di Michele De Leo – Tutto in una settimana. La visita del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte in città è arrivata in un momento che rischia di rompere tutti gli equilibri. Se, infatti, la venuta del Premier in Irpinia ha fatto riscoprire – pur se riposte via in tutta fretta – la passione per la politica vera e la volontà di tornare ad essere protagonisti sulla scena nazionale, i fatti di cronaca che hanno portato Avellino alla ribalta possono essere lo spunto per ripartire e scrivere una pagina nuova. E’, forse, l’occasione migliore che poteva presentarsi ad un’amministrazione giovane come quella di Gianluca Festa ma anche per quelle di tanti centri dell’Irpinia: la politica ha la possibilità di riappropriarsi della città e della provincia, mettendo da parte comportamenti errati e provando a costruire un’immagine nuova. La Procura – l’augurio di molti è che che l’azione dei Giudici prosegua e non si fermi al solo capoluogo laddove si ravvisino comportamenti inappropriati per l’amministrazione pubblica – ha servito un assist che gli amministratori e le comunità locali non possono vanificare. Le parole per certi versi pungenti della referente di Libera, Emilia Noviello sul ruolo di una politica che, finora, è spesso arrivata in ritardo limitandosi ad applaudire l’azione della magistratura, rappresentano lo stimolo per dare il via ad una nuova stagione nel modo di fare politica ed amministrare: cancellare del tutto il clientelismo e il servilismo, il continuo peregrinare con il cappello in mano ed evitare comportamenti che mettono in discussione la tenuta di un intero sistema, di enti e società sovracomunali. Diventa insopportabile – i sindacati continuano a denunciare e rimarcare – cercare vie di fuga e scappatoie per evitare di pagare quanto dovuto alle società pubbliche o private. Il caso di IrpiniAmbiente è emblematico: il soggetto a totale partecipazione dell’amministrazione provinciale vanta oltre 40milioni di crediti dai comuni, soldi che i cittadini hanno già pagato agli enti locali. Se, in questo momento storico per l’Irpinia, non si può vivere di amministrazioni ordinarie, a maggior ragione non si possono tollerare amministratori incapaci o, peggio ancora, pronti a sacrificare il bene comune per quello di pochi.