L’irpino Alfonso Perugini in Sierra Leone per Medici con l’Africa Cuamm

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Domenica 28 febbraio 2016, a meno di un anno dalla sua partenza per Rumbek in Sud Sudan, Alfonso Perugini, trent’anni, operatore di Medici con l’Africa Cuamm, partirà per un nuovo impegno a Freetown, capitale della Sierra Leone, dove sarà impegnato come amministrativo all’interno del coordinamento dei progetti del paese.

Perugini è rientrato dal Sud Sudan lo scorso 18 febbraio. Giusto il tempo di stare a casa qualche giorno, ad Avellino, e di fare il passaggio di consegne nella sede centrale del Cuamm a Padova ed è già pronto per ripartire. In Sierra Leone, insieme al resto dello staff Cuamm, sarà impegnato nell’importante sfida del rilancio del sistema sanitario della Sierra Leone, fortemente indebolito dall’epidemia di Ebola.

«Mi piace cambiare, vedere sempre realtà nuove – racconta Perugini a proposito della sua imminente partenza –. All’interno del coordinamento di Freetown avrò molte cose nuove da fare: ne sono contento, ho voglia di imparare! Come sempre, prima di partire, sono anche un po’ preoccupato. Mi chiedo: “Sarò all’altezza?”. Ma soprattutto sono curioso di conoscere la gente dell’Africa occidentale: non ci sono mai stato ed è distante migliaia di chilometri da dove ho sempre lavorato in Africa. Noi in Italia non pensiamo mai a queste grandi distanze interne, a quanto possa essere diversa la gente da una parte all’altra del continente!»

Alfonso Perugini infatti conosce bene l’Africa orientale, avendo già lavorato in Tanzania, in Kenya e, nell’ultimo anno, in Sud Sudan. Spiega che la su passione per l’Africa è nata un po’ per caso: «Ad Avellino, dove vive la mia famiglia, avevo aiutato a sistemare una libreria: il proprietario voleva farmi un regalo e io mi sono preso, senza pensarci troppo, un dizionarietto di Swahili, la lingua parlata in molti paesi dell’Africa orientale. Era un libro vecchio e fatto molto male, ma a me piace studiare le lingue. Poco tempo dopo ho trovato un bando per il servizio civile internazionale in Tanzania, dove si parla appunto Swahili. L’ho preso come un segno e sono partito! Lì ho conosciuto una nuova cultura e imparato una nuova lingua: sono entrato dentro qualcosa di molto lontano e diverso da me. È stato bello! Ora è per questo che continuo a partire per l’Africa: sento il fascino per la lontananza culturale che esiste tra l’Africa e l’Italia. Mi piace osservare cose diverse, per capirle. Per entrare nella diversità».

In Sierra Leone Medici con l’Africa Cuamm è impegnata ininterrottamente dal 2012, senza aver lasciato il paese nel corso dell’epidemia di Ebola, che ha causato migliaia di morti tra il 2014 e il 2015. Oggi, passato l’apice dell’emergenza, il paese deve ripartire, nonostante il sistema sanitario in forte crisi. Per questo il Cuamm ha accettato la richiesta del ministero della sanità di intervenire anche a Freetown, la capitale, per rilanciare il Princess Christian Maternity Hospital, la principale maternità del paese, che serve un bacino di utenza di un milione di persone.

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