L’inchiesta – Se la crisi congela lo shopping natalizio

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Avellino – Il freddo pungente e la pioggia hanno lasciato da poco la città e nelle arterie commerciali del centro cittadino si riversa la fiumara di persone che, lentamente, prende a girare tra i negozi negli ultimi giorni che precedono il giorno di Natale. E alla truccatissima commessa di un negozio di abbigliamento di Corso Europa scappa un sorriso beffardo: “E’ una scena che si ripete ogni giorno: la gente staziona davanti alle vetrine, pochi entrano nei negozi, in pratica nessuno compera”. L’altalena delle borse e l’allarme-recessione si fa sentire. Pochi metri più in là, siamo nel cuore di Corso Vittorio Emanuele, le motivazioni dell’insoddisfazione crescente tra gli esercenti cambiano. Il succo del discorso: “Più che la crisi, che comunque s’è fatta sentire nei mesi scorsi, qui il Natale sconterà una mancata organizzazione del centro commerciale della città – dice una commessa di un negozio di calzature – Noi commercianti stiamo facendo di tutto per portare i clienti all’interno delle nostre attività, ma servirebbe una iniziativa efficace da parte dell’amministrazione comunale capace di trasformare il salotto di Avellino in un vero polo d’attrazione”.

Ecco le impressioni di un Natale d’attesa per il commercio, che proprio in questo periodo realizza, o meglio realizzava, una parte notevole del giro d’affari. Solo 1 commerciante su 4 si dice sufficientemente soddisfatto dalle vendite, ma la gamma dei commenti della restante parte degli esercizi intervistati lungo le due principali arterie del centro cittadino va da un benevolo giudizio ‘negativo’ ad un più catastrofico giudizio dai lineamenti decisamente apocalittici. Quasi il 90% degli intervistati è d’accordo sul fatto che rispetto allo scorso anno, il bilancio delle vendite pre-natalizie è decisamente peggiorato. In tanti riescono a quantificare questo calo intorno al 40% rimandando però il primo vero bilancio a dopo le feste di Natale: in pratica, c’è una grossa fetta di persone che quest’anno, a differenza degli anni scorsi, ha rinunciato al classico ‘struscio’ tra i negozi. Secondo i negozianti, la scelta di rendere corso Vittorio Emanuele isola pedonale danneggia gli affari di chi, lungo il corso, ha un’attività commerciale: “L’isola pedonale ci penalizza – affermano –. L’isola pedonale deprime ogni voglia d’acquisto”. E c’è chi dice che “…c’è poca attrattiva per gli acquirenti. Non saranno le luci (poche) e qualche sparuto tabellone messo qua e la a invogliare la gente a riempire il corso”. Un periodo che negli scorsi anni è stato sempre caratterizzato da super-lavoro, grazie al transito maggiore di automobilisti che avevano libero accesso alla principale arteria viaria della città. I negozianti si scagliano in maggioranza anche contro la decisione di anticipare la data d’inizio dei saldi. La legge sul commercio, nella sua versione definitiva, prevede la possibilità di far partire i saldi invernali già il 2 gennaio, questo perchè si vuole cercare di sfruttare tale possibilità fino in fondo, visto anche il momento non certo facile per il settore. Ma solo il 5% dei commercianti è favorevole sull’anticipo della partenza dei saldi perchè la ritiene “…una mossa vincente in momenti non certo rosei come questo”. La stragrande maggioranza invece la giudica come una decisione pessima: “E’ scandaloso – afferma il titolare di un negozio di abbigliamento per uomo –. I saldi nascono come vendite promozionali di fine stagione ma farli partire il 2 gennaio, cioè in piena stagione invernale, che senso ha?”.

E allora c’è chi s’ingegna, ideando vendite promozionali a ‘-30 gradi’. Come dare loro torto viste le temperature degli ultimi giorni?
1 commerciante su 2, già dall’inizio di dicembre, applica tariffe promozionali ‘camuffate’. Il risultato è che sono proprio questi gli articoli che più tirano in periodi di crisi. Nel particolare, per il settore dell’abbigliamento, maglie, maglioncini e sciarpe sono i ‘pezzi’ che trainano le vendite. La spesa media di ogni acquirente si aggira intorno ai 40 euro mentre per le calzature, siamo poco al di sopra degli 80 euro. E i cosiddetti beni di lusso? “In questo periodo si è sentita la crisi – ammette un gioielliere –. La gente prima di comprare ci pensa non una ma diecimila volte, la paura è ormai entrata dentro le ossa come il freddo e se andrà avanti così, anche le vendite dell’ultimo weekend prima di Natale non prometteranno nulla di buono”. Ai posteri (o comunque a dopo l’Epifania) l’ardua sentenza.

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