Pasquale Manganiello – Ben 13.150 irpini hanno messo il proprio like su una della pagine facebook più seguite della nostra Provincia.
“Questa pagina si chiama Irpinia Paranoica ed è dichiaratamente contro la valorizzazione del territorio così come ci viene propinata.
Se volete continuare a vivere nelle vostre cartoline verdeggianti fate pure, ma non ve ne uscite con campanilismi e luoghi comuni su questa pagina. Grazie.” Così, nell’incipit.
Insomma una ventata di irriverenza irpina sulla quale abbiamo deciso di interrogarci e di interrogare i creatori di questo fenomeno web che punta il dito contro le “debolezze” ataviche della nostra terra, che sottolinea puntualmente l’esodo massiccio di giovani che dall’Irpinia vanno via in mancanza di qualunque tipo di “visione di futuro”, lì dove i sogni di indipendenza, i sogni di “farcela” in un modo o nell’altro, sbattono contro una misera realtà che molti preferiscono sottacere.
Se è possibile svelarlo cosa e chi c’è dietro una delle pagine fb più seguite della nostra Provincia?
“Quando aprimmo la pagina i maggiori intellettuali demitiani del paese col posto fisso a Milano ci dissero che non avremmo avuto il minimo seguito. C’è dietro questo, la realtà che si respirava nei bar e che ancora non era stata espressa sul web.
Storicamente, siamo una comunità online nata il 7 giugno 2011 sui social network dall’incontro casuale di persone che vivono a fatica nel loro contesto, in Irpinia ma non solo. I cosiddetti “pazzi del paese”, i disadattati, i disperati, i depressi, gli ansiosi, i paranoici, coloro che vengono di continuo additati dai borghesi piccoli piccoli ben inseriti in una società senza stimoli, senza cultura, senza interessi, senza futuro, dove l’unico luogo di aggregazione è il bar, e dove tutto diventa bar, dove la vita si trascorre in un bar a sparare cazzate e a molestare i passanti.
Ci teniamo a sottolineare che non viviamo ad Avellino e nemmeno in zone limitrofe, tanto meno frequentiamo quella zona, ma viviamo nella cosiddetta Alta Irpinia, “e muntagne”. La comunità non è amministrata da nessuno, si autogestisce e si plasma da sola, molti sono quelli che abbiamo perso per strada, molti sono anche quelli che abbiamo trovato. La stabilità non è una cosa che ci appartiene, “è l’instabilità che ci fa saldi ormai negli sradicamenti quotidiani”.
L’Irpinia è uno stato mentale infelice, è il nostro inferno scontento, è il nostro incubo nel cassetto. Essa è una terra di suicidi, un non-luogo con un non-capoluogo, pieno di divisioni, di complessi. Essa è anche una terra di sagre becere, di falsi prodotti tipici (come gli ormai famosi “caciocavalli impiccati” che ci ricordano più i suicidi che altro), di false apparenze e ipocrisie infinite. Non è speciale, è una delle “piccole patrie” scomparse, morte o moribonde, devastate da una sottocultura da periferia metropolitana, da un terremoto silenzioso che continua da 35 anni, da ecomostri e obbrobri architettonici, da politici scaltri e maledetti che promettono posti di lavoro ai sudditi asserviti e ridotti a pecore; placidi come le vacche podoliche con i potenti, appollaiati davanti ai bar a giocare a carte, sono prepotenti con i nullatenenti e con i disperati.
Combattiamo questa guerra paranoica per resistere, semplicemente per sopravvivere, in attesa anche noi di andare via in caso di sopravvivenza.”
Da dove è partita l’idea?
“Non è stata un’idea. Essendo abituati a navigare in internet ci parve un’esigenza quella di trasferire la nostra esperienza quotidiana sul web, visto che lo facevano tutti ma in maniera distorta, ad esempio valorizzando un territorio in maniera goffa e senza una logica.”
Perché l’Irpinia è paranoica?
“C’entra molto l’alterazione della percezione della realtà. Quando aprimmo questa pagina, e anche molto tempo addietro, ascoltavamo molto una famosa canzone dei CCCP – Fedeli alla linea, gruppo punk emiliano-comunista che poi si è sciolto e i cui membri hanno preso strade diametralmente opposte. La canzone si chiamava appunto “Emilia Paranoica” e chiunque la ascoltasse nel periodo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 sa quanto fosse disturbante e tremendamente realistica riguardo alla paranoia che si vive in una provincia dell’Impero americano. Noi siamo ancora peggio, siamo una provincia della provincia della provincia della provincia.
Meno male che c’è Gigione, unico antidoto alla paranoia, che ci accompagna mentre ci scofaniamo di cibo la domenica a San Gerardo.”
Quali livelli di paranoia può raggiungere la nostra provincia?
“La nostra provincia ha raggiunto l’apice con la #Cirietta (alleanza politica tra Ciriaco De Mita e Rosetta D’Amelio, ndr) e con la “Sagra delle Sagre” di Sant’Angelo dei Lombardi. Non ci sono limiti alla condizione di profondo disagio, frustrazione e paranoia che si possono toccare all’interno di un claustrofobico e depresso paesino irpino. I peggiori posti in cui vivere, non a caso, sono proprio Nusco e Lioni, i centri del potere. Qualcuno la chiama “paesologia” e invece no, è qualcosa che riguarda la psichiatria. Potete non crederci ma per le nostre osservazioni ironiche abbiamo ricevuto centinaia di minacce e più di una volta abbiamo dovuto difenderci. Paranoia totale.”
Sulla vostra pagina sono spesso immortalati con ironia stralci di vita quotidiana che raccontano in maniera “identitaria” le caratteristiche irpine. Quali sono le cose che contraddistinguono maggiormente l’hinterland avellinese?
“Avellino, come comune, non ha nessuna influenza sul resto della provincia a parte forse sui comuni limitrofi. Certamente i comuni confinanti con Avellino sono quelli più tristi, più morti e più paranoici. Quelli dell’Alta Irpinia non esistono. Chi ci vive è chiuso in casa a consumare psicofarmaci campando con la pensione dei genitori.
Avellino è un paesotto piccolo borghese di uno squallore infinito, non ci andiamo mai ma basta vedere le eresie e le ridicolaggini che scrivono su facebook per farsene un’idea.
Comunque, il vero problema è che la parte restante degli irpini non ha niente che la contraddistingua rispetto al resto degli abitanti del Sud del mondo (interno). Attraverso qualche foto cerchiamo di dare identità ad un posto che non ne ha. Ce la stiamo inventando noi l’identità. Ci tocca fare pure questo.”
Quanto paranoico sarà il futuro di questa terra e quali sono i progetti e le iniziative che intenderete mettere in campo con la pagina Fb?
“Come prossima iniziativa stringeremo un’Unione Civile con Zio Giriago. Nessun futuro. Ce lo dice anche Johnny Rotten, di cui c’è anche una bella citazione sulla nostra pagina come immagine di copertina. A dire il vero, una piccola parvenza di futuro rimane per i paesani ingrassati col posto fisso avuto su raccomandazione ma è una falsa speranza, sono morti. Si sono fottuti da soli. La nostra iniziativa definitiva come pagina è trovare un lavoro qualunque. Il posto fisso (Lu Postu, ndr) con matrimonio incorporato tipico dell’abitante democristiano di Nusco è morto con il nuscano. Io non voglio morire in Irpinia. Mi dovete perdonare questo francesismo ma “mi avete rotto i coglioni”, non voi di Irpinianews, mi rivolgo ai miei compaesani e a quelli dei paesi limitrofi. Mi avete veramente rotto i coglioni e al momento vi sto scrivendo da 1000 km di distanza e spero di non tornare indietro mai più. Siete degli zombie, perciò vi piace stare lì e dentro quei bar lì. Finita l’intervista. E spero di chiudere Irpinia Paranoica a breve per dimenticarmi di quei non-luoghi ingrati, che hanno preteso sempre tanto e non ci hanno mai dato niente.
L’ultima domanda però me la faccio io e mi rispondo da solo:
“Come stai?”
“Insomma, ancora niente ma ottime prospettive per il futuro”.
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