di programmazione per diventare centro di gestione. Il punto vero è la burocrazia che è diventata con gli anni pletorica, pesante, ingessata. Di fatto la Regione non è al fianco del sistema delle autonomie, ma ne è un antagonista. Rappresenta un ostacolo. Questo incancrenimento istituzionale va a nostro avviso rimosso. E lo si può fare attraverso un significativo trasferimento dei poteri ai Comuni, privilegiando le forme associate dei Comuni, come le nuove normative prevedono e come scritto, tra l’altro, nel nostro Ptcp. E’ questa l’occasione di svolta per fare della Regione un’istituzione realmente al servizio del territorio».

E De Luca è l’uomo giusto per questa sorta di rivoluzione copernicana in Regione?

«De Luca può risultare simpatico o meno, ma è indubbio che sia stato capace, laddove ha avuto la possibilità di amministrare, di apportare cambiamenti significativi. E’ vero, la Regione non è la città di Salerno e amministrare una Regione è cosa diversa che guidare un Comune. Ma è anche vero che a cambiare deve essere l’approccio, la modalità di aggressione dei problemi. Credo che i cittadini campani guardino a lui proprio perché si aspettano una guida salda, senza tentennamenti e balbettii».

L’intesa con De Luca aprirà scenari nuovi anche in Irpinia? In soldoni, ci sarà una collaborazione sempre più stretta con il Pd anche negli enti sovracomunali della provincia di Avellino?

«Su questo come Udc siamo avanti da tempo. Perché è da un paio d’anni che andiamo affermando la necessità di superare gli steccati di partito nella gestione degli enti di servizio, quelli non elettivi. Abbiamo provato a farlo anche in quelle realtà istituzionali dove avevamo la maggioranza nelle assemblee. La collaborazione è fondamentale soprattutto sul terreno dell’organizzazione dei servizi. In alcuni casi siamo riusciti a farlo con risultati che mi sembrano siano in linea con le esigenze dei cittadini e nell’assoluto interesse del nostro territorio».

Che risultato si aspetta dalle urne?

«Noi ce l’abbiamo messa tutta e, giorno dopo giorno, abbiamo registrato un’attenzione crescente rispetto alla nostra posizione. Non è stato facile contrastare il fuoco di fila delle polemiche che hanno avuto come obiettivo sempre e solo il presidente De Mita che è stato il vero protagonista di questa campagna elettorale. Siamo stati oggetto di polemiche, di accuse, di veleni. Dopo l’attrito iniziale, siamo riusciti ad emergere con la nostra posizione, provando a fare un ragionamento con l’Irpinia basato sulle proposte. Ci siamo riusciti. E questa è già una vittoria importante per noi. Poi saranno le urne a dirlo. Per ora posso dire che siamo ottimisti e che abbiamo posto le condizioni per ottenere un risultato importante».

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Messaggio Elettorale – Mandatario Antonio Savino

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