Luigi Auriemma e Diana Taurasi: una storia di amore per il basket e di successi.

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Diana Taurasi e Geno Auriemma
Diana Taurasi e Geno Auriemma

Una lunga storia di amore e successi, quella di Luigi “Geno” Auriemma, Diana Taurasi e UConn, la squadra di basket femminile dell’Università del Connecticut.

Altra stagione, altro trionfo. E con questo sono 10 titoli Ncaa, su 30 tentativi. Una lunga storia, di amore e successi, quella tra Luigi “Geno” Auriemma e UConn, la squadra di basket femminile dell’Università del Connecticut. Un binomio perfetto, vincente.

Che affonda le radici in Irpinia, terra natìa di Auriemma, il coach più famoso del basket femminile a stelle e strisce, una sorta di leggenda vivente, che macina trofei, record, medaglie, ma pure uscite ad effetto, come la più recente, subito dopo l’ultimo trionfo, quando ha parlato del basket maschile statunitense in termini poco lusinghieri, quasi sprezzanti.

Perché lui è così, un personaggio a tutto tondo, di quelli che fanno notizia, sempre e comunque.

Uno che non dimentica le sue radici, che appena può torna in Irpinia, almeno per un po’. A Montella, soprattutto, il paese dove vide la luce, nel 1954.

Luigi Geno Auriemma
Luigi Geno Auriemma

Non che ci abbia vissuto tanto, solo 7 anni, fin quando i genitori decisero di tentare la fortuna negli Stati Uniti, in Pennsylvania, città di Norristown, appena fuori Philadelphia.

Il basket, un amore nato a scuola. Gli inizi alla St. Joseph University, come assistant-coach, poi una parentesi a livello di high-school (alla Bishop Kenrick, quella che aveva frequentato), quindi l’approdo alla University of Virginia, infine la panchina di UConn, nel 1985.

Una storia lunga 30 anni, costellata di vittorie e primati, di quelli che ci vorrà una vita prima che qualcuno riuscirà a batterli: 10 titoli Ncaa (prima di lui, Pat Summitt s’era fermato a quota 8), 5 stagioni perfette (senza l’ombra di una sconfitta), di cui due consecutive (2008-09 e 2009-10), la più lunga serie positiva (90 vittorie di fila) nella storia dei campionati Ncaa, un’infinità di premi come miglior coach dell’anno, l’ingresso nella Naismith Hall of Fame e nella Women’s basketball Hall of Fame.

E poi, la ciliegina sulla torta: la nazionale femminile Usa, condotta all’oro olimpico (Sydney 2000 e Londra 2012) e mondiale (Repubblica Ceca 2010 a Turchia 2014).

Diana Taurasi
Diana Taurasi

Una bella storia, peraltro condivisa con un’altra figlia d’Irpinia, Diana Taurasi. Un mito, anche lei, per il basket Usa.

Un lungo viaggio, tante tappe, alcune condivise da Geno Auriemma, in panchina, e Diana Taurasi, sul parquet.

Lei è nata a Rosario, in Argentina, laddove era approdato papà Mario, emigrato dalla provincia di Avellino.

Aveva 10 anni quando con la famiglia approdò in California, nei pressi di Los Angeles, a Chino, immediata periferia della città degli angeli.

Di lei si accorse proprio Geno Auriemma, cui quella guardia di grande abilità faceva davvero gola. Il primo contatto lo ebbe col papà, Mario Taurasi.

Fu solo allora che Auriemma scoprì delle comuni origini.

Discussero per un po’, lo fecero in un italiano venato di dialetto irpino, ricordarono la loro adolescenza italiana. Non era facile convincere i coniugi Taurasi a lasciar partire la figlia per il Connecticut, ma Auriemma non intendeva desistere.

Fissarono un nuovo appuntamento, i Taurasi si sobbarcarono il lungo viaggio, arrivarono a tarda sera a casa di Auriemma.

Trovarono la tavola imbandita, in mezzo una bottiglia di Taurasi. Forse anche il vino fece la sua parte.

Fatto sta che i genitori di Diana si convinsero: e fu così che nacque la Irpinia Connection del basket statunitense.

Un incrocio vincente, come pochi.

A ognuno i suoi successi: anche la Taurasi ha vinto tanto a livello Ncaa e con la nazionale Usa (oro olimpico ad Atene, Pechino e Londra, oro mondiale in Repubblica Ceca e Turchia), molti dei suoi successi condivisi con coach Auriemma (poi ne ha ottenuti altri, ancor più importanti, a livello di Wnba, la Nba al femminile, prima di andare all’estero, girovagando tra Turchia e Russia).

Un binomio eccezionale, quella tra gli irpini che hanno fatto grande il basket femminile statunitense.

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