Infanticidio di Siena: depositata la perizia medico legale

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E’ uno dei casi più delicati e clamorosi avvenuti nella città di Siena quello di una studentessa in Giurisprudenza di 19 anni di Atripalda: il 12 novembre 2004 aveva dato alla luce un bambino occultando poi il feto in una valigia che aveva tenuto per ben 13 giorni nella sua camera del convitto di via del Refugio. La città era rimasta profondamente scossa sulla quale non si riesce tuttora ad apporre la parola fine. Soprattutto a fare chiarezza su un punto nodale dal quale dipende anche l’accusa nei confronti della studentessa: il bambino era nato vivo oppure morto? Ebbene, la perizia medico-legale, erano novanta i giorni di tempo concessi inizialmente, poi ulteriormente prolungati tanto che sono trascorsi oltre quattro mesi dall’affidamento, è stata recentemente depositata e già esaminata con forte attenzione dal Sostituto Procuratore Alessandra Chiavegatti che ha seguito l’inchiesta sin dalle prime battute. La relazione, sebbene dettagliata e certo condotta in maniera oculata come il caso impone, non è evidentemente riuscita a sciogliere del tutto il quesito centrale posto dal Pm. Se è vero che sarebbe intenzione del Sostituto affidare a giorni un nuovo incarico ad un luminare. Uno scrupolo che sicuramente anche l’avvocato avellinese della studentessa, Giancarlo Freda, informato dell’ulteriore accertamento, ha dichiarato “…accolgo con favore la decisione del Sostituto Procuratore Chiavegatti di integrare la perizia affidando un nuovo incarico ad un luminare. Una decisione responsabile visto che in gioco ci sono la vita e il futuro di una giovane ragazza. E’ un fatto importante anche perchè evidenzia lo status di stallo delle indagini: non hanno fino ad ora trovato elementi concreti che ‘puniscano’ la mia cliente. Adesso non resta che attendere l’esito delle perizia che, con molta probabilità, sarà depositata in Procura per la fine del mese di maggio”. Dopo il breve ricovero all’ospedale Sclavo, ricordiamo era il 25 novembre 2004, subito dopo la scoperta del corpicino, la giovane era andata per un breve periodo a Torino dallo zio facendo poi ritorno nel suo paese natale. “Sta meglio e ha ripreso gli studi universitari, – conclude il penalista Freda – non più a Siena ma presso l’ateneo del capoluogo campano”. Bisognerà dunque attendere, ottimisticamente, almeno la fine di maggio per avere la risposta tanto attesa. Cambierebbe infatti di molto la posizione della giovane, indagata anche per occultamento di cadavere, e consentirebbe di chiudere le indagini e formulare il capo di imputazione. Una cosa è infatti se il bambino è deceduto durante il parto anomalo a causa delle difficoltà incontrate in quei momenti drammatici dalla ragazza, che ha sempre sostenuto di aver agito da sola, altra cosa è se il piccolo ha emesso un vagito, era dunque vivo e allora il decesso va attribuito al fatto che la studentessa ha infilato il feto in una busta di plastica, come del resto avrebbe riferito lei stessa agli inquirenti. (emil.bol)

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