Avellino – La Margherita fa autocritica… ma non troppo rispetto ad un risultato elettorale nazionale e locale “assolutamente deludente”. Opinioni a confronto per dare una accelerata. La vittoria c’è stata ma si poteva fare di più. Una considerazione che mette d’accordo tutti gli intervenuti a partire – andando per ordine – da Giuseppe De Mita, Enzo De Luca, Francesco Maselli, Luigi Anzalone, Mario Sena, Nicola Mancino. Meno sulla questione inerente alle fibrillazioni in casa De Simone (la Provincia si intende) che secondo De Mita junior non avrebbero inciso sull’elettorato. Sarebbe un’analisi “…o poco intelligente o fatta in mala fede”.
Non la pensa così l’ex presidente della Provincia di Avellino Francesco Maselli che mette il dito nella piaga. Le tensioni avrebbero inciso e come, sulla capacità di essere credibili. “Non possiamo trascurare l’incomunicabilità tra Ds e Margherita che credo abbia determinato una caduta di credibilità”. Un semplice scambio di opinioni che trova convergenza quando si tratta di mettere innanzi l’analisi del voto a livello nazionale. In particolare le capacità ‘comunicatrici’ di Berlusconi. “Abbiamo avuto un’onda alta rispetto all’elettorato di Berlusconi che ha disarticolato le attese. Il berlusconismo che credo sia una categoria politica, ha avuto la capacità di rivitalizzare l’elettorato populista”.
Nessuna giustificazione: “Non possiamo più dire che siamo in una fase di transizione politica…”. Una considerazione a cui segue un preciso monito: non abbassiamo la guardia ma riflettiamo insieme. Riflettiamo anche sulla crescita in termini assoluti della Margherita che rimane il primo partito in provincia e sul territorio partenopeo.
“A differenza di qualcuno che pontifica (Udeur, ndr), noi siamo gli unici a mantenere”. Una discussione serena quella di oggi alla sede del Quartier Generale di Via Tagliamento che ha visto le presenze di Galasso, Solimine, Di Iorio, Langastro, Rosato, Ambrosone, Cardillo, Repole, Giordano, Genovese, Poppa, Verrengia, Reale, Casciano, Romano, Del Giudice, Di Guglielmo, Tommasino Sarno, De Blasio, D’Onofrio, e molti altri. “Un’analisi di contesto” che serva a non cullarsi sugli allori ma a “recuperare – commenta l’assessore regionale Enzo De Luca – la prospettiva politica. Il risultato rispetto ad una partita truccata alla quale non eravamo preparati, ci deve far essere più solidali. Abbiamo una sola strada: dobbiamo immediatamente recuperare il rapporto non ipocrita tra cittadino, politica e istituzioni; mettere mano alla legge elettorale; approvare statuti; portare all’interno delle forze politiche un grande chiarimento”.
Ritorna sulla questione flessione voto in termini percentuali Maselli che dà la sua analisi politica. “Credo che sia dovuta anche …al personale impiegato nella campagna elettorale. C’erano persone che tiravano…” altre meno. E ancora: “Abbiamo vinto le elezioni a discapito dei parlamentari irpini la cui rappresentanza si è andata assottigliando”. Una precisazione per rivendicare maggiore autonomia decisionale del comitato provinciale rispetto a quello regionale.
“Il primo irpino – tengo fuori De Mita e Mancino perché sono patrimonio della Patria – è al 15esimo posto (Maselli, ndr)”. Il tutto per dire: “abbiamo ad Avellino uno svuotamento della presenza” ma anche forse per mandare un messaggio implicito per qualcuno, esplicito per qualcun altro. Chiusa la breve parentesi apre l’interrogativo: “Come si fa a dire che l’elettorato abbia voluto punire il governo Bassolino? Perché invece non si riconosce che nelle figure tradizionali qualcosa non è andato e che forse un maggiore innesto avrebbe creato più entusiasmo? Non basta riorganizzare il potere come ha detto l’on. De Mita ma la concezione del potere perché altrimenti il potere rischia di diventare strapotere”. Luigi Anzalone invece è più soft e vede nella pur contenuta ‘perdita’ di consenso elettori alle urne che “non ci aspettavamo” ed un programma di trecento pagine troppo dispersivo; nella vittoria, invece, dell’Unione “il bisogno di cambiamento, la necessità del Sud di avere una speranza, il bisogno di radicamento”.
Sulla questione Palazzo Caracciolo, il consigliere regionale la pensa così: “Non giochiamo a ribasso. Accertiamo se c’è un comune sentire”. A sottolineare l’importanza di politiche per il Mezzogiorno è l’on. Mario Sena che invita a riflettere e a guardare avanti. “Vorrei – conclude il senatore Nicola Mancino – che le comparazioni avvenissero in termini percentuali e non assoluti. Perché di fronte ad una previsione ottimistica, siamo portati a pensare che l’unico ad avere avuto un grande risultato è stato Berlusconi considerate le premesse”. E su questo ‘appunto’, la direzione della Margherita si aggiorna a venerdì. Sarà un dibattito no stop. (di Teresa Lombardo)
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