Avellino – “Le forme di lotta adottate dai lavoratori dell’igiene urbana, fuori dal rispetto delle modalità e dei limiti previsti dalla legge che regolamenta il conflitto nei servizi pubblici essenziali, obbliga tutti a parole chiare”. Esordisce così Lucio Fierro, Pd, del Coordinamento Provinciale “… un senso alla nostra storia”, nella nota di cui tratta del delicato temi della ‘monnezza e dintorni’, come l’ha definita.
“La tutela dei livelli occupazionali – sbotta – e dei diritti contrattuali dei lavoratori non può autorizzare il ricorso a forme esasperate di lotta che prendano in ostaggio gli utenti e aprano la via a penetrazioni di fenomeni pericolosi nel settore non diversi da quelli registrati in altre province della Campania e che sono oggetto di inchieste della magistratura. Questo non diminuisce la responsabilità della Provincia per il suo sottrarsi ad un confronto serio e produttivo con le organizzazioni sindacali, e per il suo venir meno all’impegno che è l’intero ciclo dei rifiuti che va pubblicizzato attraverso un’unica società provinciale e che avrebbe assicurato risorse, strutture, ed una organizzazione efficiente dei servizi.
La Provincia di Avellino non ha voluto accettare alcuna proroga dichiarando di essere pronta ad assumere direttamente la gestione a partire dal primo gennaio. Arriva invece alla scadenza cruciale in maniera confusa e inadeguata con continue oscillazioni di posizioni e soprattutto con una contraddizione palese. Aveva motivato la scelta che solo una società interamente pubblica, unica per tutto il ciclo, potesse evitare che interessi particolari, anche malavitosi,potessero condizione un servizio essenziale per la salute dei cittadini. Va invece costruendo uno “spezzatino” in cui la discarica di Pustarza già va ad una gestione privata e lo spazzamento lo si frantuma tra tutti i Comuni. Si è così legittimato il sospetto degli addetti che si apra una situazione di incertezza ed un rischio di precarietà su cui possono lavorare mestatori portatori di ben altri interessi.
In questo contesto, l’acquiescenza di qualche amministratore comunale, sta legittimando il sospetto che lo spazzamento possa essere visto come l’occasione per qualche “infornata” di assunzioni clientelari e per costruire o allargare carrozzoni per gli “amici degli amici”.
Noi ribadiamo che il ciclo dei rifiuti deve avere una gestione unica, imprenditoriale ed economica: solo così i costi possono essere contenuti e distribuiti in maniera omogenea sull’utenza, garantendo ad essa un’efficienza ed una qualità uguale su tutto il territorio provinciale. A questo aggiungiamo che il ciclo dei rifiuti già registra addetti in eccesso e se i dipendenti attuali vanno pienamente tutelati nuove assunzioni e nuove sinecure che si scaricherebbero sulla tariffa sono intollerabili.
Irpiniambiente ha gli strumenti giuridici e contrattuali per coniugare economicità ed efficienza: si tratta di contrattare con i sindacati organizzazione del lavoro, prestazioni lavorative, produttività e sistemi incentivanti. La trattativa deve riprendere perché sarebbe esiziale sia un mancato accordo, sia riprodurre tal quale l’Asa con le sue storture e contraddizioni nella nuova società. Così lieviterebbero soltanto i costi, e si offrirebbe il fianco ad una ancora più profonda degenerazione affaristica e clientelare. L’obiettivo di incrementare fortemente la raccolta differenziata abbisogna della collaborazione degli utenti, a cui spetta in cambio efficienza, costi bassi e qualità eguale per tutti. Abbisogna di quella degli operatori, ai quali va riconosciuto un ruolo sociale e la particolare gravosità delle condizioni di lavoro.
Occorre diradare le zone oscure che la vertenza presenta ed i sospetti di scambi equivoci. Le organizzazioni sindacali, che hanno fortemente voluto la società pubblica, sono chiamate a dare la prova che tale richiesta era motivata da ragioni di garanzia per gli utenti e non già per preservarsi un orticello dove sperimentare pratiche cogestionali intollerabili”.
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