L’Antitrust condanna Sky a pagare 7 mln di euro, pubblicità ingannevole nell’affaire DAZN

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A fine agosto 2018, l’offerta televisiva per quanto riguarda il calcio italiano è passata dal monopolio di SKY al duopolio: SKY-DAZN. Gli utenti, senza nessuna informazione o comunicazione, si sono trovati improvvisamente a pagare un abbonamento per il prezzo concordato, ma una visione ridotta del 30% per quanto riguarda la serie A e del 100% per la serie B.

La piattaforma, infatti, ha omesso di comunicare ai propri abbonati che il pacchetto calcio non prevedeva più la visione di tutte le partite del campionato di serie A, ma solo di 7 su 10 per ciascuna giornata di campionato (tra l’altro allo stesso prezzo). Le altre 3, infatti, sono visibili grazie ad un altro abbonamento su un’altra piattaforma, quella di Dazn.

In questi giorni, si è conclusa l’istruttoria avviata dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato sul pacchetto calcio di Sky della stagione 2018/2019, nella quale l’Antitrust ha condannato Sky per pubblicità ingannevole nei confronti dei consumatori con una sanzione di 7 milioni di euro.

Inoltre, ha rilevato anche una pratica aggressiva. La società, infatti, non ha permesso al consumatore di scegliere liberamente se continuare ad essere abbonato al pacchetto calcio oppure no. In caso di rinuncia al pacchetto calcio, il consumatore avrebbe dovuto continuare a pagare gli addebiti e nel caso di recesso dal contratto pagare pesanti sanzioni.

“La reazione del CODACONS in difesa degli utenti – afferma l’Avv. Marchetti – è stata immediata e l’ANTITRUST ha riconosciuto che mentre in assenza di informazioni che chiarissero i contenuti dell’offerta, l’utente è facilmente incorso nell’errore di ritenere compreso nel pacchetto sky calcio l’intero campionato di calcio di serie A e di serie B, assumendo così una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso, ossia l’attivazione dell’abbonamento a tale servizio per la stagione calcistica 2018/19, e che sky, dal suo canto, ha attuato una pratica aggressiva in quanto non ha posto i suoi clienti nella condizione di poter assumere liberamente una decisione in merito al mantenimento o meno del pacchetto”.

In un rapporto commerciale corretto, la società avrebbe dovuto comunicare la riduzione delle trasmissioni e la relativa riduzione del canone, ma SKY si è guardata bene di comunicare alcunché e gli utenti si sono trovati a pagare anche un nuovo abbonamento ad un’altra società: “Gli abbonati, dunque, sono stati costretti a scegliere tra due possibilità, entrambe svantaggiose, ossia la prosecuzione degli addebiti, tra l’altro in misura invariata nonostante il contenuto diverso e ridotto del pacchetto rispetto a quello originariamente scelto, oppure il recesso dal contratto a titolo oneroso, con il pagamento di penali e/o la perdita di sconti e promozioni connessi alle offerte con vincolo di durata minima”.

“Di qui – conclude l’Avv. Marchetti – la giusta condanna da parte dell’Antitrust a Sky. Ora attendiamo che sky comunichi a tutti i suoi clienti la riduzione del canone con la restituzione del “maltolto”, prima di lanciare un’azione collettiva per il recupero”.

Sky ha emesso una nota in risposta alla decisione dell’Authority Antitrust in cui fa sapere che farà ricorso e sottolinea come in realtà per la società, con i nuovi accordi, i costi dei diritti connessi al pacchetto calcio siano aumentati e come sia già stata una conquista riuscire a non aumentare i prezzi.