Crisi Coniugali. La Dottoressa Marianna Patricelli, psicologa – psicoterapeuta sistemico relazionale, risponde ai quesiti dei lettori di Irpinianews.it
Gentile dottoressa, volevo esporle un problema serio che mi sto trovando ad affrontare in questo periodo. Io e mio marito ci stiamo separando, dopo nove anni di matrimonio.
Le incomprensioni erano tante ed i conflitti pure, per cui, nonostante abbia tentato in tutti i modi di salvare il mio matrimonio, ho deciso di porre fino a quello che era diventato un tormento quotidiano.
Mio marito, difatti, per delle stupide gelosie nei miei confronti non faceva altro che attaccarmi, aggredendomi verbalmente, anche davanti ai nostri due figli (di 8 anni e 6).
Più volte mi ha inseguita con l’auto e mi ha fatto scenate al lavoro, ed ho collezionato una serie di figuracce molto imbarazzanti. Eppure io non gli ho mai dato modo di pensare ad un mio tradimento: è tutto nella sua testa, convinto delle sue idee perché “lui ha sempre ragione”.
Ho sempre dovuto lottare con questa parte del suo carattere, la sua presunzione mi ha spesso irritata, provocando delle reazioni in me anche inadeguate, ma non potevo permettergli di “calpestarmi” con le sue ossessioni o con i suoi modi arroganti.
Ho tentato di modificare queste parti negative del suo carattere, ma è stato tutto inutile, per cui mi sono arresa ed ho preso la mia sofferta decisione per “riprendere a respirare”, visto che mi sentivo soffocare.
Comunque il problema attuale, in realtà, è questo. Lui non ha accettato per niente la separazione e continua a perseguitare me ed i nostri figli, con i quali non perde occasione per denigrarmi e per mettermeli contro, usandoli, piuttosto che occuparsi di loro. I bambini sono molto provati dai litigi pesanti, che ancora oggi persistono.
Si stanno chiudendo in se stessi e, nonostante io cerchi di farli parlare, ultimamente mi evitano. Quell’essere maligno ci è riuscito a tenerli dalla sua parte… Cosa devo fare per convincerli che io non c’entro niente e che è tutta colpa del padre? Come aiutarli a sopportare questo brutto momento?
Gabriella., 37 anni
Cara Gabriella, purtroppo la situazione che lei sta vivendo è divenuta molto frequente negli ultimi tempi.
Ormai risulta un’impresa portare avanti un rapporto stabile ed equilibrato col proprio partner. Le crisi nel matrimonio non sono una novità, anzi, fanno parte del percorso di vita ma il punto è come riuscire ad affrontarle e superarle.
Considerato che la fase della “delusione” o meglio della “disillusione”- che arriva quando si scopre che il partner non è quella persona meravigliosa che avevamo conosciuto- è da considerarsi “fisiologica” in un rapporto di coppia, bisognerebbe essere pronti a guardare l’altro come “individuo”.
Tutto questo accade perché, nella fase di innamoramento, si tende ad idealizzare il partner, a non essere obiettivi perché “l’amore” rende ciechi e non è solo un luogo comune: accade veramente di non riuscire a guardare in profondità l’altro.
Inoltre, nella coppia si cerca sempre di ottenere dall’altro quelle compensazioni ai nostri vuoti affettivi o di “risolvere” inconsapevolmente ciò che del nostro passato non è stato messo a posto (questioni legate alla propria famiglia di origine).
Quindi, l’altro “esiste” in funzione della presunta soddisfazione di nostri bisogni emotivi e quando scopriamo che il partner è molto lontano dal colmare le nostre lacune affettive, anzi, magari sta peggio di noi, ed insieme abbiamo creato solo un perfetto “incastro”, arriva la “batosta” : “ma tu non eri così…ora sto scoprendo questi tuoi difetti….non siamo compatibili…tu non mi capisci….”ecc., ecc.
Spesso, poi, accade anche che, non avendo il coraggio di assumersi delle proprie responsabilità, si accusa l’altro di impedirci di vivere, di soffocarci.
Entrando in merito alla questione, non sono in grado di stabilire quale sia il suo caso, cara signora Gabriella, avendo pochi elementi a disposizione per comprendere più a fondo, ma il mio preambolo serve a sottolineare il concetto per cui, nella vita di coppia e nelle separazione, tutto va valutato tenendo presente entrambi i membri, nel senso che le responsabilità dell’andamento del rapporto, nel bene e nel male, è sempre da dividere in due.
Inoltre, è facile nel suo caso individuare in suo marito “il colpevole”, “l’orco”, ma bisogna fare attenzione a non scaricare le colpe solo sull’altro, ma provare a mettersi in discussione e cercando di comprendere quali siano stati i meccanismi disfunzionali messi in atto anche da parte sua che hanno determinato la rottura, questo soprattutto per il bene dei suoi figli.
Purtroppo sono sempre loro a pagarne le peggiori conseguenze e chiaramente va evitato assolutamente di metterli “in mezzo” tra voi.
Per cui, suggerirei di effettuare un percorso di psicoterapia per tutta la famiglia (anche se suo marito si rifiuterà, provi a convincerlo per il bene dei figli, magari potrebbe alternarsi con lei nelle sedute) per affrontare questo delicato momento e per aiutare i bambini ad elaborare con serenità il lutto della separazione.
La separazione, difatti, seppur traumatica, non è così dannosa per i figli se viene affrontata civilmente e se i genitori non si denigrano a vicenda.
Ma un padre ed una madre che fanno la guerra, questo sì che è grave e destabilizzante per loro.
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La Dottoressa Marianna Patricelli è iscritta all’Ordine degli Psicologi della Campania n. 1428 ed è abilitata all’esercizio della psicoterapia.
Riceve per appuntamento ad Avellino in via Due Principati, n. 49 Telefono +39 3393157865
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