L’assassino e capomafia Matteo Messina Denaro è morto

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Il boss aveva 62 anni, da tre anni era malato di tumore al colon e da venerdì era in coma irreversibile. Matteo Messina Denaro è morto nell’ospedale dell’Aquila dove era ricoverato da agosto, in una stanza blindata.

È stato arrestato il 16 gennaio scorso, dopo 30 anni di latitanza, proprio grazie alle tracce delle cure a cui si stava sottoponendo seguite dai carabinieri del Ros e dalla Procura di Palermo.

Nel 2002 il boss era stato condannato in contumacia all’ergastolo per aver personalmente ucciso o ordinato l’omicidio di decine di persone. Di alcuni è stato il mandante, mentre di altri è accusato di essere l’esecutore materiale, ossia la persona che ha portato materialmente a termine l’assassinio. E proprio la sua efferatezza, emulata dal padre Francesco da cui ha ereditato il ruolo di capomafia di Castelvetrano, lo ha reso uno dei più stretti affiliati di Totò Riina, chiamato anche “la belva”.

Tra i suoi crimini più efferati l’omicidio del 15enne Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido per costringere il padre Santino, ex mafioso pentito, a ritrattare le dichiarazioni sulla strage di Capaci. Messina Denaro è stato, infatti, tra i mandanti delle stragi di Capaci e di via d’Amelio, delle bombe di Firenze, Roma e Milano. Non si è mai dichiarato pentito di nulla.

Le condizioni dell’assassino, sottoposto dal 2020 a quattro operazioni chirurgiche e a diversi cicli di chemio, nei giorni scorsi sono apparse gravi ai medici dell’Aquila che l’hanno avuto in cura dalla cattura e che inizialmente lo avevano sottoposto alle terapie in carcere, dove era stata allestita per lui una cella con infermeria e così, sulla base delle indicazioni date da Messina Denaro che nel testamento biologico aveva rifiutato l’accanimento terapeutico, gli hanno interrotto l’alimentazione.

Dopo l’ultimo intervento il boss, molto grave, è stato trattenuto in ospedale, trattato con la terapia del dolore e poi sedato. Prima di perdere coscienza ha incontrato alcuni familiari e dato il cognome alla figlia Lorenza, avuta in latitanza e mai riconosciuta. La ragazza, insieme ad una delle sorelle del capomafia e alla nipote Lorenza Guttadauro, che è anche il difensore del boss, è stata al suo capezzale negli ultimi giorni.