Liste Pd, Lucio Fierro:”La politica non può essere luogo di mercati”

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A poche ore dalla presentazione delle liste ed in particolare su quelle del Pd interviene Lucio Fierro con il seguente comunicato: “La vicenda delle liste del PD per il Consiglio Provinciale ed il suo epilogo lasciano sconcertati. La folle rincorsa sul terreno del moderatismo a Ciriaco De Mita ed i suoi presenta agli elettori un volto del PD univoco: i suoi tratti percettibili ed identificabili attraverso le candidature sono quasi unicamente quelli di un partito moderato, solamente preoccupato di contendere agli altri l’eredità della vecchia DC. E’ una precisa operazione politica: per quanto mi riguarda, del tutto parziale, incapace di rappresentare quella ricchezza di sentimenti moderati e progressisti e la voglia di novità di cui il nostro popolo aveva fatto carico al PD, e per questo è stata una operazione sbagliata e senza futuro. Allo schema politico di per sé squilibrato di liste in cui volti di sinistra vanno rintracciati con il lanternino, si è aggiunto un modo di condurre la formazione delle liste caratterizzato da una totale assenza di confronto democratico mai visto nel passato, e dal debordante potere di veto affidato al candidato presidente che è stato usato per annichilire la presenza in lista di quel 40% che alle primarie aveva commesso il reato di lesa maestà di non votarlo. Quanto è successo per i collegi di Serino, di Monteforte e, soprattutto, di Atripalda, sta là a testimoniare la piccolezza di chi concepisce la politica come luogo di piccoli mercati, di inciuci da mercato, di beghe, ma anche di vendette e di ritorsioni, in cui ciò che conta non è la volontà democratica dei circoli ma l’ossequio servile a chi , tronfio di vacuo autoritarismo, tenta di farlo passare per autorevolezza. Avevamo chiesto al gruppo dirigente del PD, dopo le primarie, atti e gesti per ricomporre l’unità del partito e per dare motivazioni per l’impegno generoso in campagna elettorale di quanti non si sentivano rappresentati dall’uscente. I segni che sono venuti hanno tutti il marchio della esclusione, della rottura stupida ed immotivata. Ma la vicenda di Atripalda va ben al di là di questa che per quanto assurda, incomprensibile, conserva i caratteri di una politica, che per quanto indigeribile è pur sempre politica e con essa spetta di confrontarci. Per Atripalda, per affermare i potere di un boiardo di dettare legge nel suo territorio, malgrado la indicazione a maggioranza del circolo, la designazione dell’Ufficio Politico, si è fatto ricorso alle manomissione delle carte per far passare il candidato indicato gradito alla notabile al posto di Luigi Tuccia. Spetterà alla magistratura accertare se siamo di fronte ad un vero e proprio falso sulla dichiarazione di accettazione ovvero siamo di fronte ad un gioco delle tre carte reso possibile da un senso di impunità che lascia immaginare che si possa, a piacimento, spostare carte in barba a statuti, pratiche democratiche, rispetto delle leggi elettorali e quant’altro. I soloni del moralismo d’accatto possono anche mettere la testa nella sabbia, come fanno da una vita, quando comportamenti immorali fanno comodo ai loro maneggi o persone a loro vicine: personalmente non intendo tacere della sensazione di vomito che mi attanaglia lo stomaco. Combattere Berlusconi, il suo piegare regole e leggi al suo tornaconto ed usare metodi che, nella migliore della ipotesi dicono che le regole sono solo per i fessi, alla lunga non paga. A Luigi Tuccia ed ai compagni di Atripalda soprattutto, ma anche a quelli di Serino e di Monteforte va la calorosa affettuosa solidarietà di chi scrive e di tanti altri che nel PD avevano sperato come ad un modello alternativo al berlusconismo imperante. E’ solo ipocrita ed è stalinismo di ritorno (denigra, denigra, qualcosa resterà…) presentare come disfattismo il disagio con cui una estesa del partito vivrà questa campagna elettorale, con scarsi stimoli e nessun entusiasmo. I trenta giorni che ci separano dal voto potranno forse, e solo per impedire a questa destra di mettere le mani sull’Irpinia, stemperare in una amara rassegnazione, un vero e proprio turarsi il naso, ed impedire atteggiamenti di aventinismo. E’ quello che verrà. Questo di oggi è il tempo dell’amarezza. Per tornare in campo, per far vincere sulle miserie di piccoli uomini il valore di una scelta di campo è necessario elaborare il lutto; il lutto per una idea diversa di partito che è stata deliberatamente mandata al massacro”.

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