Inquinamento e salute. Che aria tira in Irpinia? Mazza: “Un aiuto dal Governo”

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Aria sporca, acque inquinate, utilizzo dei pesticidi negli alimenti. L’ambiente che ci circonda non sta benissimo e noi ci ammaliamo di conseguenza. Ma quanto fa male l’inquinamento di aria, acqua, terra a cui siamo esposti ogni giorno? E cosa possono fare i cittadini e le istituzioni per ridurre i danni alla salute?

A queste e altre domande, il dottor Franco Mazza – medico ambientale dell’Isde di Avellino e fondatore del comitato “Salviamo la nostra Valle del Sabato” – cerca da sempre di dare risposta, convinto che la cura migliore sia, non solo la prevenzione, ma anche la conoscenza dell’entità del problema e la consapevolezza di ognuno di noi.

Ecco perché sabato 2 febbraio alle 16 parteciperà ad un convegno organizzato a Montefusco, Palazzo Giordano, sul tema “La Tutela dell’ambiente e della salute in un’idea di sviluppo sostenibile e innovativo dei territori irpini”.

“La questione che ci sta più a cuore – spiega Mazza – è quella della Valle del Sabato, noi dobbiamo pensare ad una riqualificazione dell’intero territorio della Valle che parte da Serino e arriva fino a Chianche. Riqualificare vuol dire far diventare il fiume una risorsa e il Contratto di fiume  è qualcosa che va in questa direzione. Poi c’è il capitolo ‘riconversione’ del nucleo industriale di Pianodardine: ci vorrà tempo, ma dobbiamo iniziare a pensarci seriamente”.

“Il discorso che faremo – continua Mazza – prende le mosse dalle battaglie del coordinamento ‘No al biodigestore Sì al Greco di Tufo’ ma vuole essere più ampio”.

A proposito della questione biodigestore ancora aperta, Mazza incalza: “Non abbiamo ancora capito la posizione dell’Ato, il cui presidente partecipa a riunioni con i sindaci, ma non dà linee di indirizzo chiare. Credo si stia facendo solo confusione. Non vorrei che si arrivasse al punto di dire: ‘Non ci sono altre soluzioni, dato che già c’è il finanziamento della Regione per Chianche, realizziamo il sito lì’“.

Al convegno di sabato saranno presenti anche il sindaco di Montefusco, Carmine Gnerre Musto, l’assessore Salvatore Santangelo, Stefano Di Marzo, Presidente del Consorzio di tutela dei vini d’Irpinia, l’agronomo Luca Branca, il presidente dell’Ordine dei Medici, Franco Sellitto e Gerardo Galdo consigliere provinciale.

Altra questione importante, legata al discorso ambientale, è quella delle colture agricole sulla quale Mazza chiarisce: “Mi riferisco in particolare a noccioleti e vitigni Doc. Sappiamo che spesso c’è un utilizzo non corretto dei pesticidi e l’obiettivo finale deve essere quello di passare al biologico. Non possiamo consentire di fare questi trattamenti di sostanze tossiche che poi ci ritroviamo nelle falde idriche”.

Nell’ultima parte dell’incontro, si terrà un forum con i sindaci e gli amministratori comunali, gli operatori della filiera vitivinicola e le associazioni a cui prenderanno parte: Liliana Monaco dirigente tecnico amministrativo Azienda Servizi Igiene ambientale Benevento, Maria Morgante dirigente Asl Avellino, Ferdinando Laghi, presidente Isde International e Maurizio Petracca presidente della commissione Agricoltura del Consiglio Regionale.

“Durante il forum – aggiunge Mazza – abbiamo intenzione di spiegare quali sono le ricadute sulla salute e come se ne esce dalla questione dei rifiuti. Di questo ne parlerà la dottoressa Monaco che ci può aiutare a capire quali sono le linee guida da seguire per individuare i siti, sia quello di stoccaggio che quello di trattamento definitivo del compost”.

L’industrializzazione della valle del Sabato è cominciata verso la fine degli anni Sessanta e ha ricevuto un forte impulso negli anni successivi con la realizzazione di opifici fortemente impattanti in un contesto orografico particolare.  Tutto ciò a discapito di Avellino e dei territori limitrofi. “Avellino è una conca  – dice Mazza – in cui ristagnano le polveri sottili che fanno fatica a disperdersi. Questo è un territtorio naturalmente vocato all’agricoltura, trasformato in sito industriale”.

“Centomila persone circa subiscono le ricadute negative di tali scelte, soprattutto i soggetti più fragili come bambini, donne incinte, anziani: non è allarmismo, è certificato che l’esposizione alle polveri sottili possa portare danni non solo all’apparato respiratorio ma anche cardiovascolare, neoplasie e casi di infertilità maschile” continua.

Nell’ultimo dossier di Legambiente, relativo all’inquinamento atmosferico in Italia, Avellino risulta essere una delle città più inquinate. “Non basta – spiega – l’ordinanza sul blocco delle auto: Avellino non è come Milano, dove circolano migliaia di automobili. E’ una città di 50mila abitanti, bloccare le auto non può certo cambiare la situazione. Lo sforamento dei valori Pm10 non dipende solo dagli scarichi delle macchine, ma soprattutto dai camini industriali”.

Uno sviluppo sostenibile e innovativo dei territori irpini è dunque possibile. E’ tuttavia necessario un intervento da parte delle istituzioni non solo locali, ma anche nazionali.

E intanto ci si prepara al vertice in Prefettura il 5 febbraio al quale parteciperanno il commissario straordinario di Avellino, i sindaci dei comuni limitrofi, il commissario regionale dell’Arpac e il direttore generale dell’Asl. Un trampolino di lancio per risolvere la questione ambientale.

di Maria Giovanna La Porta