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“Manganelli, un poliziotto forte e gentile come la sua Avellino”

L’avellinese che ha contribuito a sconfiggere mafia e terrorismo. Antonio Manganelli è l’irpino di cui la città va fiero e lo ha dimostrato con un primo “assaggio” questa mattina, quando autorità e cittadini hanno gremito la sala dell’hotel de la Ville, a dieci anni dalla sua scomparsa.

L’associazione nazionale funzionari di polizia ed il Comune di Avellino lo hanno voluto ricordare nel corso di una cerimonia bella e toccante. In prima fila – tra gli altri – il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il capo della polizia, Lamberto Giannini, il prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della polizia, Giuseppe Pignatone, presidente del tribunale di Città del Vaticano.

Un uomo, un poliziotto, un capo: lo hanno voluto onorare tutti così, Antonio Manganelli, che dovunque è andato, ha fatto bene il suo dovere. Da questore di Palermo, nella lotta alla criminalità e in tante altre occasioni. E poi, da capo della polizia. E’ stato lui ad avvicinare la polizia sempre più ai cittadini, a porre l’accento sulla polizia di prossimità.

“Era un capo naturale”, ha detto il ministro Piantedosi, che ha ricordato le comuni origini con Manganelli. E, come Manganelli, anche Piantedosi ha frequentato il liceo classico “Colletta” di Avellino, di cui oggi in sala era presente una folta delegazione.

Per la figlia di Manganelli, Emanuela, la città di Avellino corrisponde ai ricordi, alle “polpette al sugo di nonnina”, agli “abbracci”. La definisce una città gentile e forte, un po’ come il suo papà.

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