MARZANO DI NOLA- “Conservando questa sua fede nelle sue radici civili, la comunità di Marzano può guardare avanti con fiducia, soprattutto cercando di trasmettere sempre più ai nostri giovani quei valori umani, cristiani, che anche i sacerdoti ci hanno testimoniato”.
La memoria dei valori trasmessi da Don Peppino Manfredi nei suoi venticinque anni di mandato, quelli che conserva intatti e attuali la comunità di Marzano, siano una testimonianza per i giovani dunque. E’ così che il vescovo di Nola Francesco Marino ha chiuso il suo discorso per celebrare, dopo la benedizione, lo slargo di Via Sant’ Anna alla memoria del parroco amato dai marzanesi.
Il presule nolano, accompagnato dal parroco Don Alfonso Iovino e da Don Giovanni Ariano e Don Vito Cucca, ha presieduto alla cerimonia di intitolazione di una piazza del comune del Vallo di Lauro al parroco, che oltre all’impegno per gli ultimi e per i più deboli è stato anche un cultore della storia locale. Così al fianco di Franco Addeo, il sindaco che ha vissuto una grande intesa con Don Peppino e ha voluto fortemente la cerimonia e un ricordo di Monsignor Manfredi, sono stati presenti tutte le associazioni del paese e soprattutto il sindaco di Moschiano, Rosario Addeo, visto che prima di arrivare a Marzano per almeno una ventina di anni lo stesso sacerdote aveva anche guidato la parrocchia di Moschiano.
Proprio ad Addeo sono giunti i ringraziamenti del vescovo Marino: “Con il sindaco ringrazio anche tutta l’amministrazione comunale ed il consiglio comunale per la delibera che ha portato a questa decisione. E’ un bel momento, che certamente tutti voi vivete con commozione e gioia. Ho ascoltato attentamente le parole del sindaco e mi confermano di un’ impressione che non è solo mia ma è certamente una consapevolezza di tutti i vescovi italiani, perché si è molto riflettuto sul significato della presenza della Chiesa sul territorio, una presenza storica che ha radici lontane, fin dai primi tempi dell’evangelizzazione.
La nostra patria, la nostra terra, la nostra Italia ha queste radici spirituali profonde, che ci ricollegano al Vangelo, che sono poi diventate un albero in qualche maniera. Una pianta che produce frutti nella cultura, nella mentalità, nello spirito umano vero. Pensiamo alla libertà”. Valori che in una giornata particolare come quella della Liberazione assumono un significato forte: “Oggi siamo nell’anniversario della Liberazione dall’oppressione dell’ Antifascismo, che significa uno spirito di dignità della comunità che non si lascia opprimere. Il valore della libertà, come quello della comunità e della solidarietà, che ha radice nella Giustizia, nel rapporto giusto con gli altri. Ha la sua radice nella pace. Vedete, questi sono valori umani profondamente radicati nel Vangelo e nella nostra fede cristiana.
La fede umana ha alimentato questi valori che ci hanno resi nel tempo, anche con la crescita spirituale nel tempo e nella storia, profondamente convinti e attivi in tal senso. In tutto questo, parlo dell’Italia, hanno svolto un ruolo fondamentale i nostri sacerdoti. In quell’ attività costante, quotidiana, di presenza e dedizione, cura dei più deboli, dei più poveri. Non nell’appariscenza. Quante volte ci sono stati momenti solenni, di riconoscimento o eventi straordinari. Ma nella quotidianità, nella pratica quotidiana del loro servizio, fatto sicuramente in nome di Gesù Cristo. Nel nome della fede e del mandato che hanno ricevuto i nostri sacerdoti da Gesù. Passando attraverso quel senso umano profondo che i nostri sacerdoti possiedono.
Pur essendo uomini fragili come noi, che però hanno dato la vita per il Signore e per il suo Regno e questo dare la vita si è concretizzato nella dedizione, nella presenza, nello stare accanto, aiutare, sostenere”. Proprio come Don Peppino nella sua missione. Non ha nascosto la sua emozione Franco Addeo, soprattutto nel leggere le parole affidate alla stampa nel settembre 2013 per ricordare Don Peppino. “Sono trascorsi quasi dieci anni dal suo trapasso- ha spiegato la fascia tricolore- abbiamo deciso di intitolare questo piazzale a Don Peppino perché l’uomo, il suo vigore, la sua forza, la sua spiritualità, la sua solidarietà è ancora viva e presente in tutte le famiglie di Marzano. Chi vuole conoscere Don Peppino, approcciandosi alla sua foto deve porsi con testa chinata e sapere chi è. Perché Don Peppino e’ stato un grande uomo e un grande sacerdote”.
Il valore della missione di Don Peppino è stato ricostruito anche nell’omelia di Don Alfonso Annunziata: “Don Peppino ha fatto primariamente una cosa: non ha annunciato sè stesso o ha fatto filantropia, ha annunciato Gesù e il Vangelo. Nei nostri cuori ha lasciato una traccia del Signore. Questa è la missione dei discepoli che hanno un obiettivo primario: consegnare Gesù. Sono certo che don Peppino ha fatto questo, ha lasciato semi di bene, tracce del volto di Gesù. Sicuramente voi tornando a casa, dopo averlo incontrato avete detto ho visto Gesù. Non perché abbiate avuto una visione, ma perchè nel volto della carità e della prossimità c’è il volto di Gesù.
In questa festa di San Marco Evangelista alla luce del nostro essere chiamati siamo tutti chiamati all’ annuncio del vangelo”. Un riferimento anche all’indole “secolare”, ovvero alla parola di Dio trasmessa dai laici in quelle realtà dove non c’è intervento dei religiosi. E Don Alfonso ha aggiunto: “San Francesco dice andate ad annunciare il Vangelo anche con le parole. Perchè in primis dobbiamo testimoniarlo con i gesti, sono questi che convertono il mondo. Che Dio ci aiuti a vivere come il nostro fratello Don Peppino”.