La lunga storia di una forte tradizione religiosa, ad Atripalda il ventennale della Via Crucis

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E’ l’evento principe della Pro Loco di Atripalda, seguitissimo e molto sentito da tutta la comunità del Sabato: la Via Crucis “Elì, Elì Lema Sabachtani”, quest’anno raggiunge la sua ventesima edizione e per celebrare al meglio la sua storia e i suoi protagonisti, oggi, si è tenuto un convegno organizzato dal Presidente della Pro Loco, Raffaele Labate dal titolo: ““Elì, Elì Lemà Sabachtanì?  Via Crucis: storia, immagini e testimonianze di una tradizione” nella sala consiliare del comune di Atripalda.

L’incontro che ha riscontrato un grande seguito di pubblico, è stato un modo per ripercorrere la storia e l’origine di questa tradizione con i suoi principali protagonisti: il  professor Raffaele La Sala, gli storici organizzatori Raffaele Barbarisi e Fernando Cucciniello e il giudice Mattia Zarrella che con il suo libro “Quid est veritas?” ha dato il copione ai protagonisti della sceneggiatura.

L’incontro è stato presieduto anche dal Presidente dell’UNPLI Campania, Mario Perrotti.

A dare il via al dibattito i saluti del presidente della Pro Loco di Atripalda Raffaele Labate che ha fatto un lungo excursus sulle origini della Via Crucis; si tramanda, infatti, che un pescatore di fiume del quartiere atripaldese “Capo la Torre”, Pellegrino Giovino,per assolvere ad un voto, si sia diretto verso Rampa San Pasquale, verso la fine dell’800 – inizio ‘900, carico della croce e incappucciato, per compiere le tre cadute riscuotendo l’emozione della gente.

Da quel momento la tradizione familiare della famiglia Giovino si è tramandata di padre in figlio; dopo Pellegrino si sono susseguiti Achille, Pellegrino, Enrico e l’attuale “Gesù” atripaldese Pellegrino Giovino.

Raffaele Labate spiega il passaggio dalla processione con le tre cadute alla Via Crucis sceneggiata: “Nel 1997 abbiamo voluto riprendere l’antica tradizione che aveva radici antichissime, ma forse, all’inizio, il nostro intento non si era capito bene; non volevamo dar vita ad un rito pagano bensì , attraverso la teatralità, cercare di raggiungere livelli di suggestione collettiva all’insegna della fede e della grande religiosità. Il tempo ci ha dato ragione e colgo l’occasione di ringraziare tutti i presenti e le persone che in tutti questi anni non ci hanno mai fatto mancare il proprio sostegno e la propria fiducia”

Il professore Raffaele La Sala inaugura il suo discorso ringraziando tutti i presidenti della pro loco che in questi anni hanno tenuto alta la bandiera della massima associazione cittadina: “Quando si vuole raccontare la via crucis ad Atripalda – afferma il professore atripaldese – bisogna parlare di una storia di fede e antropologia che si è rinnovata nel corso degli anni mantenendo sempre il suo legame con la quotidianità. Per il venerdì santo ad Atripalda ci sono state più storie, una di queste è legata alla famiglia Giovino. La storia dei questa famiglia è un racconto di fede che è iniziato con una sorta di pubblico ringraziamento per grazia ricevuta e che attraverso la memoria di Pellegrino Giovino, il nonno dell’attuale Pellegrino che interpreta la parte del Cristo, stiamo cercando di ricostruire. All’inizio c’era l’incappucciato, il cui ruolo si è sviluppato con un turbine di emotività e sentimenti che è partito dalla Confraternita di Santa Monica. L’incappucciato indossava una veste bianca e forse questa tradizione molto probabilmente è stata ripresa dalla penisola sorrentina o dalla più facile reperibilità di trovare un lenzuolo bianco. La sua figura nel corso del tempo si è trasformato diventando parte recitata e sceneggiata grazie alla preziosa organizzazione di quanti hanno sposato il progetto della Pro Loco. La Via Crucis rappresenta per la nostra città tutti quei valori sani in cui dobbiamo ritrovarci”

Subito dopo l’intervento di La Sala è stata proiettata l’emozionante e breve intervista a Pellegrino Giovino, l’incappucciato, colui che ha iniziato questo rito religioso, tenuta nei giorni scorsi considerata la futura assenza del massimo esponente della famiglia Giovino all’incontro odierno per varie vicissitudini.

Subito dopo è stato Raffaele Barbarisi, socio fondatore della Pro Loco nonché Assessore alla Cultura, a prendere la parola: ” Riprendere la Via Crucis dopo gli anni tormentati del terremoto è stato difficile, tanti sono stati i sacrifici fatti e il tempo speso che ha visto impegnati in prima linea Donato Troisi e Gabriele Rescigno. All’epoca volevamo fare qualcosa che andasse oltre le classiche cadute ma che allo stesso tempo manifestasse tutta la nostra fede. Alla prima edizione Enrico Giovino partecipó subito nel ruolo di Gesù Cristo, mentre Pellegrino Giovino si spogliò delle vesti dell’incappucciato per indossare quelle del Cireneo. In tutto questo, importante fu l’intervento del giudice Matteo Zarrella, appassionato del processo di Cristo che curò il copione della nostra manifestazione che è quello su cui ancora ci basiamo. Grazie al contributo della compagnia teatrale Clan H, la Via Crucis, poi, si è arricchita di preziosi attori alcuni dei quali sono diventati anche semi protagonisti, ricordo con piacere l’atripaldese Lucio Picone. Dopo Giacomo Foschi, la Pro Loco ha visto con il presidente Fernando Cuccibiello una crescita imponente con figure specializzate che hanno curato e curano tutt’ora la nostra rinomatissima manifestazione”

E’ proprio l’ex presidente della Pro Loco cittadina Ferdinando Cucciniello ad aver curato la maggior parte delle Vie Crucis organizzate dall’associazione: “Ricordo i momenti cruciali di quando decidemmo di riprendere la vecchia tradizione cittadina – dichiara Cucciniello – La prima tappa fu l’incontro con il giudice Zarrella; ricordo le serate a casa sua quando stava scrivendo il libro “Quid est veritas?” su cui poi ci saremmo basati. La presentazione del libro fu un grande successo. La seconda tappa fu quella di coinvolgere i migliori attori della zona e da allora Salvatore e Lucio Mazza sono diventati dei pilastri di questo evento con la loro compagnia teatrale Clan H. Dopodiché siamo cresciuti nel corso degli anni grazie ai numerosi investimenti che ci hanno permesso di avere i costumi di nostra proprietà. Ricordo con piacere quando organizzammo sull’antica Abellinum le scene del processo che ebbero un successo straordinario: mai tanta gente vi partecipò e per me è stato un grande motivo d’orgoglio come tutto il mio impegno profuso in quegli anni”

Significativo l’intervento di Mario Perrotti presidente dell’UPLI Campania: “L’importanza della Pro Loco sul territorio è fondamentale, ma lo è ancor di più quando questa organizza eventi che trasmettono grande passione ed emozioni. È bello dimostrare l’appartenenza alla propria comunità soprattutto durante la Pasqua che è il momento della sintesi della nostra vita, la Pasqua,infatti, ci riporta alle sofferenze, ai sacrifici, alla realtà. La tradizionale Via Crucis rappresenta l’anima dei nostri antenati e deve far sì che su questi ideali si formino gli spiriti dei nostri figli. Questi sono i valori portanti delle Pro Loco della Campania”

Il professor Silvestri,invece, ricorda l’origine della Via Crucis di Atripalda e l’episodio del voto fatto dagli antenati della famiglia Giovino e il dolore provato dai suoi parenti.

In conclusione l’intervento del giudice Matteo Zarrella: “Nel mio libro si parla molto di come era vissuto il venerdì santo ad Atripalda e soprattutto dei primi riti religiosi che vedevano protagonista Pellegrino Giovino nelle vesti dell’incappucciato. La Via Crucis di Atripalda ha radici antichissime. Quando la vidi per la prima volta mi meravigliai per il rigoroso silenzio con cui si assisteva al processo di Pilato e rimasi colpito dagli scenari della città Atripaldese che ben rispecchiano i luoghi dell’antica Gerusalemme. Il sagrato della Chiesa di Sant’ Ippolisto, l’antica Abellinum, la collina di San Pasquale sono posti mozzafiato che non hanno bisogno di essere modificati per rappresentare il dramma di Cristo che sulla croce si abbandona alle sue sofferenze. Atripalda nel giorno del venerdì santo si trasforma in Gerusalemme. All’epoca rimasi affascinato dall’organizzazione della Pro Loco nelle figure di Barbarisi e Cucciniello ma soprattutto dalla devozione di Enrico Giovino, l’interprete di Gesù. Nel mio libro “Quid est veritas ?” mi chiedo fino a che punto saremmo stati diversi dai carnefici di cristo e ho scoperto, nelle mie ricerche, personaggi la cui identità e personalità è ancora oggi del tutto indecifrabile ma allo stesso tempo particolarmente interessante. Il mio interesse verso questo processo è dovuto dal fatto che sono un giudice e che quello a Gesù, è stato il primo processo importante della storia dell’umanità. Voglio ringraziare tutti voi e posso dire a cuore aperto che dopo essere stato introdotto da Giovanni Borea qui ad Atripalda, ora mi sento uno di voi” 

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