Irpinia e suicidi, la psicologa: “Individui e società strettamente interconnessi, la nostra non è terra depressa”

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Professional psychologist conducting a consultation

Dr.ssa Ilaria Dello Russo, psicologa clinica, solo negli ultimi giorni in Irpinia si sono contati tre suicidi e uno tentato. Il male di vivere, tra l’altro, sembra colpire tutte le fasce d’età: dal 70enne e dal 52enne rispettivamente di Serino e Aiello del Sabato, fino al 16enne di Gesualdo passando per la donna di Calabritto. Un trend che, per la provincia di Avellino, si conferma esageratamente alto. Quanto incide in questi numeri l’incertezza dovuta alla crisi post-pandemica e alla guerra in piena Europa?

Sicuramente la pandemia da Covid-19 ha avuto e continua ad avere conseguenze drammatiche sulla popolazione. Se, fortunatamente, non tutti abbiamo sperimentato la malattia fisica, ciascuno di noi è stato colpito a livello psicologico. Abbiamo dovuto fare i conti con la solitudine durante il periodo di isolamento e la paura verso un nemico invisibile. La pandemia ha creato enormi problemi nelle relazioni, nell’alimentazione, nel sonno e, più praticamente, a livello lavorativo. In molti hanno perso il lavoro o hanno avuto danni alla propria attività. Occorre tempo affinché si riesca a percepire un nuovo senso di equilibrio e, a oggi, le nuove immagini legate alla guerra che ogni giorno “bombardano” la nostra mente non fanno altro che alimentare il senso di disagio e incertezza che già avevamo. Questi scenari fuori dal nostro controllo generano un senso di impotenza e di conseguenza un atteggiamento di rinuncia che è l’espressione più comune di quella che chiamiamo depressione. Honoré de Balzac affermava “la rinuncia è un suicidio quotidiano”. Occorre agire e fare qualcosa. Purtroppo insieme all’incremento di ansia, stress e depressione, durante il periodo del Covid, c’è stato un aumento del 40% dell’uso di psicofarmaci, specie ansiolitici. Ci tengo a sottolineare che i farmaci sono di aiuto e spesso necessari, ma presentano anche forti controindicazioni e non possono rappresentare la sola e unica soluzione. Ciò che fanno è andare a bloccare l’ansia, che è la risposta fisiologica alla paura generata nella nostra mente da pensieri e sensazioni ritenute minacciose. Ma attenzione, prima di cercare risposte corrette occorre valutare se, innanzitutto, lo sono le domande. Questo il farmaco non può farlo: occorre mettersi in gioco e rivolgersi ad un professionista.

Capitolo a parte merita poi il caso del 16enne di Gesualdo, adottato dalla Russia; sulle cause dell’estremo gesto indagano gli inquirenti, ma quali sono secondo lei i segnali d’allarme che possono prevenire gesti del genere?

L’adolescenza come tutti sappiamo è un periodo molto delicato. Vi sono cambiamenti fisici, cognitivi ed emotivi importanti. Se c’è cambiamento c’è instabilità e di conseguenza fragilità. Se è vero che la maggior parte dei suicidi è preceduta da segnali di allerta, è altrettanto vero che molti suicidi avvengono senza un vero e proprio preavviso. I segnali di allarme possono essere sia verbali ma soprattuto non verbali: mutismo, umore depresso, alterazioni delle abitudini, isolamento individuale e sociale. È importante conoscerli in modo da avere la possibilità di chiedere tempestivamente aiuto a un esperto.

Più in generale come spiega una percentuale così alta di suicidi in Irpinia, che nei primi mesi del 2022 sembra addirittura incrementare. Siamo davvero una terra depressa?

L’Irpinia è una terra ricca di storia, cultura e tradizioni ma tutto ciò va valorizzato. Questo è il grande compito delle istituzioni. Assistiamo ogni giorno a giovani che lasciano la propria terra e spesso ad adulti che si fanno in quattro per dare loro questa possibilità. Tutto ciò richiede sforzo mentale ed economico; c’è chi riesce nel primo ma fatica nel secondo ed ecco che si fa subito l’incontro con la frustrazione. Non è facile dare e costruire un futuro se un luogo offre poca possibilità di crescita personale e professionale. La società forma gli individui ma sono gli stessi individui a formare la società. Il tutto è estremamente interconnesso. Ognuno di noi ha già, dentro di sé, più risorse di quanto immagina ma se il singolo va sostenuto individualmente negli studi di psicoterapia attraverso la “parola”, la comunità va sostenuta dalle istituzioni attraverso “azioni” concrete.

Solo negli ultimi mesi il Governo ha promosso il bonus psicologo, tuttavia l’opinione di molti è che s’investe ancora troppo poco sulla salute mentale e c’è chi chiede la figura dello psicologo come presenza fissa e costante nei licei e negli istituti. È d’accordo?

Visti i radicali cambiamenti culturali e sociali cui siamo soggetti richiedere l’aiuto di un esperto è di fondamentale importanza. La presenza dello psicologo come figura sistematica nell’organigramma della scuola non risulta più essere una scelta ma una vera e propria necessità per sostenere alunni, famiglie e docenti. Aggiungo, ancor più, che lo psicologo dovrebbe essere parte integrante di un servizio pubblico affiancando il medico di base e diventando così, come quest’ultimo, accessibile facilmente a tutta la popolazione. Le forme di disagio e/o malessere psico-fisico non riguardano solo i giovani ma tutte le fasce d’età. Ormai è da fine anni 70 che il modello bio-medico ha lasciato il posto al modello bio-psico- sociale: questo per affermare che ogni condizione di salute o di malattia è la conseguenza dell’interazione tra fattori non solo biologici, ma anche psicologici e sociali. Come è vero che non può esserci benessere mentale senza quello fisico e sociale, è altrettanto vero il contrario. È nostra responsabilità prenderci cura di ogni aspetto del sistema perché questo funzioni. Il bonus psicologico promosso dal Governo rappresenta una grande opportunità.