Caso Manzo, la ragazza che l’8 gennaio avrebbe investito un cane confessa al fidanzato: “Rischio 30 anni di carcere”

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Un cane investito, la cui carcassa, però, non è mai stata ritrovata. L’uomo scomparso da più di un anno, visto salire su una macchina, con all’interno tre persone, la sera stessa in cui si sono perse le sue tracce, da una donna che dopo tre giorni ritratta il suo racconto, davanti al Pm, fatto prima ai carabinieri.

“Misteri” di una notte di gennaio del 2021 a Prata Principato Ultra, ai quali se ne aggiungono altri non proprio accaduti quella sera ma che riguardano quell’episodio.

Misteri ai quali stanno cercando in tanti di dare una risposta, tra cui la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto” in onda su Rai Tre, condotta da Federica Sciarelli, che anche mercoledì si è occupata del caso di Domenico Manzo, il 69enne irpino che la sera dell’8 gennaio 2021, mentre a casa sua si festeggiava il compleanno della figlia Romina, decise di uscire per andare fumare una sigaretta senza mai più far ritorno presso la sua abitazione, dai suoi figli. Domenico, per tutti Mimì, si è dileguato nel nulla, da quella sera non si è saputo più nulla di lui.

“In paese tutti sono convinti che sia morto, ma si ha paura di parlare. A Prata molti preferiscono non mischiarsi, molti sostengono di sapere e poi però decidono di non dire nulla”. E’ quanto emerge nel corso della trasmissione che ha approfondito diversi aspetti grazie alle giornaliste Filomena Rorro e Annamaria Starita.

La cartolibreria a Montefalcione

Domenico Manzo, il 69enne scomparso da Prata l’8 gennaio 2021, tra il 2018 ed il 2019, “presta” il suo nome ad alcune persone per aprire una cartolibreria a Montefalcione, in via Aldo Moro.

Un fatto inedito, recente, venuto a galla grazie ad un intenso lavoro di intelligence di Sergio D’Amore, quotato investigatore privato di Avellino, al quale si è rivolta la famiglia Manzo. La cartolibreria è stata aperta e chiusa nel giro di un mese, una vicenda davvero poco chiara: la Rorro, insieme all’investigatore e all’avvocato Federica Renna, legale della famiglia di Mimì, è andata a Montefalcione, nella strada dove si trovava la cartolibreria.

Nessuno ha mai visto Manzo in quei 30 giorni, il gestore, a detta dei residenti della zona, era un uomo di 45-50 anni, con i capelli a caschetto, di Avellino. Tante le domande: chi ha chiesto questo “favore” a Manzo? Per quale motivo?

Tutti gli ordini effettuati per la cartolibreria erano a nome di Domenico il quale, però, non aveva detto mai nulla a nessuno, né alle sorelle e nemmeno ai figli. Il materiale ordinato non è mai stato pagato e spesso, in via Aldo Moro, si sono visti i creditori.

“Credo sia necessario capire chi c’era dietro questa cartolibreria, potrebbero essere anche le stesse persone che, in tutto questo periodo, sono già state attenzionate”, dice l’avvocato Renna. “Forse non erano proprio delle persone perbene se non potevano aprire direttamente loro la cartolibreria, forse avevano problemi con la giustizia”, incalza Romina, figlia di Mimì.

“E’ importante capire questo aspetto di questa intricata vicenda, potrebbe aprire uno squarcio che porta alla verità”, rimarca l’avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione “Penelope” che sta seguendo tutta la vicenda con l’avvocato Renna.

La donna del balcone

E’ il secondo aspetto approfondito da “Chi l’ha visto”. Una donna, la sera dell’8 gennaio 2021, ospita a casa sua, a cena, tre uomini. I quali, ad un certo punto, iniziano a sniffare cocaina. La donna li invita ad andare via per questo motivo. Stesso quella sera, affacciatasi al balcone, vede Mimì salire in macchina proprio con questi tre, sedendosi al lato del conducente.

La donna racconta tutto ai carabinieri ma, stranamente, dopo qualche giorno, ritratta questa sua confessione davanti al Pubblico Ministero. Dice che la mattina dopo, uno di loro è andato a casa sua, per dirle di non dire niente di Mimì. Ma anche questa cosa viene ritrattata. Dice di aver raccontato questa versione dei fatti, errata, solo per vendicarsi di uno dei tre uomini.

Questa vicenda riguardo la donna fa andare su tutte le furie le sorelle di Mimì, Mena e Lucia. “E’ una cosa assurda: se si vuol colpire una persona, perché coinvolgerne anche altre che non c’entrano niente?”, si chiedono.

Un particolare del racconto della donna colpisce le sorelle: la donna, infatti, dice che quella sera Domenico aveva con sé un giubbino chiaro e lo portava sotto braccio. “Mimì lo faceva spesso, era una sua abitudine: quindi è vero che questa donna quella sera lo ha visto”.

“E’ davvero pazzesco quello che accade a Prata Principato Ultra”, commenta in studio Federica Sciarelli. Lucia, la sorella: “Mi chiedo come mai non ci siano ancora persone indagate”.

Il cane investito

Un altro fatto inquietante, accaduto la sera stessa in cui è scomparso Domenico Manzo. E’ sempre quell’urlo, venuto spesso a galla, lanciato da una ragazza. La quale era stata invitata alla festa di Romina, la figlia del 69enne. Ma non si presenta. Però, ad un certo punto della serata, telefona a casa Manzo e parla con Francesco, l’altro figlio di Mimì. Sconvolta, chiede di essere raggiunta presso la Basilica dell’Annunziata, sempre a Prata. Francesco si fa accompagnare da un amico: arrivati sul posto, la ragazza piange e trema. Francesco però ritorna alla festa e dalla ragazza ci torna solo l’amico.

Poco dopo, la ragazza si presenta alla festa. E’ molto agitata, racconta a tutti che ha investito un cane. Una versione dei fatti confermata agli inquirenti, ai quali aggiunge un altro particolare. La ragazza, in quegli attimi concitati, avrebbe gridato: “Mimì, Mimì, che cosa avete combinato?”. Un fatto sconcertante, Francesco ai microfoni di Chi l’ha visto: “Per me significa solo una cosa, che ha visto qualcosa, ha visto che qualcuno stava facendo del male a mio padre”.

C’è ancora un altro elemento inquietante. Tempo dopo, la ragazza, mentre litiga con il fidanzato, ad un certo punto dice: “Hai capito che sto rischiando 30 anni di carcere”. Una frase ascoltata da diverse persone.

Una frase che fa riflettere, anche perché il giorno dopo l’auto con la quale la ragazza avrebbe investito il cane, viene restituita al noleggiatore. Chi l’ha visto intervista un dipendente, il quale dice che il bagagliaio della macchina, quella mattina, era sporco di terriccio e di fogliame. Inoltre, c’era un piccolo danno alla parte anteriore destra, al lato. Chieste spiegazioni, la ragazza dice di aver preso un marciapiede. Ma del cane non dice nulla.

Insomma, il giallo sulla scomparsa di Domenico Manzo, si infittisce sempre di più.”C’è bisgno di approfondire, troppi alibi traballanti, troppe mezze verità”, afferma l’avvocato Gentile. Il quale, con l’avvocato Renna, ha presentato in Procura una dettagliata memoria, con la quale si chiede, per l’appunto, di approfondire i tanti aspetti oscuri della vicenda.

“Vogliamo la verità, qualunque essa sia: ne abbiamo diritto”, gridano a voce alta le sorelle di Mimì. Come dare loro torto?