Marco Grasso – Due prove scritte, non più tre. Via il questionario, mai amato dagli studenti, a favore di una seconda prova decisamente impegnativa che riguarderà una o più discipline caratterizzanti i percorsi di studio. In altre parole un maturando del Liceo Classico si troverà di fronte ad una prova unica di latino e greco, così come uno studente dello Scientifico dovrà saltare, in un colpo solo, il doppio ostacolo di matematica e fisica.
Ma il vero incubo per gli studenti è la prova orale. “Ci troveremo di fronte a tre buste tra le quali sceglierne una. Intorno al contenuto di quella busta si svilupperà il colloquio, quindi in maniera del tutto imprevedibile”. Chiara Manzione tira un sospiro di sollievo. Ha appena finito il quarto anno al Liceo Linguistico e quindi non sarà tra i primi studenti che si misureranno con la nuova prova.
“Fino all’anno scorso – precisa – c’era la tesina che, in qualche modo, guidava il colloquio. Avevamo la possibilità di prepararci in maniera più mirata, ora invece è un colloquio completamente aperto”. La studentessa non nasconde anche la sua preoccupazione sulle prove scritte. “Non sarà facile gestire una traccia che accorpi due materie così impegnative”.
Studenti e prof lamentano anche la poca possibilità di prepararsi alle nuove prove. “Da docente e, soprattutto da docente di una scuola di frontiera, non posso fare altro che confermare che si brancola nel buio più assoluto”, precisa Alida Roca, docente di Lingue Straniere all’istituto Ipsia Amatucci di Avellino. “Noi docenti non abbiamo dato indicazioni esaustive ai nostri alunni perché, visti gli scarsi orientamenti provenienti dal Miur, non sappiamo che strada percorrere e cosa andremo a decidere la settimana prossima in commissione”.
“La speranza alla quale ci si aggrappa, almeno per noi docenti, è che i presidenti, che hanno tenuto come ogni anno una seduta plenaria a Napoli, possano arrivare in commissione con qualche lume in più. Certo è che i dirigenti nulla hanno fatto per farci partecipare a corsi di aggiornamento in tal senso, salvo qualche rara eccezione”.
Roca non risparmia critiche anche al modello di esame che sta per finire in soffitta. “Gli studenti negli ultimi anni si sono aggrappati alla tesina, preparata in maniera eccelsa a casa, distogliendo la loro attenzione dai contenuti delle discipline. E anche questo non andava, a mio avviso. Capisco che il ministro Bussetti voglia testare le competenze acquisite, ma se non ci dà gli strumenti giusti per far sì che la loro forma mentis cambi, di cosa vogliamo parlare?”
Invita alla calma il Provveditore di Avellino Rosa Grano. “Eviterei facili allarmismi, le commissioni si sono insediate e sono pronte a gestire il nuovo esame di Stato, secondo le indicazioni fornite dal Ministero. Le innovazioni creano sempre qualche perplessità, ma io sono serena, confido sulla capacità dei professori di gestire al meglio le novità e sulla preparazione dei nostri ragazzi”.
Anche per la Grano la prova può complicata da gestire è la terza, quella orale. “La scelta fra tre buste preoccupa un po’, ma non drammatizzerei. Si parte da un’idea stimolo, che può essere anche un articolo di giornale. Poi il colloquio sarà interdisciplinare, come lo era del resto anche l’anno scorso quando, presentando una tesina, gli studenti potevano già immaginare quale sarebbe stato lo sviluppo del colloquio. Oggi la prova è più imprevedibile, ma è chiaro che le commissioni terranno conto del percorso di studi. In questi mesi tutte le scuole della provincia hanno avuto la possibilità di fare simulazioni e misurarsi con le nuove prove: sono ottimista”.
“Le direttive relative al nuovo esame di Stato si sono completate a gennaio: solo da allora abbiamo iniziato concretamente a prepararci alla nuova Maturità. Io credo invece che la preparazione all’esame inizi in terza: questa riforma avrebbe dovuto interessare chi iniziava oggi il triennio e non gli studenti già in quinta”. Sara Deeb, componente dell’Unione degli Studenti e studentessa dell’ultimo anno al Liceo Scientifico “Mancini” non nasconde la sua preoccupazione in vista dell’imminente prova di maturità.
“Non c’è più il saggio breve e neanche la prova di storia, due test importanti, fondamentali nel percorso di studi di un maturando. Così come eliminare la tesina ha significato azzerare la creatività degli studenti che, con quel lavoro, avevano la possibilità di dare forma e concretezza ai loro studi. E’ una riforma – conclude Debora – che svaluta, di fatto, il nostro percorso di formazione”.