Tradizioni, scambi interculturali, gastronomia, spettacoli, musica, balli, natura, amore per la propria terra e usanze popolari: tutto questo è “Sughereta in festa”, uno dei più importanti eventi folcloristici in provincia di Latina ormai giunto alla sua sesta edizione. La cinque giorni è partita il 5 agosto e andrà avanti fino a domenica 9 in località San Vito, nel cuore della Sughereta di Monte San Biagio. Quest’anno ancor più che nei precedenti è stata incentrata sul magico mondo delle fate. Lo spunto, naturalmente, arriva dall’omonimo e suggestivo monte, protagonista ormai da secoli della tradizione popolare monticellana e non solo. «Per cinque giorni la nostra sughereta, seconda in Italia per estensione e altezza degli alberi che la popolano – ha spiegato l’organizzatore Danilo D’Ambrosio – si è trasformata nella terra delle fate. La leggenda vuole infatti che queste creature mitiche abbiano abitato i nostri boschi fino al 1400 facendo da guida ai viaggiatori smarriti».
Tanti ed importanti gli ospiti della kermesse: oltre al concerto inaugurale della Rino Gerard Band e alla presenza costante del gruppo folk San Vito, parte dell’evento è stato dedicato agli amici di Gressan, piccolo ma incantevole comune della Valle D’Aosta. Protagonista d’eccezione dell’ultima giornata della kermesse, la scuola di Tarantella di Montemarano il cui presidente Roberto D’Agnese quest’anno è stato anche direttore artistico di “Sughereta in festa”. «Per noi è un grande onore – ha spiegato l’organizzatore Danilo d’Ambrosio – perché Roberto D’Agnese è un navigato organizzatore di eventi, massimo esperto di tradizioni popolari e membro di IchNET (il comitato di tutela del patrimonio immateriale). Di quest’ultimo si parlerà nel corso di uno specifico convegno domenica 9 agosto». La Scuola di Tarantella Montemaranese si è confermata negli anni uno dei principali gruppi in grado di promuovere l’Irpinia in Italia e all’estero. Corsi di danza e di musica, organizzazioni di eventi musicali, gemellaggi e scambi culturali con le principali manifestazioni italiane ed europee, come la “Festa della Tammorra” di Carinaro, “Popolo e Tammurriata” a Salerno, il Festival delle tradizioni di Tolosa, il Carnevale delle culture di Berlino e ora anche la “Sughereta in Festa” di Monte San Biagio. Per preservare l’immenso patrimonio culturale di Montemarano e più in generale dell’intera Irpinia si è concretizzato il progetto interculturale della “Scuola di Tarantella Montemaranese”, finalizzato all’insegnamento e alla conservazione delle danze popolari. «In questi anni – ha spiegato Roberto D’Agnese, presidente della scuola e direttore artistico di “Sughereta in Festa” – abbiamo visto la nostra idea di tradizione diffondersi a macchia d’olio e conquistare sempre più consensi. Da sempre intendiamo la tarantella non come una semplice esibizione folkloristica, ma come una metafora globale di quell’insieme di tradizioni, colori, suoni, che caratterizzano la storia e la cultura di un popolo. “Un’ attività – continua – che ha visto impegnati numerosi volontari che hanno portato in sessantuno comuni italiani la Tarantella e l’ Irpinia. Abbiamo narrato del nostro territorio e delle sue meraviglie, un racconto che partendo dalla tradizione e dalla storia della quale siamo custodi, ingloba al proprio interno la volontà di raccontare la nostra provincia in tutte le sue sfaccettature: dalle caratteristiche ambientali, passando per le peculiarità enogastronomiche, fino alle realtà artistiche più attive del nostro territorio”. Le incredibili feste popolari irpine hanno caratterizzato con tutta la loro intensità e vivacità l’evento di Monte San Biagio in un gemellaggio unico nel suo genere. Ricchissimo il programma di musica tradizionale con tutta una serie di esibizioni tipiche della provincia di Avellino.
Nel corso della manifestazione sono state poi rinnovate alcune antiche tradizioni locali come la cosiddetta mappata, ovvero l’usanza di raccogliere all’interno di una tovaglia le pietanze avanzate da ricevimenti e banchetti affinché fossero mangiate all’indomani a colazione o a pranzo, la trebbiatura, con scene di rievocazione, carri e figuranti, la ballarella, con lezioni ed esibizioni quotidiane, e soprattutto con la possibilità di accedere agli antichi e celebri pagliai di Monte San Biagio. Un tempo punto di riferimento dei primi insediamenti rurali, con tanto di deschi e arredamenti originari, i pagliai sono stati la vera attrazione della festa anche grazie alla possibilità di degustare al loro interno specialità tipiche di Monte San Biagio e dei vari ospiti.
Ciascun ospite, naturalmente, ha portato con sé il proprio bagaglio di tradizioni culinarie: piatti tipici valdostani tra cui la pasta alla fonduta e la crema di Cogne con tegole valdostane; nelle giornate dedicate all’Irpinia saranno invece serviti caciocavalli, soppressate e altre prelibatezze avellinesi.