Michele De Leo – “Un uomo solo al comando”. Luigi Di Maio non ha certo il guizzo di Marco Pantani, la tenacia di Claudio Chiappucci. Non ha nemmeno l’equilibrio di Fausto Coppi, per dirla con le parole del compianto Orio Vergani. E quell’essere rimasto solo (o quasi) al comando non è motivo di vanto. Perché, all’interno del Movimento Cinque Stelle, sono in tanti a non riconoscere più la sua leadership, a criticare ogni decisione, a chiedere finanche la sua testa. Nei giorni scorsi, il Ministro degli Esteri ha ottenuto una nuova benedizione da Beppe Grillo. Mossa che è servita a poco o nulla. La crisi nel Movimento resta aperta, gli scontenti sono sempre più tali, la popolarità sul territorio cala come i voti, la fronda di parlamentari pronta a transitare verso altri lidi si fa sempre più ampia. Di Maio prova a rilanciare le battaglie storiche del Movimento, ma pure i temi della prescrizione e dell’acqua pubblica ormai hanno perso il loro fascino. Nonostante questo, però, il leader grillino persevera, trascurando finanche l’attività di Ministro degli Esteri, e – dopo aver rigettato ogni ipotesi di accordo con il Pd per le regionali in Campania se il nome del candidato Governatore resta quello di Vincenzo De Luca – chiude rispetto alla possibilità di sostenere Stefano Bonaccini alle regionali in Emilia Romagna. Il Movimento – in sede locale e nazionale – è spaccato e sono in tanti a chiedere che le decisioni vengano assunte dopo una consultazione sulla piattaforma Rousseau, soprattutto dopo il voto anti Di Maio sulla partecipazione alle regionali in Calabria ed Emilia Romagna. L’ipotesi sarebbe impraticabile, non solo per i tempi ma anche perché lo statuto del Movimento non consente di sostenere candidati di altri partiti. Discorso diverso per la Calabria, dove Cinque Stelle e Democrat dovrebbero correre sotto la stessa bandiera e sostenere il candidato civico del tonno, l’imprenditore Pippo Callipo che ha legato il suo nome ad una qualità pregiata di uno dei pesci più conosciuti e consumati. Di Maio, però, ha problemi anche in Parlamento e, in modo particolare, in Senato, dove sono in tanti a chiedere insistentemente che sia l’Assemblea l’organo deputato alle decisioni. I critici restano ancora in una fase di limbo, ma sarebbero pronti al grande salto verso il gruppo Misto piuttosto che la Lega. Tra questi, resta Ugo Grassi che viene dato sempre più vicino al partito di Salvini, con il quale ha mostrato – anche nel corso dell’intervista rilasciata a Irpinianews.it – un certo feeling. “Sarebbe meglio andare al voto: le urne rappresentano la scelta più logica con questa tensione” ha tuonato, nelle ultime ore, il parlamentare eletto nel collegio uninominale di Avellino. Il Senatore Grassi mostra ulteriore perplessità dopo l’ultimo intervento di Grillo che avrebbe alimentato il disagio e sarebbe ormai pronto a lasciare definitivamente il Movimento.
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