Assai discutibile è parsa la scelta del tecnico dell’Avellino di evitare il confronto con gli operatori della stampa al termine della partita con il Brescia.
Massimo Rastelli non si è presentato ieri sera nella sala stampa del “Rigamonti” colpito da un improvviso attacco allergico ai taccuini. Ironia a parte, il tecnico biancoverde non ha mostrato alcun rispetto verso il diritto-dovere di cronaca esercitato dai rappresentanti dell’informazione, principalmente quelli irpini – tra i quali chi scrive – saliti fino a Brescia per raccoglierne le impressioni e trasmetterle ai tifosi già trepidanti per l’avvicinarsi dei play-off, nonostante la sconfitta.
Un dribbling da vero attaccante qual è stato da parte di Rastelli che, all’uscita dallo spogliatoio, ha tirato dritto verso la scaletta del pullman trincerandosi dietro un silenzio in apparenza senza motivo. Forse uno ce ne sarebbe – sembra le lamentele nei confronti dell’arbitro per qualche episodio non digerito; abbastanza aleatorio per la verità – ma in ogni caso una condotta simile non è giustificabile. Lo sarebbe compreso in caso di silenzio stampa, indetto dalla società nel post Catania per evitare polemiche, ma la presenza serena e cortese davanti ai microfoni di altri tesserati, vedi Gianmario Comi e Alessandro Fabbro, ha fugato sin da subito ogni dubbio in tal senso. Dal dribbling all’autogol così il passo è stato breve.
E’ un peccato che Rastelli si perda in un bicchier d’acqua proprio nel momento della coesione di tutte le componenti chiamate a raccolta non tantissimo tempo fa. La strada è tortuosa, ma così facendo la si rende impraticabile. Come accaduto nel post-Pescara, il tecnico dei lupi farebbe bene a chiarire la sua posizione, anche se la società ha fatto sapere che l’allenatore non rilascerà alcuna dichiarazione dal ritiro bresciano. La scelta di non parlare (l’avremmo gradita e rispettata a caldo) può essere adottata in tanti modi e ieri, a Brescia, è stato scelto quello sicuramente peggiore.
L’inviato a Brescia, Claudio De Vito