La donna, le donne di Donatella Donatelli

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Foto Donatella Donatelli
Foto Donatella Donatelli

Il volto dolce di Donatella Donatelli, le sue immagini curate e originali, sono da qualche anno una piacevole consuetudine per chi frequenta gli appuntamenti culturali ad Avellino. 

Sono già diversi, infatti, i progetti che ha ideato e realizzato da sola o in tandem con altri artisti; è il caso, ad esempio, di “Tremore intimo”, insieme all’autrice dell’audio Akamoi, presentato nell’ambito della collettiva “E-art Quake” per i trent’anni del terremoto in Irpinia o “Longiquitate Temporum”, in collaborazione con Antonio Siniscalchi autore dell’audio, in “Be that woman”, progetto o meglio “gioco rappresentativo” in cui sottolinea la bellezza della donna comune o in “Infinito”, otto scatti racchiusi in un unico frame che mostra come l’infinito sia parte del tempo quotidiano, in “Donatella” e, infine, in “Cappellaia Matta” con l’illustratrice Bianka Pacilio e la make up artist Liliana Rosetta.

Da sola o in compagnia, Donatella Donatelli ama una fotografia emozionale che, prima ancora di badare all’espediente tecnico, desidera innanzitutto fermare il tempo e consentire allo spettatore di guardare attraverso i suoi occhi.

Foto Donatella Donatelli
Foto Donatella Donatelli

Il suo è un mondo in cui predomina il femminile, visto in una dimensione intima, fatata, a tratti quasi irreale con donne che si trasformano in mute presenze avvolte in tulle e antichi merletti o in immagini guizzanti di danzatrice o in donne vere, viste nella bellezza del loro fare quotidiano.

Donatella da dove nasce la passione per la fotografia?

Donatella Donatelli
Donatella Donatelli

“La mia passione nasce dall’esigenza di comunicare attraverso questo mezzo concetti, idee. Un voler far conoscere il mondo sotto il mio punto di vista, cercando di trasmettere le mie sensazioni”.

Quali sono i suoi maestri o le sue fonti d’ispirazione?

“I miei maestri sono tutti, da chi mi ha trasmesso dei concetti base a chiunque faccia fotografie. Un percorso il mio in continua evoluzione. I temi della vita sono la mia fonte d’ispirazione,eventi del passato e del quotidiano. Cerco di usare la fotografia come veicolo per trasmettere dei messaggi. O almeno ci provo”.

Quali sono le tecniche che predilige nella realizzazione dell’immagine?

“Più che di tecnica nella costruzione delle mie immagini, sono portata a creare contesti, costumi, acconciature. Mi piace costruire dal nulla i miei progetti, cercando di curarli in tutto con una buona dose di pignoleria”.

Paesaggio, reportage, ritratto, quali sono le diverse emozioni che le suscitano?

“Personalmente mi occupo più del ritratto,adoro le varie espressioni dei volti e le sensazioni che mi trasmettono. Mi piacerebbe moltissimo il reportage, ma preferisco dare libero sfogo alla mia fantasia.  Per me è un modo per evadere dalla realtà”.

Un episodio divertente e uno commovente dal suo album dei ricordi fotografici.

Foto Donatella Donatelli
Foto Donatella Donatelli

“Gli episodi sono tanti, ma quello che li accomuna un po’ tutti è, da parte mia, una grande scarica adrenalinica, da parte delle persone con le quali ho collaborato sicuramente divertimento. Gli scatti per me devo essere innanzi tutto momenti gradevoli di condivisione e pause dalla quotidianità”.

Quali sono le mostre o le pubblicazioni più importanti cui ha partecipato?

“Se per importanti si intende facoltose, ho solo una foto che, tra alcune da me proposte, Vogue ha pubblicato sul suo sito. Lo stesso progetto,  di cui faceva parte quella foto, completo di audio, ha vinto un’edizione della rassegna in memoria di Demetrio Stratos. Ho partecipato a vari concept e collettive. Se invece per importanti si intende ciò che hanno rappresentato per me, risponderei sicuramente tutte quelle che ho fatto”.

Oggi la fotografia è ormai completamente digitale, i tempi romantici dell’attesa in camera oscura sono quasi archeologia, ci può essere lo stesso calore nelle immagini, la stessa emozione e possibilità di lavorare i supporti come si faceva un tempo con i chimici e la carta? 

“Purtroppo io ho cominciato a fotografare con il digitale quindi il fascino della pellicola ahimè non l’ho vissuto. Credo però che le emozioni siano intense anche quando rivedi ed elabori un tuo scatto al computer. Comunque io rivivo l’emozione provata durante lo scatto, soprattutto se mi soddisfa”.

A suo avviso c’è abbastanza spazio per la fotografia nella nostra città? 

“Spazi espositivi creati apposta per la fotografia scarseggiano, ci si adatta ad esporre in ambienti spesso poco consoni”.

Quali sono gli altri fotografi irpini di cui apprezza il lavoro, a suo avviso c’è una “scuola avellinese” di fotografia? Possiamo eventualmente ricostruirne un po’ la storia?

“Fotografi ce ne sono e ne conosco tanti, ognuno di loro si caratterizza a  seconda del tipo di scatti che predilige. Ritengo che ognuno potrebbe “far scuola”, mi spiego, non che tutti siano in grado di potere insegnare, ma che ognuno potrebbe essere fonte d’ispirazione. Visioni differenti a confronto”.

Giovani e fotografia, se ne vedono tanti in giro con le reflex, c’è desiderio di imparare la tecnica oppure prevale l’approccio “istintivo” all’immagine?

“Non sempre c’è il desiderio di imparare la tecnica. Siamo nel pieno della moda del selfie, si è scatenata un’eccessiva condivisione della propria vita. Si immortala tutto dalle pietanze che si stanno mangiando, a vari momenti del proprio quotidiano. La fotografia ormai spesso è utilizzata dai ragazzi per questi scopi”.

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