Da alcuni giorni è stato avvistato un lupo nel comune di Cassano Irpino. La notizia è stata confermata dal sindaco, Salvatore Vecchia, che per primo ha dichiarato di avere a cuore le sorti dell’animale.
L’Associazione animalista Sos Natura, in una nota, ha espresso la propria felicità nel leggere i tanti commenti affettuosi nei confronti del lupo. Del resto, nell’antica lingua degli Osci (popolazione pre-romana) il termine hirpus significa “lupo” e, proprio in Irpinia, il Lupo ha sempre rappresentato il ruolo di animale totemico.
Ma cosa può significare la presenza di un lupo solitario nei pressi del paese?
Presumibilmente si tratta di un giovane individuo in dispersione, un fenomeno del tutto normale che nel corso degli ultimi 50 anni ha permesso ai lupi di ricolonizzare – naturalmente, senza alcun aiuto da parte dell’uomo – il territorio italiano.
Il numero di individui solitari non è indifferente (alcuni studi stimano corrisponda al 7-20 % della popolazione lupina totale, cit. WWF Italia YOUng). Questi lupi non occupano un branco in maniera stabile e, generalmente, si muovono ai margini di territori già occupati da altri branchi. Ma la vita solitaria li espone anche a più rischi. Durante le loro esplorazioni, gli individui in dispersione devono affrontare molte difficoltà: sono più vulnerabili, perché non hanno la protezione del branco; sono inesperti e non conoscono il territorio.
Inoltre – a causa della forte antropizzazione del territorio italiano – possono essere vittima di incidenti stradali, del bracconaggio e – come se non bastasse – potrebbero essere uccisi anche da loro conspecifici, qualora sconfino nel territorio di un altro branco. Infatti il lupo è una specie fortemente territoriale e quando un branco si stabilisce in un territorio, tende a farlo in maniera esclusiva e stabile.
In Italia, mediamente, l’areale occupato da un branco (solitamente composto da 2-7 individui) è ampio circa 100-150 kmq. Ma queste dimensioni dipendono soprattutto da altri fattori, come ad esempio: disponibilità di prede, dimensioni del branco, tasso di sopravvivenza dei giovani, impatto antropico, ecc. Per delimitare il proprio territorio, ogni branco effettua delle marcature (attraverso odori, escrementi, ecc) e queste servono a scoraggiare anche le incursioni da parte di lupi “estranei”.
Ogni branco è una famiglia e, nel proprio areale, svolge tutte le attività di cui abbisogna: allevamento della prole, caccia, riproduzione, controllo del territorio, ecc. In più i lupi rispettano una rigida gerarchia: i lupi “alfa” sono la coppia dominante e solo loro hanno il diritto di riprodursi. Gli altri componenti del branco sono definiti “subordinati” e, qualora scegliessero di creare una propria famiglia, gradualmente si allontaneranno dal branco d’origine per insediarsi in nuovi territori non occupati. In effetti, solo quando una coppia di lupi sessualmente maturi riesce a riprodursi, si può parlare di un nuovo branco.
Questa è l’origine del fenomeno dispersivo che potrebbe anche spiegare la presenza di questo lupo solitario a Cassano Irpino. Un fenomeno naturalissimo che è già in corso da decenni nel nostro Paese.
Ma tutte queste evidenze dimostrano anche per quali motivi (e sono tantissimi), in un territorio, il numero di lupi presenti non potrà mai aumentare a dismisura. In ogni areale sarà sempre e solo presente il numero di lupi che compongono il branco di quel territorio.
Una ragione in più per non vivere in maniera conflittuale la presenza del lupo è il fatto che l’Unione Europea, le Regioni e gli Enti Parco stanziano ogni anno ingenti somme per indennizzare i danni causati dalla fauna selvatica (inclusi lupi e cinghiali). Sos Natura invita quindi allevatori ed agricoltori a rivolgersi anche all’associazione stessa, qualora dovessero avere bisogno di indicazioni.
In aggiunta si segnala un sito internet molto utile per conoscere i metodi di prevenzione dai danni da lupo – www.protezionebestiame.it – ed anche il progetto “Farmers&Predators” della fondazione Capellino (proprietaria di Almo Nature e di cui la nostra Associazione è partner) attraverso il quale vengono forniti cani da guardiania addestrati e del cibo in dote agli allevatori che scelgono di non ricorrere a metodi cruenti ed illegali per contrastare la presenza di predatori selvatici come il lupo.
In ultimo, ma non per importanza, Sos Natura fa riferimento all’osservazione che segnala questo lupo solitario di Cassano Irpino mentre socializza con cani domestici della zona. Di norma il lupo dovrebbe scacciare o addirittura predare i cani domestici, ma – appartenendo alla stessa specie – l’ibridazione è possibile e ciò rappresenta soprattutto un rischio proprio per la conservazione del lupo. Infatti l’ibridazione rischia di indebolire il lupo, rendendo la specie meno capace di vivere nella natura selvatica. Tecnici ed esperti di conservazione stanno studiando il caso, ma intanto è emerso un dato molto significativo. Recenti studi hanno scoperto che l’ibridazione fra cani e lupi si verifica maggiormente laddove il lupo è vittima di bracconaggio: un fattore esterno che destabilizza i branchi, alterando il loro naturale equilibrio.
Si ricorda che in Italia e sull’Appennino meridionale vive una sottospecie di lupo unica al mondo: il Canis lupus italicus. Negli anni ’70 erano sopravvissuti appena 100 esemplari alle persecuzioni. Oggi che questa specie è in ripresa, dobbiamo esserne tutti felici e consapevoli del fatto che proteggere il lupo è fondamentale. Non solo per il suo fascino e per il suo valore culturale, ma soprattutto per il suo ruolo nell’ecosistema. Se c’è il lupo, l’ecosistema è in salute. Ciò significa che le popolazioni di prede selvatiche (ovvero i grandi ungulati come cervi e cinghiali – preda elettiva del lupo) restano stabili ed è difficile che aumentino eccessivamente di numero oppure che sfruttino eccessivamente le risorse naturali.
Se c’è il lupo, le prede tenderanno ad evitare alcune zone, quindi la vegetazione potrà crescere spontaneamente in maniera più rigogliosa, come ad esempio lungo le rive dei fiumi, ed in tal modo stabilizzerà anche le rive prevenendo addirittura l’erosione dei suoli ed il dissesto idrogeologico. Se c’è il lupo, noi tutti avremo anche benefici economici, come di tipo turistico, e questo è un importante volano economico a disposizione di tutti, allevatori ed agricoltori compresi.
Concludendo, l’associazione ricorda che in Italia non si registrano attacchi mortali ai danni di persone da oltre 150 anni, mentre soltanto l’ultima stagione venatoria ha registrato ben 115 vittime per armi da caccia/cacciatori, di cui 30 morti (tra i quali 3 minorenni) e 85 feriti (cfr. Dossier Vittime della Caccia 2017/2018). Di chi dovremmo avere paura, dunque? Del lupo o dei cacciatori? Per gli animalisti la risposta è scontata, visto che il lupo, statisticamente, non è affatto un problema per l’uomo. Anzi, probabilmente non ci considera nemmeno come una preda ed infatti è spaventato dalla nostra presenza. A buon ragione, evidentemente.