Pizzo alle imprese impegnate nei lavori di ricostruzione a Sarno dopo la frana del 1998, arriva l’assoluzione bis per Adriano Sebastiano Graziano, il boss dell’omonimo clan quindicese, attualmente detenuto per scontare una condanna per associazione a delinquere di stampo mafioso. I giudici della Sesta Sezione Penale della Corte di Appello di Napoli (presidente Massimiliano De Simone, a latere Nicola Erminio Paone, relatore e Michela Eligiato) hanno confermato la sentenza emessa il 30 maggio 2005 dal Gup del Tribunale di Salerno Antonio Di Matteo, che aveva assolto dalle accuse Graziano, difeso dal penalista Raffaele Bizzarro. Un braccio di ferro Giudiziario con la Procura di Salerno che è andato avanti per diciassette anni. La sentenza del Gup era stata impugnata dalla Dda di Salerno, in secondo grado era arrivata la condanna a sei anni di reclusione. La Cassazione aveva annullato tutto con rinvio. E proprio alla luce della circostanza che a Salerno ci fosse solo una Sezione di Corte di Appello, il procedimento è stato discusso davanti ai magistrati napoletani. I magistrati hanno invece confermato come chiesto dalla difesa del cinquantaseienne quindicese, il verdetto di assoluzione in primo grado.
La vicenda giudiziaria si riferisce alle indagini della Dia di Salerno per cui nel maggio del 2004 erano scattate una serie di misure cautelari per estorsioni tentate e consumate sul territorio dell’Agro nocerino sarnese dalla cellula del clan Graziano. Tredici gli imputati. Per Adriano Graziano l’ accusa era quella di aver promosso insieme al defunto Arturo Graziano e al cugino Massimo tra il dicembre del 2000 e il giugno del 2004 una serie di estorsioni per acquisire il controllo delle forniture di calcestruzzo connesse alla realizzazione di appalti per le opere pubbliche successive alla frana del maggio 1998 nella città salernitana. In particolare l’ospedale Villa Malta e le opere sul versante di Siano e Bracigliano. Tra gli episodi contestati, infatti, un raid all’interno di un impianto di calcestruzzi di Castel San Giorgio, avvenuto nel novembre 2000, per ottenere una fornitura di circa un miliardo delle vecchie lire. In quella occasione al titolare era stato riferito: ” I Graziano non stanno solo a Quindici, ma anche a Siano, Sarno e Bracigliano. La fornitura la facciamo noi. Dite questo a chi di dovere”.