Termometro ignorato. Confermare il 3-5-2 (trasformato puntualmente in un 4-4-2 a specchio con l’avversario nella fase di non possesso) che a Vercelli aveva offerto ottimo calcio per oltre un’ora ha rappresentato il minimo sindacale per Rastelli che forse però avrebbe dovuto tenere in maggiore considerazione il termometro. Alcuni uomini, vittima in settimana dell’influenza, infatti non sono sembrati nelle condizioni di poter reggere il confronto. Su tutti bomber Castaldo, che ha resistito finché ha potuto con due allenamenti su cinque saltati. Intuizione per Regoli a parte in avvio, l’ex capocannoniere del torneo ha giocato nell’ombra. Come lui Chiosa, che ci ha capito davvero poco sul gol di Stanco e nel complesso ha disputato la peggior partita con la casacca biancoverde. La lista si estende ai centrocampisti, apparsi la brutta copia di quelli che avevano spadroneggiato al “Piola”. Le alternative c’erano ed erano state provate (vedi Angeli). La debacle interna di un anno fa con il Lanciano non ha insegnato nulla e Rastelli si ritrova a dover fare ammenda alla luce della scelta di alcuni interpreti.
Fasce in controtendenza. Se in mezzo al campo l’Avellino ha compiuto un netto salto all’indietro, le fasce, seppur in maniera discontinua e minate dalla giornata no della mediana, qualcosa di buono lo hanno fatto vedere. Visconti e Regoli sono due garanzie per l’ampiezza e l’attacco del fondo in un modulo come quello rastelliano, anche se l’ex Pontedera ha bisogno di maggiore disciplina nella fase di copertura (vedi la discesa di Barreca in occasione dell’1-0 patavino). L’ex Cremonese, invece, si è dimostrato ancora una volta all’altezza a 360 gradi servendo al goleador del girone di ritorno dei lupi il cross della speranza. L’unico aspetto da non azzerare in vista del cambio di passo.
(di Claudio De Vito)