AVELLINO- Seminare la legalita’. E’ il progetto che ha visto impegnati gli studenti dell’istituto comprensivo “San Tommaso-F. Tedesco”, che oggi si e’ arricchito di un momento di confronto importante. Nell’auditorium della scuola secondaria di primo grado hanno potuto discutere di scuola e legalità con Fiorella Pagliuca, provveditore agli studi di Avellino, Jessica Tomasetta, assessore alla pubblica istruzione del comune di Avellino, don Antonio Fucci, direttore pastorale scolastica diocesi di Avellino. Tra i relatori don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, il tenente colonnello Amedeo Consales, comandante del Reparto Operativo dei Carabinieri di Avellino, e Francesco Emilio Borrelli deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
Per Don Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano in prima linea contro criminalita’ organizzata e ambientale nella “Terra dei Fuochi” la riflessione non poteva che partire della strage dei ragazzi di Monreale, rimarcando come l’autore fosse un diciannovenne dello Zen, la periferia di Palermo: “la cosa migliore da fare è far pace la periferia con il centro storico, le persone benestanti con coloro che vivono nella precarietà, perché quando noi li abbandoniamo questi ragazzi poi succederanno delle cose orribili, perché lasciati a se stessi poi cominceranno ad andare per una strada che noi non potremo mai comprendere. Non siamo nella giungla, parlare di legalità a scuola è fondamentale. La famiglia purtroppo fa acqua da tutte le parti, con i bambini che iniziano a respirare l’illegalità tra le mura di casa. Sappiamo quanto e’ importante che i ragazzi respirino aria e profumo di legalità fin dalla nascita”. Il parlamentare Francesco Emilio Borrelli ha invece stigmatizzato il fatto che in tantissime realtà stare dalla parte delle legalità equivale ad essere una minoranza: “Sono qui oggi per dire ai ragazzi che le regole vanno sempre rispettate e che non esistono regole di serie A o di serie B. Che bisogna onorare gli eroi e le vittime invece di farsi tatuaggi con le immagini dei boss. Che nessun territorio è immune, purtroppo dalla presenza criminale o dal inciviltà. Che la vera battaglia è cercare di fare un fronte comune. Oggi, purtroppo rappresentiamo in molti territori la minoranza. Io sto venendo dal ricordo di Lino Apicella, un poliziotto morto cinque anni fa, il 27 aprile di 5 anni fa, mentre faceva un inseguimento dopo una rapina in una banca, per salvaguardare i nostri risparmi. Oggi eravamo quattro gatti, compresi gli uomini e le forze dell’ordine. Se avessimo fatto la presenza di un camorrista o di un tiktoker o di un pregiudicatoavremmo avuto una presenza pesante. Oggi ci sono tanti che amano i tatuaggi di Cutolo o di Riina, i cui i quadri vanno a ruba e la gente adora avere le immagini di Riina dentro casa. Quindi c’è un problema sociale e culturale molto elevato. Tira molto più la criminalità che la legalità. Al punto tale che stanno girando l’ennesima fiction di Gomorra. Io non non ho mai chiesto e non chiederò mai la censura per nessuno. Però possiamo fare una riflessione del perché tira di più “Mare fuori” e “Gomorra” e non una serie su Siani o su altri personaggi che hanno fatto, come il vicedirettore di Poggioreale che fu ucciso perché disse no a Cutolo che riteneva di non dover fare perquisire la sua cella in carcere. Pensate un po’, a che eravamo arrivati”.