Da “Il Biancoverde” n. 26 del 7/03/2014
La rubrica “L’opinione di…” questa settimana, è dedicata al giornalista sportivo de “Il Mattino” Riccardo Cannavale.
“Una premessa è d’obbligo, specie quando, a causa di risultati non proprio soddisfacenti, la tentazione di alzare la voce da parte di qualcuno è forte. Quanti di noi, ad inizio stagione, avremmo scommesso un euro su un campionato di vertice dell’Avellino? Un interrogativo che fa bene ripetersi, per non dimenticare che, al di là di come è iniziato questo 2014, la formazione del presidente Taccone sta comunque andando oltre ogni più rosea aspettativa. Ecco perché diventa difficile muovere critiche a un gruppo che, sin qui, è stato a dir poco fantastico e che ha, dalla sua, il merito di aver abituato sin troppo bene i suoi tifosi, con un girone di andata che ha fatto stropicciare gli occhi anche ai più scettici.
Detto ciò, è innegabile che le ultime gare abbiano lasciato un bel po’ di amaro in bocca per come sono maturati i risultati di Varese prima e della sfida interna col Pescara poi. Due pareggi che stanno stretti per come si erano messe le cose in campo, giunti al termine di due match dominati in lungo e in largo che, mutuando dalla boxe, ai punti Millesi e compagni avrebbero meritato di stravincere. Ed invece, come si sa, nel calcio conta relativamente la qualità della prestazione se non si è capaci di buttarla dentro.
Quanto a mole di gioco, all’Avellino c’è davvero poco da rimproverare. Fatta eccezione per le sfide con il Novara ed il Lanciano (e in parte per quella con il Latina), la squadra di Rastelli anche nel girone di ritorno ha dimostrato che in campo non solo ci sa stare ma sa anche come limitare gli avversari ed imporre il proprio gioco.
La sfida con il Pescara, da questo punto di vista, è stata esemplare. Su un campo di gioco ridotto ad acquitrino, l’undici biancoverde è riuscito a disinnescare la fonte del gioco avversaria costringendo la formazione di Cosmi a difendersi costantemente, attaccando sugli esterni, grazie ad una prestazione super di Bittante e ad un’interpretazione perfetta di Millesi, e andando a piazzare a metà strada tra il centrocampo e la coppia d’attacco un imprevedibile Ciano, sempre pronto ad illuminare il gioco e a servire palloni interessanti per i suoi compagni.
A costare caro alla truppa di Rastelli è stata, però, ancora una volta, l’incapacità di chiudere il match quando se ne è presentata l’occasione e di gestire il vantaggio acquisito. Una costante, questa, che a dire il vero si era già manifestata in altre circostanze. A Latina, Crotone, Trapani e Novara l’Avellino, pur passando in vantaggio, si era fatto rimontare dagli avversari, palesando qualche difficoltà nel riuscire a mantenere il risultato una volta sbloccato il match.
Le ultime gare hanno dimostrato che ciò che difetta a Millesi e compagni è una buona dose di cinismo, ingrediente fondamentale per portare a casa un risultato pieno, specie quando ti trovi ad affrontare squadre che possono contare su elementi di provata esperienza in grado di trovare la giocata vincente in qualunque momento del match.
Ripartire da questa consapevolezza potrà essere la chiave per rimettersi in marcia anche perché il mese di marzo di preannuncia particolarmente probante. Le prossime quattro gare diranno molto circa le reali possibilità della squadra di centrare l’obiettivo playoff, data ormai per acquisita la salvezza. Le tre trasferte di Empoli, Bari e Carpi, intervallate dalla sfida casalinga con il Siena, rappresentano un banco di prova importante. Riuscire a superare tale scoglio limitando i danni metterebbe la truppa di mister Rastelli in una posizione di vantaggio in vista del rush finale. C’è da essere ottimisti, anche perché, nonostante la frenata registrata in avvio del girone di ritorno, i numeri sembrano essere ancora dalla parte dell’Avellino.
Facendo una proiezione, infatti, se i biancoverdi continuassero a mantenere la media punti fatta registrare sinora, potrebbero chiudere il torneo a 63 punti, bottino sufficiente a far rientrare la formazione irpina tra le prime otto. Se si vanno ad analizzare gli ultimi dieci campionati del torneo cadetto, si scopre che solo in tre circostanze, con tale punteggio, si sarebbe rimasti fuori dalla griglia playoff che, quest’anno, per la prima volta è allargata a sei formazioni, quelle classificatesi dal terzo all’ottavo posto. Nel 2003/04, il Piacenza chiuse il torno all’ottavo posto con 68 punti, nel 2005/06 il Bologna con 64 e nel 2006/07 il Mantova sempre con 64.
Un motivo in più per restare concentrati e stringersi ancor più al fianco di questo magnifico gruppo che, in ogni caso, comunque andrà a finire la stagione, ha regalato un anno di grandi emozioni. Che, speriamo, non siano ancora terminate”.