Sarebbe bastato non stringere quella benedetta mano tesa dal presidente Walter Taccone, sarebbe bastato dire: “Presidente, grazie di tutto, ma il Cagliari mi ha offerto l’occasione della mia carriera”. Sarebbe, appunto.
Massimo Rastelli insieme al suo staff composto dal vice Dario Rossi, dal preparatore atletico Fabio Esposito e dall’allenatore dei portieri David Dei, ha scelto invece la via più tortuosa per congedarsi dai tifosi biancoverdi che al suo fianco hanno gioito e sofferto.
Rastelli ha illuso società, tifosi, un’intera provincia indignata per i suoi capricci. Il rinnovo era pronto, c’era l’accordo sulla parola nonostante il Cagliari si fosse già fatto sentire per sondare la volontà del tecnico. Che un allenatore di calcio o comunque un professionista nella vita decida di cercare nuovi stimoli è un fatto normale. L’Avellino e Avellino lo avrebbero compreso con i modi e i tempi giusti.
Così però assolutamente no. Con un mercato già iniziato e con la lista degli obiettivi avallata dallo stesso Rastelli, la cui presenza è diventata sgradita presso i dirigenti dell’Avellino. La famiglia Taccone lo ha praticamente ripudiato, respinto. Troppo grave l’affronto di ieri che ha aperto una ferita profonda. Il padre padrone Walter non ha voluto incontrarlo e ha promesso battaglia. E’ una questione di principio.
Evidentemente il personaggio Rastelli non aveva raccontato tutto di sé né alla società né ai tifosi che proprio il presidente Walter Taccone a più riprese tra lunedì e martedì aveva rassicurato sulla continuazione del rapporto.
E’ andato tutto nel verso opposto con le modalità sbagliate. Rastelli si è così idealmente consegnato alla folla irpina inferocita davanti al patibolo. L’epilogo più funesto e più impensabile che ha spiazzato tutti.
Sarebbe bastato davvero poco per lasciare da vincitore: un cenno, una telefonata, un segnale. E invece no, si è deciso di entrare in un vicolo cieco che probabilmente ritroverà spiragli di luce sotto il profilo squisitamente materiale, ma non certamente morale.
Sarebbe bastato un po’ di rispetto nei confronti di chi nei mesi scorsi ha creato i presupposti dell’unione finalizzata alla vittoria. Rispetto che qualche volta è venuto a mancare nei confronti anche della stampa locale (vedi a Brescia quando nel post partita il diretto interessato ha sbeffeggiato i giornalisti di Avellino rifugiandosi sul pullman).
E invece ancora, tremendamente, no: uniti si è persa la faccia. Nessuno escluso.