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L’Avellino non entusiasma più

Claudio De Vito – Arriva un punto della stagione in cui analizzare le cause e i responsabili del rendimento negativo diventa superfluo. Bene, quel punto è arrivato. Sia chiaro, non si tratta di un punto di non ritorno perché l’Avellino, pur non rispettando i programmi di una salvezza senza patemi d’animo, si trova fuori dalla zona playout con una partita da recuperare e pertanto nulla è compromesso. E’ piuttosto un punto di profonda riflessione che tira in ballo la passione per i colori biancoverdi.

Tutti sono responsabili: società, tecnico e calciatori, ogni componente con la sua percentuale. Nessun dramma, per carità, ma è giunto il momento di fare i conti con un diffuso senso di disarmo che pervade l’ambiente. In tanti, troppi tifosi lo hanno avvertito ieri al “Silvio Piola” di Vercelli o davanti alla televisione. Lo sparagnino Avellino di ieri non è proponibile al tifoso biancoverde, sia quello del Nord in trepidante attesa per la trasferta della squadra della sua terra vicino casa, sia quello impossibilitato a sobbarcarsi tanti chilometri (al di là del divieto vigente nell’occasione).

Senza girarci attorno: l’Avellino non entusiasma più. Il che è parecchio mortificante per una squadra che in questo campionato ha consegnato due derby alla Salernitana e che ieri per alcuni tratti ha sofferto la pressione di una modesta Pro Vercelli, sudando le proverbiali sette camicie per strappare il pareggio. Che può starci sul campo di una diretta concorrente per la salvezza, ma non con le modalità osservate. Un vero e proprio stillicidio.

L’Avellino ha smesso di entusiasmare perché il suo campionato non ha un filo logico, o meglio lo ha perso dopo la fase iniziale che lo aveva visto addirittura balzare in vetta. La gente è stanca, non va più allo stadio e non accetta nemmeno più di soffrire davanti alla televisione perché il tasso di disaffezione nei confronti di società, tecnico e squadra ha raggiunto livelli impressionanti. Il tifoso dell’Avellino, si sa, è passionale e basta poco per infiammarlo. Ma ora bisogna fare i conti con una depressione generale che certo non giova al rush finale per la salvezza.

Salvare la categoria è di vitale importanza, anche per i futuri risvolti societari targati Itapol. Intanto però il tifoso medio dell’Avellino ha smesso di sognare e, fatto ancora più preoccupante, in alcuni casi di lottare a supporto della sua squadra. E’ una riflessione che va oltre le disamine tecnico-tattiche e che dovrebbe essere percepita da chi in questo momento storico evidentemente non sta facendo abbastanza per entusiasmare la piazza.

Il tifo si nutre di entusiasmo, inevitabilmente svanito ad Avellino. Le colpe ci sono, i modi e i tempi per rimediare anche. Nulla è perduto, ma si riaccenda l’entusiasmo del popolo biancoverde per dare un senso a questa stagione.

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