“Lo uccido a questo”: così il clan Partenio minacciava il Procuratore D’Onofrio. Solidarietà dall’Anm

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Renato Spiniello“Lo uccido a questo”. Sono le parole intercettate all’interno dell’abitazione di Pasquale Galdieri, detto O’ Milord, ritenuto dagli inquirenti il capo del nuovo clan Partenio, disarticolato grazie alla maxi-operazione denominata appunto “Partenio 2.0”. Le parole intercettate sarebbero indirizzate al Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Avellino Vincenzo D’Onofrio. I fatti risalirebbero al 21 marzo 2018, quando Galdieri, attualmente tratto in arresto, era intento a guardare un tg locale dove scorrevano le immagini del magistrato.

Dopo la diffusione della notizia, non è mancata la solidarietà nei confronti del pm titolare dell’indagine da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati Sottosezione di Avellino.

“La Sottosezione – scrivono il Presidente Gaetano Guglielmo e il segretario Fabrizio Ciccone – con riferimento alle notizie diffuse dalla stampa circa le minacce di morte profferite nei confronti del Procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Avellino, dott. Vincenzo D’Onofrio, da parte di uno degli indagati sottoposti a custodia cautelare in carcere nell’ambito dell’indagine della D.D.A. denominata “Clan Partenio 2.0.”, in relazione ad una precedente inchiesta condotta in tale veste dal collega D’Onofrio, esprime a quest’ultimo la propria incondizionata solidarietà e affettuosa vicinanza.

Ancora una volta magistrati impegnati nella trattazione di delicati procedimenti sono destinatari di gravissime intimidazioni, che certamente non potranno compromettere la serenità e determinazione del collega nel suo quotidiano impegno di affermazione della legalità e condizionare l’azione dei magistrati che, come sempre, continueranno a esercitare la propria funzione a tutela dei cittadini per il contrasto a ogni forma di criminalità.

La Sottosezione – continua la nota – è altresì certa che le autorità competenti sapranno adottare ogni cautela idonea a garantire la personale incolumità del collega e chiede che venga intrapresa con urgenza da parte dei responsabili istituzionali ogni iniziativa necessaria al fine di rafforzare la sicurezza di tutti gli operatori del Palazzo di Giustizia di Avellino, spesso costretti a trattenersi in ufficio sino a tarda sera, senza le necessarie garanzie a tutela della propria incolumità.

La magistratura irpina continuerà a fare il proprio dovere, senza farsi intimidire da alcuna forma di minaccia, ma nel contempo ribadisce l’invito a tutte le Istituzioni ad assicurare le condizioni indispensabili per l’esercizio della giurisdizione e quindi a garantire con ogni mezzo la sicurezza personale dei magistrati e di quanti si occupano di indagini e processi relativi a gravi fenomeni criminali“.