Video/L’ex Procuratore Gagliardi : sono avellinese, la gente ci sostenne quando i grandi ci ostacolavano

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“Avellino resta la mia patria, qui sono stato sia sostituto procuratore che Procuratore della Repubblica per 14 anni. Sono avellinese anche senza essere nato ad Avellino. Ho amato la gente semplice, non i grandi ma i piccoli di Avellino. Erano persone sincere, erano persone che mi rispettavano anche quando i grandi mi respingevano. La gente apprezzava questa nostra battaglia a difesa della legalita’, anche quando a volte questa difesa non coincideva con le intenzioni di quelli che dominavano allora questo territorio”. Antonio Gagliardi, 94 anni, ancora oggi ha lasciato un segno nella città di Avellino, a dimostrarlo l’applauso in piedi tributato dalla sala Blu gremita di personalità, che oggi pomeriggio hanno partecipato alla presentazione al Carcere Borbonico del libro del Procuratore Antonio Guerriero, “Il Sapore dell’ingiustizia”. E non poteva certo mancare un testimone, sicuramente quello più richiamato nelle pagine dell’opera di Guerriero, che è arrivato con la medaglia d’oro ricevuta dopo l’attentato ai suoi danni nel settembre del 1982. Proprio di quella criminalità ha parlato Gagliardi: “Era una camorra che io non so se aveva liberta’ di ingresso in questo territorio, perche’ si comportava con una spavalderia e una sicurezza che fa sospettare un retroterra che forse non e’ mai apparso”. Non è entrato nei temi di attualità, limitandosi al racconto storico di quegli anni in cui insieme all’allora sostituto procuratore Guerriero, che lo ha ricordato anche nel suo libro: “affrontammo una dura battaglia, perché allora la camorra era di grosso livello. La camorra si era impadronita del territorio e voleva monopolizzare la ricostruzione post terremoto. Un’operazione davvero difficile, Antonio Guerriero era con me, fianco a fianco e riuscimmo a fermare questa pericolosissima organizzazione malavitosa, che certamente avrebbe posto le mani sulla ricostruzione. Lo impedimmo e purtroppo ho pagato con il mio corpo, perche’ fu proprio questa organizzazione che mi tese un agguato mortale, dal quale solo il caso o la fortuna o la protezione divina mi salvo’ la vita”. All’appuntamento c’è anche Franco Roberti, per anni alla guida della Dda di Napoli, poi Procuratore Nazionale Antimafia, oggi europarlamentare uscente del PD. Lui da magistrato in Irpinia, prima e durante il terremoto, non ha avuto dubbi nell’affermare di “aver conosciuto il vero volto della camorra stando a Sant’Angelo dei Lombardi, ben prima di andare alla Procura di Napoli. Quando ho visto i palazzi costruiti male crollati in quella tragedia immane che fu il terremoto dell’Irpinia. E’ vero. Ho respirato cemento e camorra proprio a Sant’Angelo dei Lombardi”. Da quella camorra alle organizzazioni di oggi c’è stato una cambiamento: “La camorra- ha spiegato Roberti- quella che abbiamo conosciuto e combattuto e’ cambiata. Le grandi organizzazioni criminali sono diventate transazionali. Ormai non trovi più il clan camorristico che opera individualmente ma opera sempre in rete con altri gruppi criminali di altri paesi. Soprattutto nelle attività criminali che sono transnazionali dalla tratta di essere umani a quelle delle armi”. Sul Pnrr Roberti ha avvertito: “Siamo già in pieno contrasto delle truffe sul Pnrr, ma non bisogna mai abbassare la guardia perché il pericolo può essere sempre incombente”. Il generale dei Carabinieri Angelo Agovino, all’epoca dei fatti capitano alla guida della Compagnia di Avellino, ha subito rappresentato la sua prima impressione davanti al Carcere Borbonico: “Queste erano le mura in cui abbiamo passato ore con il Procuratore Guerriero e il Procuratore Gagliardi per interrogare i detenuti, questo oltre ad un luogo di sofferenza era anche un luogo di lavoro. Vorrei fare i complimenti a te (riferendosi ad Antonio Guerriero ndr), per come hai organizzato questo evento, in cui hai coinvolto tutta la società civile. Non è solo la presentazione di un volume. Ci sono rappresentanti del mondo imprenditoriale, delle professioni, autorevoli rappresentanti degli organi di informazione. Fare i complimenti alla dottoressa Altobelli, che è stata capace di creare una sorta di realtà immersiva. Poi alcune sottolineature che non posso non fare. Sono arrivato ad Avellino qualche giorno dopo il terremoto. Qui c’erano il Procuratore Ferrante e due pm, tra loro il Procuratore Gagliardi.

Ad Avellino ci sono un paio di eventi che cambiano tutto. Il primo e’ il terremoto che ha creato uno spartiacque, sotto tutti i punti di vista. Sociale ed economico . Il secondo elemento che ha fatto si che nulla fosse piu’ come prima e’ stato l’ attentato al Procuratore Gagliardi, ha cambiato il modo di affrontare i problemi. Queste sono le due sottolineature. Ho incontrato rivisto a Foggia, dice arrivo insieme al Procuratore Gagliardi, sono stato testimone di un buon terzo delle cose che riguardano le attività di Avellino in questo libro”. Il Procuratore Guerriero, interrompendo l’intevento, abbracciandolo e commuovendosi ha voluto testimoniare : Angelo ci è stato vicino, abbiamo combattuto anche grazie a lui questa battaglia . L’autore del libro, il Procuratore Antonio Guerriero, da qualche giorno in quiescenza dopo 44 anni spesi per la Giustizia, ha rilanciato i temi del suo libro. “Raccontare una generazione di magistrati, che da Falcone a Borsellino, da Gagliardi a Franco Roberti, ha dovuto fronteggiare tre enormi problemi: le organizzazioni mafiose che controllavano in modo militare i territori, facendo pagare la tassa della camorra sui principali beni e avevamo una serie di imprenditori che erano ai vertici delle organizzazioni mafiose, non sono più i boss di vecchio livello. E abbiamo accanto ad un’economia legale una illegale. Noi dovevamo contrastare tra l’altro il terrorismo, racconto tra l’altro la vicenda di Calvosa, di un gruppo di terroristi che partirono proprio da Avellino per uccidere il Procuratore di Frosinone, che mi ha preceduto 40 anni prima. Infine dovevamo contrastare dei centri illegali vicini alla corruzione, che se avessero vinto avrebbero potuto incidere sul sistema democratico del Paese. Vi invito a riflettere su cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la strage di Falcone e poi quella di Borsellino. Tutta la normativa antimafia nasce dopo quelle stragi. Quindi dobbiamo ripensare storicamente al ruolo della magistratura come baluardo del sistema democratico nel contrastare questi tre immani problemi. Siamo qui per valorizzare l’Irpinia. Noi stiamo portando avanti un progetto per ripresentare un Tribunale delle aree di montagna, che accorpi Ariano Irpino e il santangiolese, stiamo parlando di duemila chilometri quadrati del territorio che non hanno un Tribunale, quindi bisogna ripristinare una sede in queste aree che si stanno desertificando. Che fine gli vogliamo far fare a questi 50 comuni?”.