Di seguito la nota integrale di Michele Vignola, sindaco di Solofra e componente del CdA dell’Asi di Avellino in relazione alla nota diffusa stamane da Lucio Fierro:
“Non corrisponde al vero. Quello che percepisco all’Asi, dal mese di aprile di quest’anno, non ammonta a 45mila euro annui. E l’aver rinunciato all’indennità comunale non è assolutamente dettato da ragioni economiche. Ma da un semplice e sano interesse pubblico verso la mia comunità”.
Così Michele Vignola, sindaco di Solofra, in riferimento alla nota di Lucio Fierro in merito alla questione indennizzi del Consorzio di Sviluppo Industriale della provincia di Avellino.
“Di recente – dichiara – ho già precisato pubblicamente sui media il motivo della mia scelta. Mi riferisco a quella di non percepire più l’indennità di primo cittadino. Operazione che ho fatto in maniera repentina e nel nome della massima trasparenza, rinunciando, anche, al contratto di lavoro che mi legava al Gal Irpinia in qualità di responsabile amministrativo e finanziario del Gruppo di Azione Locale. Il tutto per dedicarmi a tempo pieno alla vita amministrativa del mio territorio”.
Ed in merito al compenso riconosciutogli presso l’Ente di via Capozzi precisa: “La verità è che l’indennità qui percepita è pressoché identica a quella di sindaco a cui ho rinunciato. Al netto delle riduzioni di compenso applicate con l’insediamento del nuovo comitato direttivo, delle imposte e trattenute, all’Asi il mio compenso effettivo mensile supera il secondo, quello comunale, di meno di duecento euro. Nel calcolo annuo, la retribuzione netta risulta essere poco più della metà rispetto a quanto dichiarato da Fierro.
Ed anche nel computo lordo, parliamo di cifre inferiori rispetto a quanto asserito sempre dallo stesso Fierro”. “Sulla scia di queste considerazioni – aggiunge Vignola .- appare evidente la ragione del mio operato che non nasce e che non muove, pertanto, da motivazioni di ordine economico o retributivo”.
“Bensì – ribadisce – rinunciando all’indennità di sindaco della Città che amministro, ho alleggerito le casse comunali con un risparmio di denaro che viene reinvestito in servizi resi alla mia comunità”.
“Inoltre – conclude – sempre sul fronte comunale, ho quasi azzerato tutte le spese di rappresentanza che, nella maggior parte dei casi, sono a carico dei nostri amministratori. Sin dal mio insediamento, ho rifiutato il telefono di servizio, mettendo a mio totale carico le relative spese. Ed ancora non ho voluto dotarmi di uno staff, facendo risparmiare, rispetto alla precedente gestione amministrativa, quasi 200mila euro annui. Quindi la mia azione amministrativa è sempre stata guidata da una governance parsimoniosa dei soldi pubblici, dettata dal rigore morale. Dunque non accetto da nessuno lezioni di moralità”.