POPOLAZIONE E TERRITORIO
Gli abitanti residenti di Avellino sono 437.560 e si distribuiscono sul territorio con una densità pari a 156,7 abitanti per kmq. Interessante notare come i due centri più grandi (quelli con più di 20.000 abitanti e che per la precisione sono Avellino ed Ariano Irpino) assorbano solo una minima parte della popolazione provinciale, pari al 18,4%. Questa quota rappresenta il nono valore più basso in ambito nazionale. Nella provincia di Avellino non vi sono cambiamenti per il baricentro demografico che rimane nel comune di Chiusano di San Domenico. La provincia si distingue anche per una rilevante quota, rispetto alla media nazionale, di giovani sotto i 14 anni (15,6%), anche se nel Sud molte province possono vantare quote più significative. Inferiore sia rispetto al complesso del Paese che nei confronti del dato del meridione, è, invece, il peso delle persone in età lavorativa (15-64 anni). Da segnalare infine lo scarso potere attrattivo esercitato dal territorio nei confronti della popolazione straniera: sono infatti circa 1.176 gli stranieri presenti ogni 100.000 abitanti, un dato che rende Avellino la 20-esima provincia italiana con la minore penetrazione di immigrati.
TESSUTO IMPRENDITORIALE
Circa il 61% delle circa 38.400 imprese registrate nella provincia svolgono attività nei settori agricolo o commerciale. In particolare, l’incidenza delle imprese agricole (35,6%) è quasi doppia rispetto a quella nazionale (19%) ed è di gran lunga superiore alla media del Sud (25,6%), pur non mancando esempi di province a maggior vocazione agricola rispetto a quella irpina. In una regione a scarsa vocazione artigianale, la provincia rappresenta una parziale eccezione con il 21% di imprese artigiane sul totale, anche se questo dato si mantiene comunque al di sotto della media nazionale (28,5%). Il tasso di crescita del numero di imprese per l’anno 2004 (pari a 3,5) è superiore sia al dato macroripartizionale (2,6), che a quello nazionale (2,2). Il 19,5% delle aziende agricole censite in Campania sono state rilevate nella provincia di Avellino (circa 48.400); la superficie agricola utilizzata risulta pari al 70% del totale superficie e le dimensioni sono comprese prevalentemente tra 1 e 10 ettari (93,2%). La provincia risulta il fanalino di coda della regione ed anche a livello nazionale non vanta una posizione di rilievo per quanto riguarda gli esercizi turistici complessivi poiché si pone al 96-esimo posto.
MERCATO DEL LAVORO
Allo stato attuale il livello di disoccupazione complessivo è pari al 11,2% (in riduzione di poco meno di 0,7 punti percentuali rispetto alla rilevazione precedente del 2003) risultato che pone Avellino in una situazione di deciso vantaggio nel Centro-Sud, pur non mancando in questo contesto situazioni migliori. La suddivisione per settori mostra la predominanza del terzo settore con il 60,7% del totale. Buone appaiono le previsioni di Unioncamere sull’occupazione nel 2005 con un tasso di variazione previsto nel settore privato pari a 2,12% che le vale la 18-esima posizione nella graduatoria nazionale decrescente.
RISULTATI ECONOMICI
Il contributo alla formazione del valore aggiunto nazionale da parte delle imprese irpine si attesta sullo 0,51%. In termini relativi ogni abitante può contare in media su poco più di 14.000 euro, circa 6.000 in meno rispetto al valore medio nazionale, ma superiore nel confronto con il dato medio del Mezzogiorno. Avellino risulta essere la 13-esima provincia italiana con il più basso ritmo di crescita nel periodo 1995-2001. Interessante il contributo dell’artigianato pari al 14,1%, contro il 10,6% medio registrato per il Sud ed il 12,4% nazionale. Una ulteriore prova delle difficoltà affrontate dall’economia irpina negli ultimi anni è data dal trend temporale del valore aggiunto pro-capite. Come già detto in precedenza questo indicatore si attesta, ad oggi, a quota 14.062 posizionando Avellino al 87-esimo posto nella classifica nazionale, (in recupero di cinque posizioni rispetto al ’99 e stabile riguardo il 2002), ma comunque ancora indietro di molte posizioni dal livello del 1991. L’analisi settoriale-temporale fa evidenziare la decisa diminuzione del comparto manifatturiero il cui contributo alla formazione del Pil provinciale scende nel periodo di riferimento dal 21,5% al 20,8%.
APERTURA MERCATI
Le esportazioni complessive della provincia nel 2004 sono state pari a circa 823 milioni di euro. In termini relativi la provincia, con una propensione all’esportazione pari a 10,3, si colloca al di sopra del corrispondente dato meridionale (9,3), ma ancora distante dal valore medio italiano (21,7). Considerazioni analoghe valgono anche per l’interscambio commerciale globalmente considerato, sintetizzato da un tasso di apertura pari a 25,7 (contro il 43,3 medio nazionale). Possiamo dire che nella regione Campania questa provincia è quella che risponde meglio alle medie nazionali. E’ interessante notare però come la differenza fra il valore provinciale e quello medio del Mezzogiorno (20,6) sia decisamente superiore rispetto a quanto si registra nella propensione all’esportazione. Questo accade a causa del peso nettamente superiore che hanno le importazioni, pari ad oltre 971 milioni di euro. L’analisi delle merci esportate fa risaltare la netta preponderanza dei prodotti in cuoio. A netta distanza seguono poi altri prodotti che non possono essere però specificati all’interno di una singola categoria. Da sottolineare all’interno delle prime dieci posizioni la presenza di prodotti tipici dell’agricoltura. I prodotti legati al cuoio occupano la seconda posizione nella graduatoria delle merci importate che vengono capeggiate dai metalli preziosi. I mercati di sbocco delle merci prodotte dall’economia avellinese sono piuttosto variegati. Al primo posto della graduatoria spicca la Germania seguita dal Regno Unito e dalla Corea del Sud; da segnalare inoltre tra le prime dieci posizioni, la presenza di paesi come la Cina, Hong Kong e Turchia a dimostrare che l’Europa non assume in questo caso importanza primaria (solo cinque paesi nei primi dieci). Il panorama si presenta altrettanto variegato anche dal punto di vista delle importazioni. Al primo posto infatti compare il Cile, tallonato anche questa volta dalla Germania, cui seguono Spagna e Francia
TENORE DI VITA
Il tenore di vita degli abitanti della provincia, espresso in prima misura dal reddito disponibile pro-capite, è inferiore di circa il 28% rispetto al valore medio nazionale. Questo dato (pari a quasi 10.754 euro) leggermente inferiore a quello medio del Mezzogiorno (10.959 euro), colloca Avellino in 90° posizione. Decisamente negative, invece le risultanze relative ai consumi finali interni pro-capite, pari a poco più di 10.000 euro, un dato questo che risulta essere il 13-esimo più basso del Paese. Il livello di depressione di questo indicatore si evince anche dall’analisi di alcuni indicatori definibili come proxy, quali quelli legati all’automobile ed al consumo di energia elettrica. Fra questi citiamo la sestultima posizione nel numero di autovetture circolanti rapportato agli abitanti e per il numero di autovetture immatricolate sempre rapportato agli abitanti. Altrettanto succede per i consumi di benzina pro-capite che posizionano la provincia al 73-esimo posto decrescente. Avellino occupa inoltre l’ultima posizione in Italia per consumo di energia pro-capite a fini domestici.
COMPETITIVITA’ DEL TERRITORIO
La dotazione infrastrutturale della provincia di Avellino si presenta complessivamente come da sviluppare ulteriormente. Ad un indice nazionale di dotazione generale delle infrastrutture pari a 100, corrisponde un indice provinciale di 66,8 nel 2004 (71,3 nel 1991) che colloca la provincia irpina al 75-esimo posto in Italia (20-esimo nel Sud). La scomposizione nelle due macro-categorie economiche e sociali non mette in mostra divaricazioni particolarmente significative. Le prime fanno segnare un livello pari a 62,1 tale da assegnare alla provincia il 77-esimo posto in Italia ed il 20-esimo nel Sud, mentre per le seconde si ha un dato pari a 76,3, che significa il 49-esimo posto in Italia ed il nono nel Mezzogiorno. In particolare tutte le singole voci presentano valori di dotazione inferiori a 100, se si eccettuano le strade che, con un risultato pari a 140,5, vedono il capoluogo irpino raggiungere il 21-esimo posto in Italia ed il quinto nel Sud.
CONTESTO SOCIALE
Ad Avellino il fenomeno della criminalità sembra aver avuto un incremento abbastanza diffuso. Il numero di delitti denunciati alle Autorità competenti rapportato all’ammontare della popolazione residente fa salire la provincia irpina dalla 96-esima posizione alla 30-esima in Italia. Migliora invece la posizione che ottiene con il numero di minori denunciati ogni 100.000 che si attesta all’84-esimo posto. Anche i dati relativi all’infortunistica stradale non fanno segnare situazioni di particolare rilievo, mentre risultanze di un certo interesse provengono dal contesto sanitario. La provincia presenta infatti un’elevata incidenza di mortalità per cause legate a disturbi cardio-circolatori (ottavo valore più elevato d’Italia con il 49,4% dei casi). Al contempo però si registra anche la settima più bassa percentuale di decessi per patologie tumorali (22,4% contro il 28,6% medio nazionale); sempre in questo contesto è da segnalare l’elevata mortalità maschile sul totale dei decessi (61,8%, settimo valore in Italia). Infine tra gli indicatori delle infrastrutture sociali, la dotazione di strutture culturali e ricreative, pur facendo segnare un valore nettamente inferiore alla media nazionale (85,9 contro 100), colloca la provincia al secondo posto relativamente al Mezzogiorno (dopo Napoli).
QUALITA’ DELLA VITA
Tutti gli indicatori di qualità della vita concordano nell’assegnare ad Avellino una posizione in classifica nel complesso abbastanza deludente. L’organismo che meglio considera Avellino è Italia Oggi, che colloca l’area al 61-esimo posto in Italia, 21 posizioni più avanti rispetto all’indice calcolato da Legambiente. Più severo infine il giudizio espresso da Il Sole 24 Ore, secondo il quale Avellino risulta essere solo la 89-esima provincia italiana. Da notare inoltre come per il 63% dei comuni siano stati rilevati problemi insediativi. (Dati Unioncamere – Istituto Tagliacarne)