Lezione di scacchi a scuola: “Aiuta in matematica”

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Gli scacchi aprono la mente e consolidano il carattere, consentono di prevedere un risultato in un tempo definito e scacchiinsegnano a riconoscere la sconfitta. Poi, va detto, i ragazzi che li praticano migliorano il rendimento (del 17 per cento, dicono gli studi), soprattutto in matematica.

Dopo lunga fatica e molte esperienze comparate – l’Armenia che nel 2011 ha trasformato lo sport olimpico in materia curriculare, l’Unione europea con una dichiarazione a favore degli scacchi a scuola quasi unanimemente votata, la Spagna che l’ha fatta sua di recente – il nostro ministero dell’Istruzione ha preso atto che una letteratura consolidata considera gli scacchi zucchero per la mente dei ragazzi.

Lo dicono anche otto ricerche italiane. Su questa scorta, il Miur ha deciso di promuovere un progetto pubblico-privato per far entrare gradualmente nelle aule la virtuosa disciplina.

La “circolare scacchi” è stata inviata ieri dalla direzione generale degli studenti alle periferie del ministero, le direzioni provinciali: a breve sarà girata alle scuole. L’atto ministeriale introduce, ed è la prima volta, un percorso omogeneo per far crescere gli scacchi e gli scacchisti in aula.

Fino a ieri le esperienze erano state singole: il liceo scientifico sportivo Carlo Jucci di Rieti ha introdotto la materia “scacchi”, per esempio, nell’orario settimanale. Il nuovo progetto stima 350 scuole medie coinvolte in questo anno scolastico – bisogna trovare i docenti adatti e gli studenti intenzionati – ma nell’arco di due stagioni “il nostro esperimento diventerà un riferimento in tutto il mondo”. Ne è convinto Carlo Stellati, Ceo di Premium Chess, la società di giochi online che a giugno ha presentato l’idea insieme alla Federazione scacchistica italiana.

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