Legalizzazione cannabis, polemiche alla Camera e tutto rinviato. Ma l’uso terapeutico è già realtà

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Il ddl sulla legalizzazione della cannabis approda alla Camera ed è subito polemica.

La proposta di legge sulla legalizzazione della cannabis è stata firmata da molti parlamentari del Pd e della sinistra, ma anche del Movimento5Stelle e da qualche esponente di Forza Italia, Gal e Scelta Civica, Socialisti e vari altri del Gruppo misto. In tutto si tratta di 221 parlamentari. Prevede il possesso di marijuana per uso personale e ricreativo in quantità fino a 5 grammi, che arrivano fino a 15 nel privato domicilio. In caso di una prescrizione per uso medico, i limiti possono anche essere superati. Inoltre, viene prevista l’autocoltivazione che può arrivare fino a 5 piante oppure il consorzio con altri consumatori (fino a 50) in “cannabis social club”.

Sarà possibile anche la vendita al dettaglio in negozi autorizzati dai Monopoli, che devono anche vigilare sulle coltivazioni destinate a questo canale di diffusione. Sarà vietato fumare nei luoghi pubblici, anche parchi e giardini, o all’interno della automobili. Il 5% dei proventi della legalizzazione saranno destinati a finanziare progetti del Fondo nazionale per la lotta alla droga.

Dopo un’accesa discussione generale in aula parlamentare, l’esame del ddl è già slittato a settembre per l’enorme numero di emendamenti presentati. Il provvedimento, prima dell’esame dei deputati, tornerà infatti alle commissioni Giustizia e Affari sociali. La maggioranza teorica, infatti, è a quota 316 e il ddl parte da una base di 220 firme, quindi per farcela servono ancora un’ottantina di voti, da pescare soprattutto fra le fila del Pd.

Nel frattempo, per il medico di famiglia è già possibile prescrivere l’uso della cannabis a scopo terapeutico per diverse categorie di applicazioni. Con il decreto del 9 novembre 2015, infatti, il ministero della Salute regolamenta la produzione nazionale e le preparazioni di origine vegetale a base di cannabis.

Il decreto ministeriale chiarisce che “l’uso medico della cannabis non può essere considerato una terapia propriamente detta, bensì un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non hanno prodotto gli effetti desiderati, o hanno provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitano di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali.”

Per queste ragioni gli ambiti prescrittivi sono i seguenti:

  • l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali;
  • l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno) in cui il trattamento con antinfiammatori non steroidei o con farmaci cortisonici o oppioidi si sia rivelato inefficace;
  • l’effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per HIV, che non può essere ottenuto con trattamenti tradizionali;
  • l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard;
  • l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali;
  • la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette che non può essere ottenuta con trattamenti standard.

Il medico potrà prescrivere e far utilizzare le preparazioni messe a disposizione con due diverse modalità di assunzione: per via orale (attraverso un decotto) o per via inalatoria (mediante vaporizzatore).

Per quanto riguarda i costi il decreto stesso chiarisce che “la sostanza attiva di origine vegetale a base di cannabis avrà un costo di produzione stimato in euro 5,93 al grammo. I costi previsti non tengono conto dell’IVA da applicare”. Il costo di vendita al pubblico è disciplinato dall’Allegato A al decreto ministeriale 18 agosto 1993 di determinazione della Tariffa nazionale per la vendita al pubblico dei medicinali ma la tariffa è ferma al 1992: la vendita al pubblico è di 29/30 euro al grammo.

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