L’analisi – L’Avellino vince a scacchi, ma i numeri lo inchiodano senza pietà

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vicenza avellino Luigi Castaldo

Rastelli ha imbrigliato Marino nelle strategie tattiche, ma il dato numerico condanna l’Avellino tornato a fare i conti con la crisi di punti e segnature lontano dal “Partenio-Lombardi”.

I numeri sono il sale del calcio e in questo momento non sorridono all’Avellino. A Vicenza è arrivata la quinta battuta d’arresto nelle ultime sette partite, quattro in altrettante trasferte nelle quali i lupi non sono riusciti a fare breccia nelle difese avversarie (Carpi, Lanciano e Catania prima di ieri sera) per un totale di circa 400 minuti all’asciutto.

Statistiche tuttavia impietose per la formazione di Massimo Rastelli che al “Romeo Menti” ha dimostrato carattere al cospetto di quella che si candida ad essere la principale antagonista del Bologna per la A diretta.

L’Avellino è sceso in campo in terra veneta convinto dei propri mezzi e di un’abnegazione dalla quale è scaturita l’applicazione tattica che ha disinnescato le tradizionali prerogative del team biancorosso.

Fasce bloccate con la difesa alta e fonti di gioco inaridite grazie ad un 4-3-1-2 ricamato addosso all’avversario. Rastelli aveva studiato tutto a puntino e ha fatto un figurone con i suoi uomini, protagonisti di un’interpretazione impeccabile della fase di non possesso.

Prezioso in tal senso l’apporto di Soumarè, che con la sua freschezza atletica ha ingabbiato Di Gennaro, incapace di dettare i tempi con la zanzara belga nel suo raggio d’azione.

Abili anche le mezz’ali Kone e Schiavon a scalare sugli esterni rimpolpando i presidi eretti da Pisacane e Bittante. Se l’orchestra difensiva ha funzionato a meraviglia, l’impianto propositivo ha lasciato parecchio a desiderare nel primo tempo. E’ mancato infatti l’ultimo passaggio per gli attaccanti a tratti troppo lontani per dialogare tra loro.

Qualcosa in termini di pericolosità è cambiata nel secondo tempo, quando tra centrocampo e attacco si sono ridotte l distanze, complice anche l’esasperazione della ripartenza di un Vicenza chiusosi a riccio dopo la rete del vantaggio siglata da Cocco.

Ci hanno provato Trotta, Castaldo e D’Angelo, ma Vigorito e la mira imprecisa hanno negato ai biancoverdi la gioia di un pareggio che avrebbe legittimato la vittoria di Rastelli nella personale partita a scacchi con Pasquale Marino.

A fine partita complimenti e pacche sulla spalla con i quali l’allenatore dei lupi ha riempito il bicchiere mezzo vuoto dell’insonne notte vicentina. Servono per l’autostima sua e di tutto il gruppo.

Una magra consolazione in tempi di vacche, anche quelle magre, per l’Avellino che si accende ad intermittenza nei quartieri alti della classifica.

 

 

 

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