Di seguito la nota di Rifondazione Comunista Avellino sul fallimento del jobs act:
“Il governo Renzi nel solco delle politiche liberiste imposte dalle tecnocrazie finanziarie europee sta adottando provvedimenti che neanche gli esecutivi delle destre erano riusciti ad approvare. Lo Jobs Act oltre ad aver cancellato i diritti dei lavoratori conquistati con la lotta dal movimento operaio nel secolo scorso e precarizzato ulteriormente il futuro di migliaia di ragazzi e ragazze non ha prodotto nessun risultato occupazionale apprezzabile, tutt’altro. Secondo i dati Inps i licenziamenti da gennaio ad agosto 2016 sono aumentati, quelli sui contratti a tempo indeterminato sono passati da 209.656 del 2015 a 304.437 del 2016, mentre i licenziamenti “disciplinari” dei nuovi assunti dal 7 marzo 2015, data di entrata in vigore della riforma mandando in soffitta l’art. 18, sono aumentati del 28% passando da 36.048 a 46.255, crollano inoltre del 33% i rapporti di lavoro a tempo indeterminato con il contratto “a tutele crescenti”, invece le dimissioni sui contratti a tempo indeterminato, sono passate da 599.248 a 510.267. Contemporaneamente è cresciuto in maniera esponenziale l’uso dei voucher cioè il “buono lavoro” che si acquista in tabaccheria, infatti, ad agosto, ne sono stati venduti 96,6 milioni in più corrispondenti a un incremento del 35,9% rispetto ai primi otto mesi del 2015, il maggiore aumento si è riscontrato in Campania + 55.6% e in Sicilia + 50.7%, ciò dimostra che la “riforma del lavoro” non ha modificato le problematiche strutturali legate al mercato del lavoro basato sul contratto a breve e brevissimo termine.
Un uso tanto forte dei ticket influisce notevolmente sui dati complessivi dell’occupazione, falsandoli, trattandosi evidentemente di “regolarizzazioni” molto brevi che riguardano soprattutto i lavoratori over cinquanta quelli cioè costretti ad arrancare dagli effetti nefasti della Legge Fornero. Sempre secondo il monitoraggio dell’osservatorio Inps l’aumento relativo dell’occupazione è legato sostanzialmente all’erogazione dei fondi pubblici alle imprese per la decontribuzione sui nuovi assunti con il “contratto a tutele crescenti” il meccanismo, nei fatti, droga il reale andamento occupazionale, trattandosi di un effetto parziale limitato all’erogazione degli incentivi stessi, ciò è dimostrato dal fatto che a una riduzione degli incentivi corrisponde una diminuzione degli assunti con questa formula.
Il problema essenziale è che il mercato del lavoro è in stagnazione e la soluzione del Governo di finanziare imprese private con fondi pubblici, senza una strategia di medio e lungo termine, finalizzata a diminuire il costo del lavoro piuttosto che abbassare i salari è stata fallimentare. Occorre senza dubbio utilizzare i soldi a disposizione per creare opportunità occupazionali vere che creino domanda e consentano alle imprese di assumere sulla base di prospettive certe. Il riassetto del territorio, le riqualificazioni urbanistiche e del patrimonio immobiliare, l’adeguamento sismico delle strutture pubbliche e private, la valorizzazione dei centri storici sono alcuni dei settori in cui intervenire per rimettere in moto l’economia seriamente.”