Lacedonia – In consiglio un odg contro la privatizzazione dell’acqua

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Lacedonia – “L’acqua non è una merce qualsiasi, l’acqua è la vita dell’uomo e del suo ecosistema e non si deve privatizzare – così Antonio Di Ninno, Capo gruppo Prc – Se al Comune di Lacedonia e già componente del Manifesto Mondiale dell’Acqua – Premesso che il Consiglio Comunale di Lacedonia già il 16 marzo 2002 con delibera N° 16 e la giunta il 4 aprile 2002 è seguito un convegno tenutosi a Lacedonia il 11 aprile con la partecipazione di molte Autorità della materia tra cui l’avvocato Sorvino ed Emilio Molinari da Milano e Presidente del Manifesto mondiale per l’acqua. In quel convegno fu deciso per la prima volta che, l’acqua è bene comune dell’umanità; fu fatta opposizione alla legge finanziaria del 2001; fu invitata la regione Campania affinché facesse ricorso alla decisione del Governo per non aver Consultato gli enti locali interessati ai sensi della Costituzione vigente. Inoltre con specifiche interrogazioni, sia alla Regione che al Parlamento, fu bloccata dall’avvocatura Regionale il tentativo di Privatizzare gli acquedotti meridionali. Dopo anni di ideologismo selvaggio che ha comportato in Italia la privatizzazione di parte consistente dei servizi pubblici nazionali e locali, Sembrava sconfitta la logica del governo Berlusconi,invece il Berlusconismo è piu che mai imperante. La privatizzazione dei servizi pubblici, in situazioni di monopolio naturale, è stata vissuta talvolta come un disastro per lo stesso pensiero unico che sottende il neoliberismo delle economie neocapitalistiche: basti pensare ad acqua, ferrovie, energia elettrica,trasporti, sanità, ecc. ecc.. C’è qualcosa di sicuro però con le privatizzazioni: l’aumento delle tariffe per i consumatori domestici, il taglio dei posti di lavoro nelle società erogatrici di servizi, il taglio delle attività di manutenzione. Insomma socializzare le perdite e capitalizzare i profitti, attraverso operazioni finanziarie. Bisogna invece ribadire che l’acqua non è solo una risorsa economica da gestire comunque oculatamente, ma è soprattutto un diritto degli esseri umani e dell’umanità, senza la garanzia del quale non è possibile letteralmente vivere per bere e per le esigenze igieniche più elementari. A livello locale bisogna insistere su alcune tematiche fondamentali. 1) Checché se ne dica, la legge Galli, 36/94, nulla ha innovato sulle potestà comunali e consortili inerenti i cosiddetti regolamenti municipali e consortili di somministrazione idrica: bisogna pertanto imporre una revisione dei regolamenti stessi tale che sotto una media di 50 litri/abitante/giorno non si possa effettuare il distacco dal servizio per morosità in connessione a situazioni di comprovata povertà; 2) Bisogna ribadire che l’acqua deve rimanere sotto l’egida del controllo pubblico e non può essere dismessa per essere poi regalata alla gestione dei privati che da essa ne traggono profitto e lucro. Cosi come si intende fare in provincia di Avellino ATO1,con la moltiplicazione delle Società di gestione e sarebbe la terza; 3) Una rinnovata egida pubblica della gestione dell’acqua deve in ogni modo riuscire ad assicurare il recupero delle perdite degli acquedotti, causa/effetto di parte del malaffare degli appalti pubblici nei servizi idrici,investendo nella manutenzione delle reti, anziché fare società di gestione,per aumentare i consigli di amministrazioni pagati profumatamente dai cittadini sulle bollette; 4) La nuova socialità della gestione dei servizi pubblici si dovrà caratterizzare per vie diverse da quelle del passato: per esempio passando per il bilancio partecipato, non solo quello delle acque, ma anche quello economico. Con l’introduzione dei consigli di sorveglianza da associare ai consigli di amministrazione delle imprese pubbliche locali idriche; nei consigli di sorveglianza sul modello tedesco andrebbe aggiunta alla presenza dei lavoratori quella degli utenti e degli ambientalisti organizzati, per effettivo controllo sulla gestione, partecipazione a titolo gratuito; 5) Le sorgenti e le falde devono tornare ad essere sfruttate, anche avendo il coraggio di diminuire col tempo il volume degli emungimenti, in maniera da gestire la loro rinnovabilità e continuità per assicurare l’integrità e la sostenibilità del territorio. Assicurare ai fiumi il minimo vitale,per la flora e fauna esistenti lungo l’alveo. 6) Non ha senso la guerra con la Puglia e con i suoi abitanti, da parte dell’ATO 1 Calore Irpino, ameno che non si vuole intentare una guerra ideologica con loro, e con il Padreterno. Poiché l’acqua è di tutti perchè viene dal cielo,dovremmo pregare un po’ tutti affinché nelle zone aride del pianeta, piovesse di più, E non come fa il presidente on. Giuditta, che chieda al Signore che faccia la pioggia solo da lui cosi si può vendere l’acqua che in quel caso potrebbe essere sua. 7) Non ha senso chiedere alla regione Puglia il pagamento dell’acqua, poiché ricadrebbe su quei cittadini che gia soffrono per la mancanza d’acqua. 8) Avrebbe senso invece in un rapporto di solidarietà, chiedere al Governo Nazionale che si faccia Carico all’interno della Fiscalità Generale, su come intervenire a protezione del Bacino Idrografico, se è questo che si chiede, con l’accordo Stato Regioni confinanti si può discutere. Tutto cio premesso è parte integrante della volontà di questa maggioranza, che delibera di: Riconfermare la delibera del C.C. del 22 aprile 2002 N° 16 nella quale si conferma che l’acqua è bene comune da non privatizzare; Chiedere Al presidente dell’ATO 1 e all’intero CDA, ai Sindaci ed ai presidenti delle Province di Avellino e Benevento ed alla Presidenza dell’ AQP ( 12 comuni appartenenti per la gestione all’AQP) , la Regione Puglia e della Campania di: – riconoscere l’acqua come “ bene comune” non assoggettato alle norme del mercato e come diritto inalienabile,evitando che l’ATO1 Calore Irpino, l’ambito dentro cui si collocano le maggiori risorse idriche dell’intero mezzogiorno, possano entrare i privati; – evitare la privatizzazione e la vendita delle reti e del servizio idrico; – procedere con l’affidamento diretto del servizio idrico a società con capitale interamente pubblico,cosi come sottoscritto dal programma dell’Unione; – ricostruire il soggetto giuridico unico a cui conferire la gestione del servizio pubblico,sopprimendo l’inutile separazione tra proprietà dei beni e delle reti e gestione dei servizi; – obbligare il reinvestimento degli eventuali utili per il miglioramento degli impianti, affinché si riducano le perdite in reti, e non si sprechino risorse per altri Consigli di Amministrazione; – individuare e attivare le opportune modalità di partecipazione dei cittadini; – introdurre e distribuire gratuitamente i riduttori di flusso a livello di uso domestico,favorire la costruzione del doppio impianto e doppio scarico; – rinviare qualsiasi decisione in merito all’affidamento del servizio idrico integrato,tenuto conto che il decreto Bersani ha prorogato i termini fino al 31/12/2007”.

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